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Ricusazione del giudice: termini e doveri del magistrato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante la ricusazione del giudice, confermando che l’istanza deve essere presentata entro il termine perentorio della fine dell’udienza in cui è sorta la causa. La Corte ha inoltre chiarito che il dovere di un giudice di trasmettere atti al pubblico ministero per una notizia di reato non costituisce un valido motivo di ricusazione, in quanto è un’attività processuale obbligatoria e non un segno di parzialità.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricusazione del Giudice: i Termini Perentori e il Dovere di Denuncia

L’imparzialità del giudice è uno dei pilastri fondamentali di un giusto processo. Per garantirla, l’ordinamento prevede lo strumento della ricusazione del giudice, che consente alle parti di chiederne la sostituzione in presenza di specifiche situazioni che potrebbero comprometterne la serenità di giudizio. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito due principi cruciali in materia: la perentorietà dei termini per presentare l’istanza e la distinzione tra i doveri d’ufficio del magistrato e le cause di astensione.

I Fatti del Caso

Un imputato, attraverso il suo legale, presentava un’istanza per la ricusazione di un collegio giudicante della Corte d’Appello. La richiesta veniva dichiarata inammissibile per intempestività, in quanto proposta oltre i termini previsti dalla legge. L’imputato decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sollevando diverse questioni. In primo luogo, contestava la valutazione sulla tardività dell’istanza. In secondo luogo, sosteneva che il giudice avrebbe dovuto essere ricusato perché, trasmettendo degli atti al pubblico ministero per un’ipotesi di reato emersa nel corso del procedimento, aveva manifestato una forma di parzialità.

La Ricusazione del Giudice e i Termini di Proposizione

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato manifestamente infondato dalla Suprema Corte. Gli Ermellini hanno confermato l’interpretazione rigorosa dell’articolo 38, comma 2, del codice di procedura penale. La norma stabilisce che, se la causa di ricusazione sorge durante un’udienza, la dichiarazione deve essere proposta prima del termine dell’udienza stessa.

La Corte ha precisato che per ‘termine dell’udienza’ si deve intendere la conclusione della singola giornata di lavoro processuale (‘unità quotidiana di lavoro’), senza possibilità di estendere tale termine fino alla fine del dibattimento nel suo complesso. Questo termine perentorio vale anche per l’imputato assente o contumace, poiché egli è sempre rappresentato legalmente dal proprio difensore, il quale ha il dovere di comunicare tempestivamente al suo assistito ogni sviluppo rilevante del processo.

Il Dovere di Denuncia non è Causa di Ricusazione

Anche il secondo motivo è stato respinto. L’imputato lamentava che il giudice, trasmettendo atti alla Procura, avesse anticipato un giudizio o mostrato un interesse nel procedimento. La Cassazione ha smontato questa tesi, chiarendo la natura dell’azione del giudice.

Il magistrato, così come ogni altro pubblico ufficiale, ha l’obbligo, previsto dall’articolo 331 del codice di procedura penale, di denunciare senza ritardo al pubblico ministero ogni notizia di reato procedibile d’ufficio di cui venga a conoscenza nell’esercizio delle sue funzioni. Tale trasmissione non è un’attività discrezionale che rivela un pregiudizio, ma un atto dovuto e un’attività processuale normativamente prevista. Sarà poi compito esclusivo dell’autorità inquirente valutare la fondatezza della notizia di reato e decidere se procedere. Pertanto, adempiere a un dovere di legge non può mai costituire una causa di ricusazione.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda sulla necessità di bilanciare il diritto a un giudice imparziale con le esigenze di economia processuale e di contrasto a possibili abusi del diritto di difesa. I termini decadenziali per la ricusazione sono posti a presidio della ragionevole durata del processo, evitando che lo strumento possa essere utilizzato a scopi meramente dilatori. Allo stesso modo, si ribadisce che le cause di ricusazione sono tassative e non possono essere estese a situazioni che rientrano nella normale dinamica processuale o nell’adempimento di doveri imposti dalla legge al magistrato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti indicazioni pratiche. In primo luogo, le parti processuali devono esercitare la massima diligenza nel proporre istanze di ricusazione, rispettando scrupolosamente i ristretti termini previsti dal codice, in particolare quando la causa di incompatibilità emerge in udienza. In secondo luogo, viene tracciato un confine netto tra le azioni che manifestano una reale parzialità del giudice e quelle che costituiscono un semplice adempimento dei suoi doveri d’ufficio. La segnalazione di una notizia di reato al pubblico ministero rientra in questa seconda categoria e non può, di per sé, fondare una richiesta di ricusazione.

Entro quale termine va proposta un’istanza di ricusazione del giudice per una causa sorta durante l’udienza?
L’istanza deve essere proposta prima del termine dell’udienza stessa. La giurisprudenza interpreta l’udienza come ‘unità quotidiana di lavoro’, quindi la richiesta va formalizzata entro la fine della giornata processuale in cui la causa di ricusazione si è manifestata.

La trasmissione degli atti al pubblico ministero da parte di un giudice è un valido motivo per chiederne la ricusazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la trasmissione di atti al P.M. per una notizia di reato è un’attività doverosa per il giudice in quanto pubblico ufficiale. Tale azione, prevista dalla legge, non integra una delle cause di ricusazione e non è sintomo di parzialità.

Il termine perentorio per la ricusazione vale anche per l’imputato assente?
Sì. I termini di decadenza operano anche nei confronti dell’imputato che sceglie di non presenziare all’udienza, in quanto egli è per legge rappresentato dal suo difensore, il quale è presente e ha conoscenza diretta degli eventi processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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