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Ricusazione del giudice: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la ricusazione del giudice. La richiesta si basava su decisioni puramente procedurali del magistrato, considerate dalla Corte un tentativo di abuso del processo e non valide ragioni di ricusazione.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricusazione del Giudice: Quando la Richiesta Diventa un Abuso del Processo?

L’istituto della ricusazione del giudice è uno strumento fondamentale a garanzia dell’imparzialità del processo. Tuttavia, il suo utilizzo deve essere ancorato a presupposti seri e concreti, come stabilito dalla legge. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 32851/2025) ha ribadito i confini di questo strumento, chiarendo quando una richiesta di ricusazione si trasforma in un inammissibile abuso del processo, finalizzato unicamente a ostacolare il corso della giustizia.

I Fatti del Caso: una Richiesta di Ricusazione Respinta

Il caso analizzato riguarda un imputato, tratto a giudizio presso il Tribunale di Velletri per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. L’imputato aveva presentato un’istanza per la ricusazione del giudice monocratico, sostenendo che quest’ultimo avesse tenuto una serie di comportamenti che ne minavano l’imparzialità.

Le Accuse all’Imparzialità del Giudice

Secondo il ricorrente, il giudice si sarebbe reso responsabile di diversi “illeciti”, tra cui il rifiuto di trasmettere alle autorità competenti (DNA e DDA) una denuncia presentata dallo stesso imputato contro altri magistrati. Inoltre, veniva contestata la presunta incompetenza funzionale del Tribunale, che avrebbe dovuto, a dire della difesa, rimettere il processo ad un’altra sede giudiziaria.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Roma, chiamata a decidere sull’istanza, l’aveva dichiarata inammissibile. Secondo i giudici d’appello, le motivazioni addotte non rientravano in nessuna delle ipotesi tassativamente previste dalla legge per la ricusazione, ma si riferivano a normali decisioni procedurali (endoprocessuali) prese dal giudice nel corso del dibattimento. Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso in Cassazione.

La Sentenza della Cassazione sulla Ricusazione del Giudice

La Suprema Corte ha confermato la decisione d’appello, dichiarando il ricorso inammissibile e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. La sentenza si basa su principi consolidati in materia di ricusazione del giudice.

Le Decisioni Interne al Processo non Giustificano la Ricusazione

Il punto centrale della decisione è che le scelte gestionali del giudice, come quella di rinviare un’udienza per esaminare questioni preliminari, non possono mai costituire un valido motivo di ricusazione. Queste condotte, definite “endoprocedimentali”, sono espressione del potere ordinatorio del magistrato e non possono, di per sé, essere considerate un sintomo di parzialità. La ricusazione è un rimedio eccezionale, attivabile solo per le specifiche ragioni elencate nell’art. 37 del codice di procedura penale, che non includono il dissenso sulle modalità di conduzione del processo.

La Ricusazione come Strumento di Ostruzionismo

La Corte ha inoltre avallato la lettura della Corte d’Appello, secondo cui l’istanza di ricusazione appariva come un’ipotesi di “abuso del processo”. In altre parole, l’istituto non era stato utilizzato per la sua reale finalità (garantire un giudice terzo e imparziale), ma come una tattica dilatoria per impedire il regolare svolgimento del procedimento. L’insistenza nel riproporre le medesime questioni, già valutate e respinte, è stata vista come un chiaro indice di un intento ostruzionistico.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano su un principio cardine del diritto processuale: la netta distinzione tra la critica alle decisioni del giudice, che deve trovare sfogo nei mezzi di impugnazione ordinari (appello, ricorso), e il sospetto sulla sua imparzialità, che legittima la ricusazione. Confondere i due piani significherebbe paralizzare l’attività giudiziaria, consentendo a ogni parte scontenta di un provvedimento di mettere in discussione la terzietà del giudice. La Corte ha chiarito che l’istanza di ricusazione deve basarsi su fatti esterni e concreti che incidano sulla capacità del giudice di decidere serenamente, non sul contenuto dei suoi provvedimenti interni al processo.

le conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito sull’uso corretto degli strumenti processuali. La ricusazione del giudice è una garanzia irrinunciabile, ma non può essere trasformata in un’arma per rallentare o bloccare i processi. La Cassazione ha tracciato una linea chiara: le doglianze relative alla gestione del dibattimento non sono sufficienti a fondare un legittimo sospetto di parzialità. Tentare di utilizzare la ricusazione per questi scopi non solo porta a una dichiarazione di inammissibilità, ma espone il proponente a sanzioni per abuso del processo.

Una decisione del giudice che non approvo, come un rinvio d’udienza, è un motivo valido per chiederne la ricusazione?
No, la Cassazione ha stabilito che le decisioni endoprocedimentali, cioè quelle prese dal giudice nell’ambito della gestione del processo, non rientrano tra le ipotesi di ricusazione previste dall’art. 37 c.p.p. e non possono da sole dimostrare una sua parzialità.

Cosa si intende per “abuso del processo” in un’istanza di ricusazione del giudice?
Si ha un abuso del processo quando la richiesta di ricusazione non è finalizzata a garantire l’imparzialità del giudizio, ma viene usata strumentalmente per impedire o ritardare il normale svolgimento del processo, come ritenuto nel caso di specie.

Cosa succede se un ricorso per cassazione contro il diniego di ricusazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso esaminato, con una condanna al pagamento di tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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