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Rifiuto consegna: residenza e nuovi criteri legali

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d’Appello che concedeva la consegna di un cittadino richiesto dalla Francia. Il motivo è la mancata applicazione dei nuovi e specifici criteri legali per la valutazione della residenza effettiva sul territorio italiano, elemento chiave per il rifiuto consegna mandato arresto europeo. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione conforme alla normativa aggiornata.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: I Nuovi Criteri per il Rifiuto della Consegna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato l’importanza dei nuovi criteri normativi per valutare il rifiuto consegna mandato arresto europeo basato sulla residenza del ricercato in Italia. La Suprema Corte ha annullato la decisione di un giudice di merito che non aveva adeguatamente ponderato tutti gli elementi indicativi del radicamento sociale e territoriale della persona richiesta, come imposto da una recente riforma legislativa. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere come il concetto di “residenza effettiva” debba essere interpretato alla luce delle nuove disposizioni.

I Fatti del Caso

Un cittadino, condannato in via definitiva in Francia per reati di furto aggravato e indebito utilizzo di carte di credito, era destinatario di un mandato di arresto europeo per l’esecuzione di una pena residua di dodici mesi. La Corte di appello di Roma aveva inizialmente dato il via libera alla sua consegna alle autorità francesi. L’interessato, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di risiedere in Italia in modo legittimo e continuativo da oltre cinque anni (dal 2011). A supporto della sua tesi, ha prodotto una cospicua documentazione, tra cui la carta d’identità italiana, contratti di locazione, un certificato di convivenza con il figlio minore e prove di un rapporto di lavoro in corso.

La Normativa di Riferimento e il Cuore del Ricorso

Il fulcro della difesa si basava sull’art. 18-bis della legge n. 69 del 2005, che consente all’Italia di rifiutare la consegna se la persona richiesta ha un solido radicamento nel territorio nazionale da almeno un quinquennio. Di cruciale importanza è stata la recente modifica introdotta dalla legge n. 103 del 2023, che ha aggiunto il comma 2-bis all’articolo citato. Questa nuova disposizione elenca una serie dettagliata di “indici rivelatori” che il giudice deve obbligatoriamente considerare per verificare la “legittima ed effettiva residenza o dimora”. La norma stabilisce, inoltre, che la sentenza è nulla se non contiene la specifica indicazione di tali elementi e dei relativi criteri di valutazione. Il ricorrente ha lamentato proprio questo: la Corte d’appello aveva escluso il suo radicamento sociale senza specificare gli elementi oggettivi e concreti alla base di tale convincimento.

La Decisione della Cassazione sul rifiuto consegna mandato arresto europeo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno sottolineato come la nuova normativa abbia trasformato profondamente il processo valutativo del giudice. Se in passato le censure sulla motivazione erano spesso inammissibili, la nuova legge rende la mancata valutazione degli indici elencati una vera e propria violazione di legge, che comporta la nullità della sentenza. La Corte d’appello, pur avendo esaminato la documentazione prodotta, ha omesso di apprezzare tutti gli altri indicatori che la legge vigente indica come componenti necessarie del giudizio.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che l’intento del legislatore, con l’introduzione del comma 2-bis, era quello di rendere il processo decisionale più trasparente, oggettivo e verificabile, limitando la mera discrezionalità del giudice di merito. La decisione sul rifiuto consegna mandato arresto europeo non può più basarsi su una valutazione sommaria, ma deve fondarsi su un’analisi complessa e articolata. Il giudice è ora tenuto a considerare esplicitamente: la durata, la natura e le modalità della residenza; il tempo trascorso dalla commissione del reato; il regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi; il rispetto delle norme sull’immigrazione; la sussistenza di legami familiari, linguistici, culturali, sociali ed economici con il territorio italiano. La sentenza impugnata è stata annullata proprio perché mancava di questa analisi approfondita, limitandosi a una conclusione non supportata da una disamina completa di tutti gli elementi normativamente richiesti.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza e rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte d’appello per un nuovo giudizio. Quest’ultima dovrà riesaminare la richiesta di consegna applicando scrupolosamente tutti i criteri indicati nel riformato art. 18-bis. Questa pronuncia stabilisce un importante principio: il radicamento sociale di un individuo non può essere negato senza una motivazione dettagliata che prenda in esame ogni singolo indicatore previsto dalla legge. La sentenza rafforza le tutele per le persone integrate nel tessuto sociale italiano, assicurando che la decisione sulla loro consegna sia il risultato di un’indagine completa e non di una valutazione superficiale.

Quando può essere rifiutata la consegna di una persona in base a un mandato di arresto europeo?
La consegna può essere rifiutata, tra le altre ipotesi, se la persona richiesta risiede o dimora legittimamente ed effettivamente in Italia da almeno cinque anni. In tal caso, la Corte d’appello può disporre che la pena sia eseguita in Italia, valutando se ciò accresca le opportunità di reinserimento sociale.

Quali nuovi criteri deve valutare il giudice per accertare la residenza effettiva ai fini del rifiuto della consegna?
Con la recente modifica normativa (art. 18-bis, comma 2-bis, L. 69/2005), il giudice deve obbligatoriamente valutare una serie di elementi specifici, tra cui: la durata e le modalità della residenza, il tempo trascorso dal reato, il regolare adempimento di obblighi fiscali e contributivi, i legami familiari, sociali, culturali ed economici con il territorio italiano e ogni altro elemento rilevante.

Cosa succede se la Corte d’appello non valuta specificamente questi nuovi criteri?
La sentenza è nulla. Come stabilito in questo caso dalla Corte di Cassazione, la mancata indicazione specifica degli elementi di valutazione previsti dalla legge e dei relativi criteri costituisce una violazione di legge che comporta l’annullamento della decisione con rinvio per un nuovo esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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