Ricorso Tardivo: Guida Pratica ai Termini di Impugnazione Penale
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio fondamentale che garantisce certezza e ordine. Un ricorso tardivo non è un semplice errore formale, ma un vizio che ne determina l’inammissibilità, precludendo l’esame nel merito della questione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione perfetta per analizzare come vengono calcolati i termini di impugnazione e quali sono le severe conseguenze del loro mancato rispetto.
Il Caso: Dalla Condanna per Ricettazione al Ricorso in Cassazione
La vicenda processuale ha origine da una condanna per il delitto di ricettazione, emessa dal Tribunale di Rimini e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Bologna. L’imputato, riconosciuto responsabile del reato in una forma lieve, era stato condannato a una pena di un anno e quattro mesi di reclusione. Contro la sentenza di secondo grado, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge penale e vizi di motivazione.
Tuttavia, prima ancora di poter valutare la fondatezza delle doglianze, la Suprema Corte si è soffermata su un aspetto puramente procedurale: la tempestività del ricorso stesso.
La Decisione della Cassazione: Analisi del Ricorso Tardivo
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge. Questa decisione, apparentemente tecnica, si basa su un calcolo rigoroso dei tempi processuali che ogni avvocato deve conoscere e rispettare scrupolosamente.
Calcolo dei Termini e la Non Applicabilità della Sospensione Feriale
Il punto cruciale della vicenda risiede nel calcolo del termine per impugnare. La Corte d’Appello aveva pronunciato la sentenza il 22 giugno 2023, riservandosi 60 giorni per il deposito delle motivazioni. Le motivazioni sono state poi effettivamente depositate il 31 luglio 2023, quindi entro il termine concesso.
Da quel momento, o meglio, dalla scadenza del termine per il deposito della motivazione, decorre il termine per presentare l’impugnazione. Essendo l’imputato stato dichiarato assente nel giudizio, il termine per impugnare era di 60 giorni, ai sensi degli artt. 544 e 585 del codice di procedura penale.
Un dettaglio fondamentale, richiamato dalla Corte, è che la sospensione feriale dei termini (che solitamente va dal 1° al 31 agosto) non si applica al termine che il giudice ha per depositare la motivazione della sentenza. Questo principio, consolidato da una pronuncia delle Sezioni Unite, ha impedito qualsiasi ‘slittamento’ del calcolo.
La Scadenza Fatale: Quando il Ricorso Diventa Inammissibile
Sulla base di questi presupposti, il termine ultimo per depositare il ricorso per cassazione era fissato per il 30 ottobre 2023. Tuttavia, l’atto è stato depositato solo il 3 novembre 2023, ovvero quattro giorni dopo la scadenza. Questo ritardo, seppur breve, è stato fatale e ha reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, inammissibile.
Le Motivazioni della Corte
Le motivazioni della Suprema Corte sono state lineari e ineccepibili dal punto di vista procedurale. Il ragionamento si fonda sul combinato disposto degli articoli 544 e 585 del codice di procedura penale e sulla giurisprudenza consolidata. La Corte ha semplicemente verificato le date: la data di pronuncia della sentenza, il termine concesso per la motivazione, la data di deposito dell’impugnazione. La matematica non ha lasciato spazio a interpretazioni: il ricorso è stato presentato fuori tempo massimo. Non è stato necessario entrare nel merito dei motivi di ricorso, poiché il vizio procedurale ha assorbito ogni altra questione.
Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche dell’Inammissibilità
La dichiarazione di inammissibilità ha conseguenze molto gravi per il ricorrente. In primo luogo, la sentenza di condanna della Corte d’Appello è diventata definitiva, senza possibilità di ulteriore riesame. In secondo luogo, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, l’inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Infine, la Corte ha condannato l’imputato al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende. Questo caso dimostra in modo lampante come, nel diritto, la forma sia sostanza: un ritardo di pochi giorni può vanificare ogni strategia difensiva e rendere una condanna irrevocabile.
 
La sospensione feriale dei termini si applica al periodo che il giudice ha per depositare le motivazioni di una sentenza?
No, sulla base di un consolidato orientamento della giurisprudenza richiamato nell’ordinanza, la sospensione feriale dei termini non si applica al termine che la legge concede al giudice per il deposito della motivazione della sentenza.
Qual è il termine per impugnare una sentenza penale quando l’imputato è assente e il giudice si riserva un termine di 60 giorni per la motivazione?
In questo caso, come specificato dalla Corte ai sensi degli artt. 544 e 585 del codice di procedura penale, il termine per proporre l’impugnazione è di sessanta giorni.
Cosa succede se un ricorso per cassazione viene depositato dopo la scadenza del termine?
Se un ricorso viene depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge, viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta che la Corte non esamina il merito dei motivi e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle Ammende.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 8022 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 2   Num. 8022  Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 25/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto nell’interesse di NOME, nato in Albania il DATA_NASCITA, contro la sentenza della Corte d’appello di Bologna del 22.6.2023;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME;
FATTO E DIRITTO
1. Con sentenza del 22.6.2023 la Corte d’appello di Bologna ha confermato quella con cui il Tribunale di Rimini aveva riconosciuto l’odierno ricorrente responsabile del delitto di ricettazione e, esclusa la contestata recidiva, ricondotto il fatto nella ipotesi “lieve”, lo aveva condannato alla pena finale di anni 1  e mesi 4 di reclusione oltre al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali;
ricorre per cassazione il COGNOME a mezzo del difensore che deduce inosservanza o erronea applicazione della legge penale e mancanza o contraddittorietà della motivazione.
 Il ricorso è inammissibile perché tardivo.
La sentenza della Corte d’appello, qui impugnata, è stata pronunciata in data 22.6.2023; nell’occasione, la Corte aveva riservato 60 giorni per il deposito della motivazione.
Il termine così indicato era perciò scaduto il giorno 21.8.2023 non applicandosi, ad esso, la sospensione “feriale” prevista dall’art. 1 della legge 742 del 1967 come novellato dal DL 132 del 2014 convertito, con modificazioni, nella legge 262 del 2014 (cfr., in tal senso, Sez. U, n. 42361 del 20/07/2017, COGNOME, Rv. 270586 – 01).
La sentenza è stata depositata il giorno 31.7.2023 e, pertanto, entro i sessanta giorni riservati con il dispositivo.
Ai sensi del combinato disposto degli artt. 544, comma terzo, e 585, comma primo, lett. c), e comma 1-bis, cod. proc. pen., stante l’assenza dell’imputato dichiarata nel giudizio di merito, il termine per impugnare la sentenza era di sessanta giorni, ed era pertanto scaduto il 30.10.2023 laddove il ricorso è stato depositato il giorno 3.11.2023.
 L’inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen., della somma – che si stima equa – di euro 3.000 in favore della RAGIONE_SOCIALE, non ravvisandosi ragione alcuna d’esonero.
P.Q.M.
dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE.
Così deciso in Roma, il 25.1.2024