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Riduzione pena mancata impugnazione: no retroattività

La Corte di Cassazione ha stabilito che la riduzione di pena di un sesto per mancata impugnazione, introdotta dalla Riforma Cartabia (art. 442, comma 2-bis c.p.p.), non ha efficacia retroattiva. Il beneficio si applica solo alle sentenze divenute irrevocabili dopo l’entrata in vigore della nuova legge, in quanto la norma ha natura processuale e segue il principio del “tempus regit actum”, e non quello della “lex mitior”.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riduzione pena mancata impugnazione: la Cassazione nega la retroattività

Introduzione

La Riforma Cartabia ha introdotto un’importante novità nel codice di procedura penale: un incentivo per deflazionare il carico dei processi di appello. La norma in questione prevede una riduzione di pena per mancata impugnazione della sentenza di primo grado. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 389 del 2024, ha affrontato un tema cruciale: questo beneficio può essere applicato retroattivamente a sentenze divenute definitive prima dell’entrata in vigore della riforma? La risposta della Suprema Corte è stata negativa, tracciando una netta distinzione tra norme processuali e sostanziali.

I Fatti del Caso

Una persona era stata condannata dal Tribunale di Firenze con una sentenza emessa il 2 marzo 2016. Questa decisione era diventata definitiva e irrevocabile il 16 giugno 2016, poiché né l’imputata né il suo difensore avevano proposto appello. Anni dopo, con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), è stato introdotto l’art. 442, comma 2-bis, del codice di procedura penale, che prevede una riduzione di un sesto della pena per chi non impugna la sentenza di condanna. Sulla base di questa nuova disposizione, la condannata ha presentato un’istanza (incidente di esecuzione) per ottenere lo sconto di pena. Il Tribunale di Firenze, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha dichiarato l’istanza inammissibile, ritenendo la norma non applicabile a sentenze già passate in giudicato. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Norma Sostanziale o Processuale?

Il cuore del ricorso si basava sulla natura della nuova norma. La difesa sosteneva che, incidendo direttamente sulla quantità della pena da scontare, la disposizione avesse natura sostanziale. Di conseguenza, avrebbe dovuto applicarsi il principio della lex mitior (o retroattività della legge più favorevole), sancito dall’art. 2, quarto comma, del codice penale, che permette di applicare le nuove norme più vantaggiose anche a fatti commessi in precedenza. La Procura, e successivamente la Cassazione, hanno invece sposato una tesi diversa, qualificando la norma come puramente processuale. In questo caso, vige il principio tempus regit actum (la legge regola gli atti del tempo in cui è in vigore), che esclude qualsiasi forma di retroattività.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla riduzione pena per mancata impugnazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Tribunale di Firenze. La motivazione si fonda su un’attenta analisi della struttura e dello scopo della norma.
Il beneficio, spiega la Corte, non è una modifica del trattamento sanzionatorio legato al reato, ma un incentivo legato a una scelta processuale: la rinuncia all’impugnazione. Il presupposto per l’applicazione dello sconto di pena è una “condizione processuale”, ovvero che la sentenza di primo grado diventi irrevocabile per la mancata proposizione dell’appello.
Secondo la Cassazione, questa condizione deve necessariamente verificarsi dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia. Il legislatore ha voluto premiare un comportamento processuale (la non-impugnazione) che contribuisce a ridurre la durata dei processi. Chi ha lasciato che la propria sentenza diventasse definitiva prima del 2022 ha compiuto una scelta in un contesto normativo differente, dove tale incentivo non esisteva.
Applicare retroattivamente la norma significherebbe snaturarne la funzione, trasformandola da incentivo a un comportamento futuro in un condono mascherato per decisioni passate. La Corte ha ribadito che il principio di riferimento per le norme che regolano le impugnazioni è il tempus regit actum, come stabilito da precedenti pronunce delle Sezioni Unite. La norma, quindi, si applica solo alle sentenze il cui termine per impugnare scade dopo l’entrata in vigore della nuova legge.

Conclusioni

La sentenza chiarisce in modo definitivo che la riduzione di pena per mancata impugnazione non è retroattiva. È un beneficio strettamente legato al contesto processuale creato dalla Riforma Cartabia e non può essere esteso a situazioni giuridiche consolidate nel passato. Questa decisione rafforza la distinzione tra norme penali sostanziali, soggette al principio del favor rei, e norme processuali, governate dal principio tempus regit actum. Per i condannati in via definitiva prima della riforma, questa porta rimane chiusa: lo sconto di pena è riservato solo a chi compie la scelta di non appellare sotto il vigore della nuova disciplina.

La riduzione di pena di un sesto per mancata impugnazione, introdotta dalla Riforma Cartabia, si applica alle sentenze diventate definitive prima della sua entrata in vigore?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non si applica, poiché la norma ha natura processuale e non retroattiva.

Perché la nuova norma non è considerata una “lex mitior” (legge più favorevole) e quindi retroattiva?
Perché la Corte la qualifica come norma processuale, il cui beneficio è legato a una condizione (la mancata impugnazione che rende la sentenza irrevocabile) che deve verificarsi sotto l’impero della nuova legge. Si applica quindi il principio “tempus regit actum” e non quello della retroattività favorevole.

Qual è il presupposto fondamentale per ottenere lo sconto di pena previsto dall’art. 442, comma 2-bis c.p.p.?
Il presupposto è che la sentenza di primo grado diventi irrevocabile a causa della mancata proposizione dell’impugnazione in un momento successivo all’entrata in vigore del d.lgs. n. 150 del 2022 (Riforma Cartabia).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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