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Ricusazione del giudice: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la ricusazione del giudice d’appello. La Corte ha stabilito che la mera riunione di un procedimento a rito abbreviato con uno a rito ordinario non costituisce anticipazione di giudizio né motivo valido per la ricusazione del giudice, in quanto atto meramente procedurale.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricusazione del giudice: la riunione di processi non è un valido motivo

L’imparzialità del giudice è un pilastro fondamentale del giusto processo. Ma cosa succede quando un imputato teme che il collegio giudicante possa essere prevenuto? La legge offre lo strumento della ricusazione del giudice, ma i suoi confini sono rigorosamente definiti. Con la sentenza n. 20370/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: un atto meramente organizzativo, come la riunione di due procedimenti, non costituisce di per sé un motivo valido per dubitare dell’imparzialità del magistrato.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla decisione della Corte di Appello di Roma di riunire due distinti procedimenti. Il primo, a carico del ricorrente, era stato definito in primo grado con rito abbreviato. Il secondo, a carico di un coimputato per i medesimi reati legati agli stupefacenti, si era svolto con rito ordinario.

Ritenendo che questa riunione potesse compromettere l’imparzialità del collegio, l’imputato presentava un’istanza di ricusazione. A suo avviso, i giudici, venendo a conoscenza degli atti del processo a rito ordinario, avrebbero potuto formarsi un convincimento anticipato sulla sua colpevolezza, in violazione del principio del giusto processo. La Corte di Appello rigettava l’istanza e l’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione e sollevando anche una questione di legittimità costituzionale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte di Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che i motivi presentati dal ricorrente erano manifestamente infondati e che la questione di legittimità costituzionale sollevata non aveva fondamento.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni sulla ricusazione del giudice e la riunione dei processi

Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione tra atti procedurali e valutazioni di merito. La Cassazione ha chiarito che la ricusazione del giudice è legittima solo quando il magistrato ha già esercitato una “funzione pregiudicante”.

Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, supportato anche dalla Corte Costituzionale, si ha una “funzione pregiudicante” solo quando il giudice esprime una valutazione di merito sullo stesso fatto e nei confronti dello stesso soggetto, anticipando di fatto la decisione finale. Un provvedimento di riunione, invece, è per sua natura un atto ordinatorio e preliminare, finalizzato all’economia processuale e non implicante alcuna valutazione sulla colpevolezza o innocenza degli imputati.

La Corte ha specificato che un problema di imparzialità potrebbe sorgere unicamente se il provvedimento di riunione fosse “abnormemente motivato”, contenendo cioè valutazioni anticipate sul fondamento dell’accusa. Nel caso di specie, la riunione era un atto neutro, privo di qualsiasi anticipazione di giudizio.

L’infondatezza della questione di legittimità costituzionale

Sulla base delle stesse argomentazioni, la Corte ha ritenuto manifestamente infondata anche la questione di legittimità costituzionale dell’art. 37 del codice di procedura penale. Poiché il provvedimento di riunione non costituisce esercizio di una funzione pregiudicante, non viola il principio del giusto processo sancito dall’art. 111 della Costituzione. L’atto di unire due fascicoli processuali non equivale a una valutazione anticipata del merito delle contestazioni.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale in materia di procedura penale: non ogni atto del giudice che possa, in astratto, porlo a conoscenza di elementi relativi a procedimenti connessi è causa di ricusazione. È necessario distinguere nettamente tra la gestione organizzativa del processo e l’attività valutativa sul merito. La ricusazione del giudice è uno strumento a tutela dell’imparzialità, ma non può essere utilizzato per contestare decisioni puramente procedurali che, come la riunione di processi, sono esenti da qualsiasi anticipazione del giudizio di colpevolezza.

La semplice riunione di due processi, uno a rito abbreviato e uno a rito ordinario, è un motivo valido per la ricusazione del giudice?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la riunione è un provvedimento meramente procedurale che non implica alcuna valutazione di merito né un’anticipazione del giudizio, quindi non costituisce una “funzione pregiudicante” che giustifichi la ricusazione.

Cosa si intende per “funzione pregiudicante” ai fini della ricusazione del giudice?
Si intende una valutazione di merito sullo stesso fatto e in ordine al medesimo soggetto, collegata alla decisione finale del processo. Deve trattarsi di un’indebita anticipazione del convincimento del giudice, non di una semplice decisione di carattere organizzativo o procedurale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso per cassazione dichiarato inammissibile?
L’inammissibilità del ricorso comporta, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, salvo che non vi sia colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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