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Ricusazione del giudice: quando la richiesta è tardiva

La Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro la tardività di una richiesta di ricusazione del giudice. La richiesta, basata su un presunto debito del magistrato, è stata presentata oltre i termini di legge, senza che la ricorrente provasse di averne avuto conoscenza solo nei tre giorni precedenti.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricusazione del Giudice: I Termini Perentori e l’Onere della Prova

L’istituto della ricusazione del giudice rappresenta una garanzia fondamentale per l’imparzialità del processo. Tuttavia, il suo esercizio è subordinato a requisiti formali e temporali molto stringenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza del rispetto dei termini perentori, pena l’inammissibilità dell’istanza. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Ricusazione Tardiva

Una magistrata, imputata in un processo per tentata concussione, veniva condannata dalla Corte di appello. Successivamente alla lettura del dispositivo di condanna, ma prima del deposito delle motivazioni, la stessa presentava un’istanza di ricusazione nei confronti della Presidente del Collegio giudicante.

La motivazione alla base della richiesta era un presunto rapporto di debito della giudice ricusata nei confronti dell’ente di riscossione, costituitosi parte civile nel processo. L’imputata sosteneva di aver appreso di tale circostanza solo di recente. La Corte di appello territoriale, chiamata a decidere sull’istanza, la dichiarava inammissibile perché tardiva, ovvero presentata ben oltre la conclusione del giudizio di responsabilità e senza una prova certa del momento in cui la ricorrente era venuta a conoscenza del fatto.

Contro questa decisione, l’imputata proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte: Inammissibilità per Tardività

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione della Corte di appello. I giudici supremi hanno definito il ricorso inammissibile, ribadendo che la richiesta di ricusazione era stata proposta tardivamente e senza il necessario supporto probatorio riguardo alla sua tempestività.

La Corte ha inoltre condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, ravvisando una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Le Motivazioni: Il Rigore Formale della Ricusazione del Giudice

La sentenza si fonda su principi consolidati in materia di procedura penale, sottolineando il carattere di rigore formale che connota la dichiarazione di ricusazione.

L’Onere della Prova sul Momento della Conoscenza

Il punto centrale della motivazione riguarda la decorrenza dei termini. L’articolo 38, comma 2, del codice di procedura penale stabilisce che la dichiarazione di ricusazione deve essere proposta entro tre giorni dalla conoscenza della causa che la legittima. La Corte ha chiarito che l’onere di dimostrare la tempestività della richiesta grava interamente sulla parte che la propone.

Nel caso specifico, la ricorrente non ha fornito alcun elemento per dimostrare che la conoscenza della presunta esposizione debitoria della giudice fosse stata acquisita nei tre giorni immediatamente precedenti la presentazione dell’istanza. Anzi, la documentazione prodotta (una semplice visura priva di data, verosimilmente tratta da un sito web istituzionale) e il riferimento a un documento del Comune datato mesi prima smentivano la tesi della conoscenza recente.

L’Importanza della Documentazione a Supporto

La Cassazione ha ribadito un altro principio fondamentale: l’istanza di ricusazione deve contenere, a pena di inammissibilità, non solo l’indicazione dei motivi ma anche delle prove a loro sostegno. La mancata produzione di documenti idonei a comprovare sia l’esistenza della causa di ricusazione, sia i presupposti per l’esercizio di tale strumento (come la tempestività), rende la domanda irricevibile.

Non è possibile, secondo la Corte, sanare tale mancanza invocando un potere istruttorio del giudice, poiché la formalità della richiesta è un requisito essenziale per evitare usi strumentali e dilatori dell’istituto.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in commento offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che la ricusazione del giudice è uno strumento eccezionale, il cui utilizzo deve essere ponderato e supportato da prove concrete e immediate. Chi intende avvalersene deve agire con la massima diligenza, attivandosi per presentare l’istanza entro i ristrettissimi termini di legge e fornendo al giudice tutti gli elementi necessari per una valutazione.

In secondo luogo, la sentenza chiarisce che l’onere della prova sulla tempestività è inderogabile. Non basta affermare di aver saputo di recente della causa di ricusazione; è necessario dimostrarlo con prove documentali certe, che attestino il momento esatto della conoscenza. In assenza di tale prova, la richiesta sarà inevitabilmente dichiarata inammissibile.

Entro quanto tempo va presentata la dichiarazione di ricusazione del giudice?
La richiesta deve essere presentata, a pena di inammissibilità, entro il termine di tre giorni dal momento in cui si ha conoscenza della causa che la giustifica, come previsto dall’art. 38, comma 2, del codice di procedura penale.

Chi deve provare che la richiesta di ricusazione è stata presentata in tempo?
Spetta alla parte che propone la ricusazione l’onere di documentare la tempestività della richiesta, dimostrando di aver acquisito conoscenza della causa di ricusazione nei tre giorni precedenti alla presentazione dell’istanza. La semplice allegazione di un documento non datato o con data anteriore non è sufficiente.

Cosa succede se la richiesta di ricusazione non è supportata da prove adeguate?
La mancata produzione di documenti idonei a comprovare sia l’esistenza della causa di ricusazione sia la tempestività della richiesta è causa di inammissibilità della domanda, dato il carattere rigorosamente formale dell’istituto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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