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Ricusazione giudice: valida anche dopo la condanna?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di ricusazione del giudice è ammissibile anche dopo la lettura del dispositivo di condanna, se il processo prosegue con l’udienza per la valutazione di una pena sostitutiva (ex art. 545-bis c.p.p.). Tale udienza è considerata parte integrante della fase giurisdizionale. La Corte ha annullato l’ordinanza che riteneva tardiva l’istanza, precisando che il termine per la ricusazione decorre dalla conoscenza effettiva dei fatti e non da semplici sospetti.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricusazione del Giudice: la Cassazione chiarisce i termini dopo la Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11731/2024) offre un chiarimento fondamentale sui termini per la ricusazione del giudice penale, soprattutto alla luce delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia. La questione centrale è: è possibile chiedere la sostituzione di un giudice per presunta parzialità anche dopo la lettura del verdetto di colpevolezza? La risposta della Suprema Corte è affermativa, a patto che il processo prosegua con la specifica udienza per la valutazione delle pene sostitutive.

I Fatti di Causa

Nel caso in esame, un’imputata, dopo essere stata ritenuta penalmente responsabile per tentata concussione e dopo la lettura del dispositivo di condanna, presentava un’istanza di ricusazione nei confronti della Presidente del collegio giudicante. La richiesta si basava su due motivi: presunti rapporti pregressi della magistrata con un testimone chiave e una situazione debitoria del suo defunto coniuge verso un ente costituitosi parte civile nel processo.

La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile, ritenendola tardiva. Secondo i giudici di merito, la fase giurisdizionale si era conclusa con la lettura del dispositivo, e la successiva udienza, fissata ai sensi dell’art. 545-bis c.p.p. per valutare l’applicazione di una pena sostitutiva alla detenzione, era da considerarsi una mera “appendice” processuale, non più utile per sollevare questioni di imparzialità.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla ricusazione del giudice

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’imputata, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. I giudici di legittimità hanno ribaltato l’interpretazione della Corte d’Appello, fornendo due principi di diritto di notevole importanza pratica.

Le Motivazioni

La sentenza si fonda su un’attenta analisi della natura dell’udienza per le pene sostitutive e dei criteri per determinare la decorrenza dei termini per la ricusazione.

L’udienza ex art. 545-bis c.p.p. è parte integrante del giudizio

Il primo punto cruciale chiarito dalla Cassazione è che l’udienza fissata per decidere sulla sostituzione della pena detentiva non è un momento accessorio, ma una fase giurisdizionale a tutti gli effetti. La Riforma Cartabia ha introdotto questo passaggio per consentire al giudice di valutare, dopo il verdetto di colpevolezza, se la pena detentiva possa essere sostituita con misure alternative.

Al termine di questa udienza “dedicata”, il giudice deve dare una nuova lettura del dispositivo, che può confermare o integrare quello precedente. Secondo la Corte, è solo da questo secondo momento che la sentenza si intende effettivamente “pubblicata” e che iniziano a decorrere i termini per l’impugnazione. Di conseguenza, l’udienza ex art. 545-bis rientra a pieno titolo nel concetto di “udienza” rilevante ai fini dell’art. 38 c.p.p., e un’istanza di ricusazione presentata in questa fase deve essere considerata tempestiva.

La conoscenza effettiva come presupposto per la ricusazione

Il secondo profilo di illegittimità rilevato riguarda il momento in cui la parte acquisisce la conoscenza della causa di ricusazione. La Corte d’Appello aveva ritenuto che l’imputata fosse a conoscenza dei fatti da una data precedente, coincidente con la sua richiesta di accesso agli atti per verificare la situazione debitoria.

La Cassazione ha censurato questa motivazione come inadeguata. Il termine per proporre la ricusazione, infatti, decorre non da quando una parte nutre dei “sospetti” o avvia delle indagini, ma da quando essa ha una conoscenza effettiva e concreta degli elementi che giustificano l’istanza. Nel caso specifico, il termine sarebbe dovuto decorrere non dalla data della richiesta di informazioni, ma dal momento in cui l’imputata ha ottenuto una risposta e ha quindi appreso i dati necessari a fondare la sua richiesta.

Le Conclusioni

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, definisce con chiarezza la portata della nuova udienza per le pene sostitutive, riconoscendola come fase pienamente giurisdizionale e ampliando, di fatto, la finestra temporale per la proposizione dell’istanza di ricusazione del giudice. In secondo luogo, ribadisce un principio fondamentale di garanzia: i termini per esercitare un diritto processuale, come quello alla ricusazione, non possono decorrere da mere supposizioni, ma richiedono una conoscenza certa e provata della situazione che ne costituisce il presupposto.

È possibile presentare un’istanza di ricusazione del giudice dopo la lettura del dispositivo di condanna?
Sì, la sentenza chiarisce che se il processo prosegue con l’udienza per la valutazione di una pena sostitutiva (ex art. 545-bis c.p.p.), questa fase è considerata ancora parte dell'”udienza”. Pertanto, la ricusazione può essere proposta validamente prima della conclusione di tale udienza e della nuova lettura del dispositivo finale.

Cosa si intende per “udienza” ai fini della presentazione dell’istanza di ricusazione?
La Corte di Cassazione ha stabilito che anche l’udienza di rinvio prevista dall’art. 545-bis del codice di procedura penale, finalizzata a decidere sull’applicazione di pene sostitutive, rientra a pieno titolo nel concetto di “udienza” processuale. Non è una fase accessoria, ma parte integrante del giudizio.

Da quando decorre il termine per proporre la ricusazione se la causa diventa nota durante il processo?
Il termine decorre dal momento in cui la parte ha conoscenza effettiva e certa degli elementi di fatto che integrano la causa di ricusazione. Non è sufficiente avere dei “sospetti” o aver semplicemente avviato una richiesta di informazioni; il termine inizia a correre solo da quando si ottiene una risposta e si acquisiscono le notizie rilevanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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