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Ricusazione del giudice: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per la ricusazione del giudice. L’imputato sosteneva che il giudice fosse incompatibile perché, in un altro processo, lo aveva già giudicato per associazione mafiosa, reato considerato la causale dell’omicidio per cui era a giudizio. La Corte ha chiarito che la precedente valutazione su un reato diverso (associazione) non costituisce una valutazione di merito sul fatto specifico dell’omicidio, rendendo la richiesta di ricusazione infondata.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricusazione del giudice: quando una precedente valutazione non compromette l’imparzialità

La ricusazione del giudice è uno strumento fondamentale per garantire l’imparzialità del processo penale. Tuttavia, i suoi confini sono definiti in modo rigoroso per evitare abusi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 23521/2024) offre un importante chiarimento su quando una precedente valutazione del giudice sullo stesso imputato non costituisce motivo di incompatibilità. Analizziamo insieme la decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’istanza di ricusazione presentata da un imputato, accusato di omicidio aggravato dal metodo mafioso. La difesa sosteneva l’incompatibilità del Presidente del Collegio giudicante, poiché lo stesso giudice, in un procedimento separato, si era già espresso sull’appartenenza dell’imputato a un sodalizio ‘ndranghetistico. Secondo la difesa, tale appartenenza costituiva il presupposto e la causale stessa dell’omicidio, e quindi il giudice aveva già formato un convincimento pregiudizievole.

La Corte di Appello di Catanzaro aveva inizialmente dichiarato inammissibile l’istanza, spingendo l’imputato a ricorrere per cassazione, lamentando una violazione di legge e un difetto di motivazione.

La decisione della Cassazione sulla ricusazione del giudice

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte territoriale. I giudici hanno stabilito che non sussisteva alcuna causa di incompatibilità. Il punto centrale della decisione risiede nella netta distinzione tra i fatti oggetto dei due procedimenti.

Da un lato, vi era il delitto associativo (l’appartenenza al sodalizio mafioso), per il quale il giudice si era già pronunciato. Dall’altro, vi era il fatto omicidiario, un reato distinto e diverso, sebbene aggravato dal contesto mafioso. La Corte ha sottolineato che una “funzione pregiudicante”, che legittima la ricusazione, si verifica solo quando il giudice ha espresso una valutazione di merito sul medesimo fatto di reato e sulla colpevolezza dello stesso imputato, non su fatti diversi anche se collegati.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, le norme sulla ricusazione del giudice sono considerate eccezionali e, pertanto, di stretta interpretazione. Esse limitano l’esercizio del potere giurisdizionale e non possono essere estese oltre i casi tassativamente previsti dalla legge.

In secondo luogo, la Cassazione ha ribadito che la mera connessione probatoria tra due procedimenti non è sufficiente a generare un’ipotesi di ricusazione. Anche se il giudice ha valutato le stesse fonti di prova in un altro processo a carico dello stesso imputato, ciò non lo rende incompatibile se i reati contestati sono diversi. Nel caso di specie, la condanna per associazione mafiosa non implicava alcuna valutazione, neppure incidentale, sulla colpevolezza dell’imputato per l’omicidio. L’appartenenza al sodalizio è stata considerata unicamente come “l’ambiente nel quale è maturato l’omicidio”, non come un’anticipazione del giudizio sul fatto omicidiario.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione riafferma un principio cruciale: per aversi un’incompatibilità che giustifichi la ricusazione del giudice, è necessaria una valutazione di merito espressa sul medesimo fatto per cui si procede. Un giudizio precedente su un reato diverso, anche se connesso e considerato come movente, non compromette l’imparzialità del giudice. La decisione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a causa della manifesta infondatezza del ricorso.

Aver giudicato un imputato per associazione mafiosa rende un giudice incompatibile a giudicarlo per un omicidio collegato a tale associazione?
No. Secondo la sentenza, non sussiste incompatibilità perché i due fatti di reato (associazione mafiosa e omicidio) sono diversi. La valutazione pregiudicante che legittima la ricusazione deve riguardare il medesimo fatto di reato per cui si sta procedendo.

Quali sono i limiti per la ricusazione del giudice secondo la Cassazione?
Le norme sulla ricusazione sono eccezionali e di stretta interpretazione. La ricusazione è legittima solo in presenza di una valutazione di merito espressa dal giudice sulla sussistenza del medesimo fatto di reato e sulla colpevolezza dello stesso imputato, non per una mera connessione probatoria tra procedimenti diversi.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Come previsto dall’art. 616 cod. proc. pen., all’inammissibilità del ricorso segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, se si ravvisano profili di colpa nella proposizione del ricorso (come in questo caso, per manifesta infondatezza), il ricorrente viene condannato anche al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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