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Ricusazione tardiva: inammissibile se fuori termine

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di una dichiarazione di ricusazione presentata da un imputato contro un giudice. La decisione si fonda sulla tardività dell’istanza, depositata ben oltre i termini previsti dalla legge, ovvero dopo l’udienza di costituzione delle parti e mesi dopo che le presunte cause di ricusazione erano note. La Suprema Corte ha ribadito che il rispetto dei termini procedurali è una condizione preliminare essenziale per l’esame nel merito dell’istanza.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricusazione Tardiva: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

L’istituto della ricusazione del giudice è uno strumento fondamentale a garanzia dell’imparzialità del giudizio. Tuttavia, il suo esercizio è subordinato al rispetto di precisi termini procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza che una dichiarazione di ricusazione tardiva è destinata all’inammissibilità, indipendentemente dalle ragioni addotte. Questo principio sottolinea l’importanza della diligenza processuale per la validità degli atti difensivi.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un procedimento penale presso il Tribunale di Roma. L’imputato, durante l’udienza preliminare, presentava una dichiarazione di ricusazione nei confronti della Giudice assegnataria del caso. La Corte di appello di Roma, chiamata a decidere sull’istanza, la dichiarava inammissibile per tardività. Secondo la Corte territoriale, la costituzione delle parti era avvenuta nell’udienza dell’11 aprile 2024, mentre l’istanza di ricusazione era stata proposta solo in vista dell’udienza del 6 febbraio 2025. Inoltre, le cause poste a fondamento della ricusazione erano, secondo i giudici, note all’imputato almeno dall’udienza del 3 ottobre 2024. Di fronte a questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione.

La Questione della Ricusazione Tardiva e i Motivi del Ricorso

Il ricorrente contestava la decisione della Corte d’appello, sostenendo che l’istanza fosse stata depositata tempestivamente, ovvero entro tre giorni dall’udienza del 6 febbraio 2025, data in cui, a suo dire, erano sorte le cause della ricusazione. Invocava, quindi, un’errata applicazione della normativa, in particolare dell’articolo 38 del codice di procedura penale, sostenendo che si sarebbe dovuto applicare il comma 2 (cause sorte durante l’udienza) e non il comma 1 (cause note prima dell’udienza).

La difesa dell’imputato, inoltre, lamentava una violazione di norme processuali e costituzionali, nonché dei Trattati dell’Unione Europea, ritenendo che la mancata sostituzione del giudice violasse il principio della presunzione di innocenza e il diritto a un giusto processo. Il ricorso era dunque incentrato sulla presunta tempestività dell’azione e sulla necessità di garantire l’imparzialità del giudice di primo grado.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo in primo luogo “non riconoscibile come valido atto di impugnazione in quanto contiene motivi affastellati e confusi”. Superato questo primo profilo di inammissibilità formale, i Giudici Supremi sono entrati nel merito della questione procedurale, confermando pienamente la correttezza della decisione della Corte d’appello. La Cassazione ha sottolineato che la Corte territoriale ha correttamente applicato un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui i termini per la proposizione della dichiarazione di ricusazione sono perentori. La legge stabilisce chiaramente che, se le cause sono note prima dell’udienza, l’istanza va presentata prima della conclusione della fase di costituzione delle parti. Nel caso di specie, l’istanza era stata depositata mesi dopo tale momento e dopo che i fatti addotti a motivo della ricusazione erano già noti al ricorrente. Pertanto, la dichiarazione era palesemente una ricusazione tardiva. La Suprema Corte ha evidenziato come la valutazione della tempestività sia una condizione preliminare e assorbente rispetto a qualsiasi analisi sul merito dei motivi di ricusazione. L’applicazione corretta dell’art. 38, comma 1, c.p.p. ha reso la decisione della Corte d’appello logicamente e giuridicamente ineccepibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame rafforza un principio cardine della procedura penale: la certezza dei tempi processuali non è un mero formalismo, ma una garanzia per tutte le parti coinvolte. La dichiarazione di ricusazione deve essere presentata con la massima tempestività, non appena la parte viene a conoscenza della causa che la giustifica. Attendere mesi o utilizzare l’istituto in modo strumentale in fasi avanzate del procedimento conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito a esercitare i diritti processuali con scrupolosa attenzione ai termini previsti dalla legge, poiché il loro superamento preclude la possibilità per il giudice di esaminare la fondatezza delle doglianze, con conseguente pregiudizio per la strategia difensiva.

Cosa si intende per ricusazione tardiva?
Si intende una dichiarazione di ricusazione presentata oltre i termini perentori stabiliti dalla legge. Nello specifico, se le cause sono note prima dell’udienza, l’istanza deve essere proposta prima che sia terminata la fase di costituzione delle parti.

Qual è la conseguenza di una dichiarazione di ricusazione tardiva?
La conseguenza è la sua inammissibilità. Il giudice non esamina neppure nel merito le ragioni della ricusazione, ma si limita a dichiarare l’istanza irricevibile per il mancato rispetto dei termini procedurali.

La Corte di Cassazione può ignorare la tardività se i motivi di ricusazione sono gravi?
No. La Corte di Cassazione, come emerge dalla sentenza, considera la tempestività una condizione preliminare e imprescindibile. Se l’istanza è tardiva, il ricorso viene dichiarato inammissibile senza alcuna valutazione sulla fondatezza dei motivi di ricusazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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