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Rifiuto consegna mandato arresto europeo: il caso

La Corte di Cassazione ha stabilito che per ottenere il rifiuto consegna mandato arresto europeo non è necessario un esplicito consenso al riconoscimento della sentenza straniera. La richiesta di scontare la pena in Italia, basata sulla residenza stabile da almeno cinque anni, implica tale consenso. La sentenza chiarisce che la finalità di reinserimento sociale prevale sul formalismo, annullando la decisione della Corte d’Appello che aveva ordinato la consegna di un cittadino straniero residente in Italia verso la Francia.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rifiuto consegna mandato arresto europeo: Quando la residenza in Italia fa la differenza

Il rifiuto consegna mandato arresto europeo è un tema cruciale nel diritto dell’Unione Europea, che bilancia l’esigenza di cooperazione giudiziaria con la tutela dei diritti fondamentali e le finalità di reinserimento sociale del condannato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31754/2024) ha fornito un chiarimento fondamentale: per chiedere di scontare la pena in Italia, non è necessario un atto formale di riconoscimento della sentenza straniera. La semplice richiesta di applicare il motivo di rifiuto basato sulla residenza stabile è sufficiente. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: Un Mandato d’Arresto dalla Francia

La vicenda riguarda un cittadino tunisino, destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dalla Francia per l’esecuzione di una condanna a tre anni di reclusione per tentata rapina aggravata. L’uomo, tuttavia, risiedeva stabilmente e legittimamente in Italia da oltre cinque anni, avendo qui sviluppato i suoi legami sociali e familiari.

La Corte d’Appello di Roma, in un primo momento, aveva disposto la consegna, ma tale decisione era stata annullata dalla Cassazione per un vizio procedurale. Nel successivo giudizio di rinvio, la Corte d’Appello aveva nuovamente ordinato la consegna. La motivazione? Pur riconoscendo il radicamento del soggetto in Italia, i giudici ritenevano ostativa la mancata richiesta esplicita di riconoscimento della sentenza francese da parte dell’interessato. Contro questa decisione, la difesa ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione.

L’errore della Corte d’Appello e il ricorso in Cassazione

Il punto centrale del ricorso verteva sulla violazione dell’art. 18-bis della Legge 69/2005, che disciplina i motivi di rifiuto facoltativo della consegna. La difesa ha sostenuto che la Corte d’Appello avesse errato nel pretendere un’esplicita richiesta di riconoscimento della sentenza straniera come pre-condizione per poter valutare il rifiuto della consegna.

Secondo il ricorrente, l’atto di invocare il motivo di rifiuto basato sulla residenza continuativa in Italia per almeno cinque anni (previsto per favorire il reinserimento sociale) contiene implicitamente il consenso a che la pena, inflitta all’estero, venga eseguita in Italia secondo le leggi nazionali. Richiedere un ulteriore atto formale sarebbe un’inutile e non prevista duplicazione.

Le motivazioni della Cassazione sul rifiuto consegna mandato arresto europeo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno stabilito un principio di diritto chiaro e di grande importanza pratica: il riconoscimento della sentenza straniera non è una condizione esterna e preventiva, ma un effetto implicito della richiesta di applicare il motivo di rifiuto.

La Suprema Corte ha affermato che la persona richiesta in consegna, invocando l’applicazione del motivo di rifiuto di cui all’art. 18-bis, “presta implicitamente il proprio consenso al riconoscimento della sentenza straniera”. Questo orientamento si basa su una logica di coerenza e sulla finalità stessa della norma. L’obiettivo dell’art. 18-bis è accrescere le opportunità di reinserimento sociale del condannato, permettendogli di scontare la pena nello Stato in cui ha legami stabili. Subordinare questa possibilità a un formalismo non richiesto dalla legge sarebbe contrario a tale scopo.

La Cassazione ha quindi censurato la decisione della Corte d’Appello, che aveva considerato ostativo il mancato riconoscimento esplicito, pur avendo accertato sia il radicamento stabile del soggetto in Italia da oltre cinque anni, sia la presenza degli indici di risocializzazione richiesti dalla legge.

Le conclusioni: Implicazioni pratiche della sentenza

La sentenza consolida un importante principio a tutela di chi, pur avendo commesso un reato in un altro Stato UE, ha costruito la propria vita in Italia. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Semplificazione Procedurale: Non è più necessario per la difesa presentare una distinta e formale istanza di riconoscimento della sentenza straniera. È sufficiente invocare il motivo di rifiuto basato sulla residenza stabile.
2. Centralità del Reinserimento Sociale: La decisione riafferma che la valutazione del giudice deve concentrarsi sulla sostanza, ovvero sull’idoneità del percorso di esecuzione della pena in Italia a favorire il reinserimento sociale del condannato.
3. Obbligo di Valutazione: La Corte d’Appello, una volta invocato il motivo di rifiuto, è obbligata a procedere con tutte le verifiche del caso (durata della residenza, legami familiari, sociali, economici) per decidere se rifiutare la consegna e disporre l’esecuzione della pena in Italia.

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando nuovamente il caso alla Corte d’Appello di Roma, che dovrà ora riesaminare la questione attenendosi a questo fondamentale principio di diritto.

Per rifiutare la consegna in base a un mandato di arresto europeo, una persona residente in Italia deve chiedere esplicitamente il riconoscimento della sentenza straniera?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta di applicare il motivo di rifiuto facoltativo della consegna previsto per chi risiede stabilmente in Italia (art. 18 bis, L. 69/2005) include un consenso implicito al riconoscimento della sentenza straniera. Non è necessario un atto formale separato.

Qual è lo scopo della norma che consente di rifiutare la consegna e far scontare la pena in Italia?
Lo scopo è favorire il reinserimento sociale della persona condannata. La legge presume che l’esecuzione della pena nel Paese in cui la persona ha legami familiari, sociali e culturali stabili sia più efficace a tal fine, accrescendo le opportunità di reinserimento.

Cosa succede dopo che la Cassazione annulla la sentenza della Corte d’Appello?
La Cassazione rinvia il caso alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio. La Corte d’Appello dovrà decidere di nuovo sulla questione, ma questa volta dovrà obbligatoriamente seguire il principio di diritto stabilito dalla Cassazione, ovvero che il consenso al riconoscimento della sentenza è implicito nella richiesta di rifiuto della consegna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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