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Rimessione del processo: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un’istanza di rimessione del processo a causa di un vizio di forma. L’imputato non aveva notificato la richiesta alle altre parti processuali entro i termini di legge, un requisito ritenuto inderogabile per l’ammissibilità, a prescindere dalla fondatezza delle ragioni di sospetto e pregiudizio sollevate.

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Pubblicato il 17 agosto 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione del processo: l’onere di notifica è inderogabile

L’istituto della rimessione del processo è un fondamentale strumento di garanzia previsto dal nostro ordinamento per assicurare che ogni processo si svolga in un clima di serenità e imparzialità. Tuttavia, l’accesso a tale strumento è subordinato al rispetto di rigide regole procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: l’omessa notifica della richiesta alle altre parti processuali ne determina l’immediata inammissibilità, senza possibilità di sanatoria. Analizziamo insieme il caso e le implicazioni di questa decisione.

I fatti del caso

Un imputato, sotto processo presso il Tribunale di Cuneo, avanzava una richiesta di rimessione, sostenendo l’esistenza di un ‘chiaro pregiudizio’ nei suoi confronti da parte dei giudici locali. Tale pregiudizio, a suo dire, derivava da una vecchia vicenda giudiziaria risalente al 1984, in cui l’imputato era stato coinvolto in un sequestro di persona e un magistrato dello stesso foro aveva agito come intermediario. Secondo l’imputato, questo evento passato condizionava ancora l’attuale collegio giudicante, rendendo il giudizio ‘distorto’.

Il Tribunale di Cuneo, pur trasmettendo gli atti alla Corte di Cassazione per la decisione sulla rimessione, dichiarava nel contempo inammissibile un’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dall’imputato e decideva di non sospendere il processo in attesa della decisione della Suprema Corte, vista la risalenza dei fatti e la circostanza che il magistrato in questione era ormai deceduto e da tempo fuori dall’ordine giudiziario.

La regola procedurale della rimessione del processo

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere la richiesta dell’imputato, dichiarandola inammissibile per una ragione puramente procedurale. Il fulcro della decisione risiede nell’articolo 46, comma 1, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che la richiesta di rimessione deve, a pena di inammissibilità, essere notificata a cura del richiedente a tutte le altre parti del processo entro sette giorni.

Questo onere di notifica, come sottolineato dalla Corte, non è un mero formalismo. Esso costituisce una ‘condizione indefettibile di ammissibilità’ che non ammette equipollenti. In altre parole, non è sufficiente depositare l’istanza in udienza; è necessario che essa sia formalmente portata a conoscenza di tutte le controparti, incluso il pubblico ministero, affinché possano esercitare il loro diritto di difesa anche su tale richiesta incidentale.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è netta e si allinea a un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il principio del contraddittorio deve essere garantito in ogni fase del procedimento, compresa quella che riguarda la potenziale ‘ricollocazione’ del processo stesso. La notifica serve proprio a questo: a informare le altre parti che è stata sollevata una questione sulla sede del giudizio, permettendo loro di presentare memorie e argomentazioni. La mancata notifica viola questo principio fondamentale e, di conseguenza, rende l’istanza irricevibile. La Corte ha chiarito che non rileva il fatto che l’istanza possa essere stata depositata durante l’udienza pubblica. Anche in quel caso, è necessaria un’attestazione formale a verbale dell’avvenuta consegna di una copia a tutte le parti presenti o rappresentate. Nel caso di specie, dagli atti non risultava che il richiedente avesse adempiuto a tale onere, il che ha imposto la declaratoria di inammissibilità, precludendo ogni esame sul merito della presunta parzialità dei giudici.

Le conclusioni

La sentenza in commento offre un importante monito: nel diritto processuale, la forma è sostanza. L’inosservanza di un requisito procedurale come la notifica dell’istanza di rimessione del processo ha conseguenze drastiche e definitive. Comporta non solo il rigetto della richiesta senza che ne venga esaminata la fondatezza, ma anche, come in questo caso, la condanna del richiedente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (nella fattispecie, 3.000 euro). Per gli operatori del diritto, questa decisione ribadisce la necessità di una scrupolosa attenzione agli adempimenti formali, la cui omissione può vanificare anche le ragioni più valide.

Quando è possibile chiedere la rimessione del processo?
La rimessione può essere richiesta quando gravi situazioni locali compromettono l’imparzialità del giudizio, la sicurezza pubblica o ingenerano un legittimo sospetto sulla serenità del collegio giudicante.

Perché l’istanza di rimessione è stata dichiarata inammissibile in questo caso?
È stata dichiarata inammissibile perché il richiedente ha violato una regola procedurale fondamentale: non ha notificato la richiesta alle altre parti del processo, compreso il pubblico ministero, entro il termine di sette giorni previsto dalla legge.

Quali sono le conseguenze dell’inammissibilità della richiesta?
La Corte di Cassazione non entra nel merito della richiesta, quindi non valuta se il sospetto di parzialità fosse fondato o meno. Inoltre, il richiedente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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