LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricusazione del giudice: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per la ricusazione del giudice, chiarendo i limiti di questo strumento. La condotta del magistrato in aula e le sue decisioni processuali non costituiscono di per sé ‘grave inimicizia’, motivo valido per la ricusazione. Inoltre, la Corte ribadisce la perentorietà dei termini per presentare l’istanza, che decorrono dall’evento e non dalla successiva lettura del verbale d’udienza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricusazione del Giudice: la Cassazione traccia i confini tra condotta in aula e grave inimicizia

L’istituto della ricusazione del giudice è un pilastro fondamentale a garanzia dell’imparzialità della giustizia. Tuttavia, il suo utilizzo deve essere ancorato a presupposti precisi e non può diventare uno strumento per contestare decisioni processuali sgradite. Con la sentenza n. 15989/2025, la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione interviene per ribadire i confini applicativi di questo strumento, chiarendo la distinzione tra la condotta del magistrato in udienza e la “grave inimicizia” richiesta dalla legge.

I Fatti del Caso

Un imputato presentava istanza di ricusazione nei confronti del giudice del Tribunale, lamentando un atteggiamento di preconcetta ostilità manifestatosi durante un’udienza. Nello specifico, l’imputato contestava le decisioni del giudice in merito all’ammissione di alcune prove e la gestione della testimonianza, culminate con l’ordine di allontanamento dell’imputato stesso dall’aula. Successivamente, veniva presentata una seconda istanza, basata sulla presunta non veridicità di quanto riportato nel verbale di quella stessa udienza.

La Corte d’Appello competente dichiarava inammissibili entrambe le istanze. La prima, perché le azioni del giudice rientravano nell’esercizio delle sue funzioni processuali e non integravano i presupposti della grave inimicizia. La seconda, perché presentata tardivamente, oltre il termine di tre giorni previsto dal codice di procedura penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha confermato integralmente la decisione della Corte d’Appello, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici supremi hanno ritenuto le doglianze del ricorrente generiche e manifestamente infondate, cogliendo l’occasione per riaffermare alcuni principi cardine in materia.

Le Motivazioni: i limiti della ricusazione del giudice

L’analisi della Corte si è concentrata su due aspetti fondamentali, corrispondenti ai motivi di ricorso.

Condotta Endoprocessuale vs. Grave Inimicizia

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la “grave inimicizia”, come motivo di ricusazione del giudice, deve trovare fondamento in rapporti personali estranei al processo. La condotta tenuta dal magistrato all’interno del procedimento (la cosiddetta condotta endoprocessuale) può assumere rilievo solo in casi eccezionali, quando presenti aspetti talmente anomali e settari da essere un sintomo inequivocabile di un’ostilità maturata all’esterno.

Le decisioni relative all’ammissione delle prove o alla gestione dell’udienza, anche se ritenute discutibili dalla parte, rientrano nella normale attività giurisdizionale. Esse possono essere contestate attraverso gli specifici mezzi di impugnazione previsti dall’ordinamento, ma non attraverso l’istituto della ricusazione. Allo stesso modo, la presentazione di una denuncia penale contro il giudice da parte dell’imputato non è, di per sé, sufficiente a integrare il requisito della grave inimicizia, che deve essere reciproca e avere origine da rapporti di carattere privato.

La Tardività della Seconda Istanza e la Decorrenza dei Termini

Per quanto riguarda la seconda istanza di ricusazione, basata su presunte falsità nel verbale d’udienza, la Corte ha confermato la sua inammissibilità per tardività. Il ricorrente sosteneva di aver potuto conoscere il contenuto del verbale solo giorni dopo l’udienza. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che il termine perentorio di tre giorni per proporre l’istanza decorre dalla conoscenza del fatto che ne costituisce il fondamento. Nel caso di specie, i fatti erano accaduti durante l’udienza e alla presenza dell’imputato stesso. Pertanto, la conoscenza era immediata e il termine decorreva da quel momento, non dalla successiva formalizzazione e sottoscrizione del verbale.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame offre importanti indicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza l’idea che la ricusazione non è uno strumento per sindacare il merito delle decisioni del giudice o per reagire a una gestione del processo ritenuta severa. Per contestare tali aspetti, le parti devono avvalersi degli ordinari mezzi di impugnazione. In secondo luogo, sottolinea il rigore con cui devono essere osservati i termini processuali. L’istituto della ricusazione, essendo un rimedio eccezionale che incide sull’esercizio della funzione giurisdizionale, è soggetto a requisiti formali e temporali stringenti, la cui violazione ne determina l’immediata inammissibilità.

Le decisioni di un giudice durante il processo, come quelle sulle prove, possono essere motivo di ricusazione?
No, di norma le decisioni processuali rientrano nelle funzioni del giudice e non costituiscono motivo di ricusazione. Possono assumere rilievo solo se talmente anomale da dimostrare un’inimicizia personale nata al di fuori del processo.

Presentare una denuncia penale contro un giudice è sufficiente per poterlo ricusare per ‘grave inimicizia’?
No. La sentenza chiarisce che la sola presentazione di una denuncia da parte dell’imputato non è sufficiente, in quanto la grave inimicizia deve essere reciproca e basata su rapporti privati estranei al processo.

Da quando decorre il termine di tre giorni per ricusare un giudice per un fatto avvenuto in udienza?
Il termine decorre dal momento stesso in cui il fatto si verifica in udienza alla presenza della parte, non da quando la parte ottiene e legge il verbale ufficiale che descrive quell’evento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati