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Ricusazione giudice tardiva: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro il rigetto di un’istanza di ricusazione giudice presentata dopo l’emissione della sentenza d’appello. L’imputato sosteneva di aver scoperto solo a posteriori l’incompatibilità di un magistrato. La Corte ha stabilito che la ricusazione è uno strumento preventivo. La via corretta sarebbe stata impugnare la sentenza per nullità, non presentare un’istanza di ricusazione tardiva, soprattutto quando la sentenza originaria era già passata in giudicato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricusazione Giudice Tardiva: Inammissibile se Proposta Dopo la Sentenza

L’istituto della ricusazione giudice rappresenta un pilastro fondamentale a garanzia dell’imparzialità e della terzietà della giurisdizione, principi cardine sanciti dall’art. 111 della Costituzione. Tuttavia, il suo utilizzo è strettamente vincolato a precise tempistiche procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione penale, la n. 23228/2025, ha ribadito un punto cruciale: l’istanza di ricusazione ha natura preventiva e non può essere utilizzata come uno strumento per rimettere in discussione una decisione già emessa.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di diffamazione (art. 595 c.p.). L’imputato, dopo la condanna in primo grado, proponeva appello. La Corte d’Appello decideva il caso con un procedimento “cartolare”, ovvero basato solo su atti scritti, senza udienza in presenza. Solo dopo aver ricevuto la comunicazione della sentenza di appello, la difesa si avvedeva che uno dei componenti del collegio giudicante aveva già svolto, nello stesso procedimento, il ruolo di Giudice per l’Udienza Preliminare, disponendo il rinvio a giudizio dell’imputato.

Ritenendo sussistente una causa di incompatibilità, l’imputato presentava un’istanza di ricusazione contro quel magistrato. La Corte d’Appello, investita della questione, dichiarava l’istanza inammissibile proprio perché era stata proposta dopo la pronuncia della sentenza. Contro questa ordinanza di inammissibilità, l’imputato ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e i Limiti della Ricusazione Giudice

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte territoriale. La Suprema Corte ha chiarito la funzione e i limiti dell’istituto della ricusazione, delineando il corretto percorso procedurale che la parte avrebbe dovuto seguire.

Il punto centrale della decisione è la natura intrinsecamente preventiva della ricusazione. Essa serve a evitare che un giudice, del quale si dubita l’imparzialità, partecipi alla decisione. Una volta che la decisione è stata presa, questo strumento non può più essere utilizzato.

Le motivazioni

La Corte ha articolato il suo ragionamento su due binari principali.

In primo luogo, ha spiegato che, sebbene la giurisprudenza ammetta la possibilità di sollevare una questione di incompatibilità anche dopo la decisione nei casi (come quelli cartolari) in cui la parte non poteva conoscere prima la composizione del collegio, il rimedio non è un’istanza di ricusazione giudice “successiva”. Lo strumento corretto è, invece, l’impugnazione della sentenza stessa, deducendo la nullità del provvedimento per via della partecipazione del giudice incompatibile. Un’istanza di ricusazione presentata ex post è un rimedio non previsto dal codice di rito e incompatibile con la struttura del processo, che deve procedere in modo lineare evitando regressioni anomale.

In secondo luogo, la Cassazione ha rilevato un profilo di carenza di interesse concreto. Nel caso di specie, l’imputato aveva già tentato la strada corretta: aveva impugnato per cassazione la sentenza di appello, sollevando proprio la questione dell’incompatibilità del giudice. Tuttavia, quel ricorso era già stato dichiarato inammissibile da un’altra sezione della Corte, rendendo la sentenza di condanna definitiva e irrevocabile. Di conseguenza, l’attuale ricorso, volto a contestare l’inammissibilità di un’istanza di ricusazione tardiva, era diventato privo di scopo, poiché il processo principale era già concluso con una sentenza passata in giudicato.

Le conclusioni

La sentenza in esame offre un importante chiarimento procedurale. La ricusazione giudice è uno strumento da attivare prima che il magistrato si pronunci. Qualora una causa di incompatibilità emerga solo dopo la decisione, la parte interessata non deve presentare un’istanza di ricusazione tardiva, ma deve impugnare direttamente la sentenza viziata, facendone valere la nullità. L’errata scelta dello strumento processuale, come in questo caso, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, specialmente quando, come nel caso di specie, il giudizio principale si è già concluso con una pronuncia irrevocabile.

È possibile presentare un’istanza di ricusazione per un giudice dopo che ha già emesso la sentenza?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’istanza di ricusazione è uno strumento con finalità preventiva, volto a evitare che un giudice non imparziale partecipi alla decisione. Pertanto, deve essere presentata prima della pronuncia e un’istanza ‘successiva’ è considerata inammissibile.

Cosa può fare una parte se scopre una causa di incompatibilità di un giudice solo dopo la decisione?
La procedura corretta non è presentare un’istanza di ricusazione tardiva, ma impugnare la sentenza stessa (ad esempio, con ricorso per cassazione) deducendo la nullità del provvedimento a causa della partecipazione del giudice incompatibile.

Perché il ricorso in questo caso specifico è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile per due motivi principali: primo, perché la legge non prevede un’istanza di ricusazione ‘successiva’ alla decisione; secondo, perché l’imputato mancava di un interesse concreto, dato che la sentenza di condanna era già diventata definitiva e irrevocabile in un separato procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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