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Ricusazione giudice: i termini perentori da rispettare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che aveva presentato una dichiarazione di ricusazione giudice oltre i termini previsti. La causa di ricusazione era sorta dopo il rigetto della richiesta di patteggiamento da parte del Giudice dell’udienza preliminare. La Suprema Corte ha ribadito che la dichiarazione deve essere proposta prima della fine dell’udienza in cui la causa è sorta, sottolineando la perentorietà dei termini processuali.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricusazione Giudice: Termini Perentori e Conseguenze dell’Inammissibilità

L’istituto della ricusazione giudice è un presidio fondamentale a garanzia dell’imparzialità della giurisdizione. Tuttavia, il suo esercizio è subordinato al rispetto di rigidi termini procedurali, la cui inosservanza ne determina l’inammissibilità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10168 del 2024, offre un importante chiarimento su questi termini, in particolare nel contesto dell’udienza preliminare e a seguito del rigetto di una richiesta di patteggiamento. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Dal Rigetto del Patteggiamento alla Ricusazione

Durante un’udienza preliminare, l’imputato, tramite il proprio difensore, presentava una richiesta di applicazione della pena su accordo delle parti (cd. patteggiamento), ottenendo il consenso del Pubblico Ministero. Il Giudice dell’udienza preliminare (G.u.p.), dopo aver separato la posizione dell’imputato da quella di un coimputato, rigettava la richiesta di patteggiamento “in ragione della particolare gravità dei plurimi fatti” contestati. Successivamente, riapriva la discussione e disponeva il rinvio a giudizio dell’imputato.

Due giorni dopo l’udienza, la difesa presentava una dichiarazione di ricusazione nei confronti del G.u.p., sostenendo che la valutazione negativa sulla richiesta di patteggiamento avesse irrimediabilmente pregiudicato la sua imparzialità. La Corte di appello competente, tuttavia, dichiarava inammissibile tale dichiarazione. Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Ricusazione Giudice

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte di appello, dichiarando il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione non risiede nel merito della presunta incompatibilità del giudice, ma in una questione puramente procedurale: la tardività della dichiarazione di ricusazione.

Il Principio della Tempestività della Dichiarazione

La Suprema Corte ha ribadito un principio cardine sancito dall’art. 38, comma 2, del codice di procedura penale: se la causa di ricusazione sorge durante l’udienza, la dichiarazione deve essere proposta prima del termine dell’udienza stessa. Nel caso di specie, la causa di ricusazione – ovvero il provvedimento di rigetto del patteggiamento – si è manifestata nel corso dell’udienza del 28 giugno. La difesa avrebbe dovuto presentare la dichiarazione immediatamente o, al più, formulare una riserva per depositarla entro i tre giorni successivi, cosa che non è avvenuta. La presentazione avvenuta due giorni dopo, senza alcuna riserva espressa in udienza, è stata quindi ritenuta tardiva e, di conseguenza, inammissibile.

L’irrilevanza dell’Assenza del Difensore di Fiducia

La difesa aveva anche eccepito che il difensore di fiducia non era presente al momento della lettura del provvedimento di rigetto, essendo stato sostituito da un difensore nominato d’ufficio ai sensi dell’art. 97, comma 4, c.p.p. La Corte ha ritenuto tale circostanza irrilevante. Infatti, il sostituto processuale nominato dal giudice esercita tutti i diritti e le facoltà della difesa, inclusa quella di proporre la dichiarazione di ricusazione o di formulare la relativa riserva. L’assenza del difensore fiduciario non può quindi giustificare il mancato rispetto dei termini perentori.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di garantire la certezza e la celerità del procedimento penale. I termini per proporre la ricusazione sono stabiliti a pena di inammissibilità proprio per evitare che l’istituto possa essere utilizzato a fini meramente dilatori. La causa di incompatibilità, derivante da una valutazione espressa dal giudice nel procedimento, si cristallizza nel momento stesso in cui tale valutazione viene esternata. Da quel preciso istante decorrono i termini per farla valere. Attendere la conclusione dell’udienza per poi presentare la dichiarazione giorni dopo, senza aver formulato una riserva, costituisce una violazione delle regole procedurali che non può essere sanata. La Corte ha quindi concluso che, essendo la dichiarazione di ricusazione originaria inammissibile per tardività, anche il successivo ricorso per cassazione contro il provvedimento che ne ha preso atto doveva subire la stessa sorte.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali nell’ambito della ricusazione giudice. Per gli operatori del diritto, ne derivano chiare indicazioni pratiche: qualora emerga in udienza una potenziale causa di ricusazione, è imperativo agire con la massima tempestività. La dichiarazione deve essere formalizzata prima della chiusura dell’udienza, o quantomeno deve essere espressa una riserva formale per il deposito successivo. Qualsiasi ritardo, non giustificato da impedimenti legittimi, compromette irrimediabilmente il diritto a far valere la presunta mancanza di imparzialità del giudice, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali.

Quando deve essere presentata una dichiarazione di ricusazione se la causa sorge durante un’udienza?
Secondo l’art. 38, comma 2, c.p.p., richiamato dalla Corte, la dichiarazione di ricusazione deve essere proposta in ogni caso prima del termine dell’udienza. In alternativa, la parte può formulare, sempre prima della fine dell’udienza, un’apposita riserva per presentarla entro i successivi tre giorni.

Il rigetto di una richiesta di patteggiamento rende automaticamente il giudice incompatibile a proseguire l’udienza preliminare?
La sentenza non entra nel merito di questa questione, poiché dichiara il ricorso inammissibile per un vizio procedurale (la tardività). Tuttavia, cita precedenti orientamenti secondo cui il rigetto della richiesta di patteggiamento non determina di per sé l’incompatibilità del giudice dell’udienza preliminare a pronunciare il decreto che dispone il giudizio.

L’assenza del difensore di fiducia e la nomina di un sostituto d’ufficio influiscono sui termini per presentare la ricusazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il difensore sostituto, nominato ai sensi dell’art. 97, comma 4, c.p.p., esercita tutti i diritti e le facoltà della difesa. Pertanto, la sua presenza è sufficiente a far decorrere i termini per la presentazione della dichiarazione di ricusazione, e l’assenza del difensore di fiducia non costituisce una valida giustificazione per il ritardo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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