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Ricorso tardivo: quando l’impugnazione è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da una parte offesa contro un decreto di archiviazione quasi nove anni dopo la sua notifica. La decisione si fonda su due pilastri: il palese e grave ritardo, che configura un ricorso tardivo, e la genericità dei motivi addotti, che non contestavano specificamente le ragioni del provvedimento impugnato. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: la Cassazione ribadisce l’importanza dei termini processuali

Il rispetto dei termini è una regola fondamentale del processo penale, la cui violazione può avere conseguenze definitive. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un ricorso tardivo avverso un decreto di archiviazione, fornendo chiari insegnamenti sull’inammissibilità dell’impugnazione presentata ben oltre i limiti di tempo consentiti. L’analisi della pronuncia evidenzia non solo l’importanza della tempestività, ma anche la necessità di specificità nei motivi di ricorso.

I fatti del caso

La vicenda processuale ha origine da un decreto di archiviazione emesso dal G.i.p. del Tribunale di Chieti in data 26 ottobre 2015. La parte offesa nel procedimento, sentendosi lesa dal provvedimento, decideva di impugnarlo. Tuttavia, il reclamo veniva depositato soltanto il 14 maggio 2024, a quasi nove anni di distanza dalla notifica del decreto originale, avvenuta il 12 novembre 2015.
Il Tribunale, investito della questione, correttamente convertiva il reclamo in un ricorso per cassazione, applicando la disciplina vigente all’epoca dei fatti. Il caso giungeva così all’esame della Suprema Corte.

La decisione della Corte di Cassazione e il ricorso tardivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure la necessità di formalità di procedura. La decisione si fonda su due argomenti principali, entrambi decisivi per l’esito del giudizio: la tardività dell’impugnazione e l’aspecificità del motivo presentato.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato in modo netto le ragioni della sua decisione, che costituiscono un monito per chiunque intenda adire le vie legali.

1. La Tardività Insanabile

Il primo e più evidente motivo di inammissibilità è la tardività del ricorso. I giudici hanno sottolineato come il decreto di archiviazione fosse stato notificato al ricorrente il 12 novembre 2015, mentre l’atto di impugnazione (qualificato come ricorso) era stato depositato quasi un decennio dopo, il 14 maggio 2024. Questo enorme lasso di tempo rende il ricorso tardivo in modo palese e insanabile. I termini per impugnare sono perentori, ovvero stabiliti a pena di decadenza, e il loro mancato rispetto impedisce al giudice di esaminare il merito della questione.

2. La Genericità del Motivo

In secondo luogo, la Cassazione ha rilevato la totale aspecificità del motivo di ricorso. Il ricorrente si era limitato a lamentare, in termini astratti, che il G.i.p. avrebbe dovuto fissare una camera di consiglio prima di decidere, sostenendo che tale omissione avrebbe causato la nullità del decreto. Tuttavia, il ricorso non si confrontava minimamente con le ragioni concrete per cui il G.i.p. aveva originariamente dichiarato inammissibile l’opposizione all’archiviazione, ovvero la ‘palese inidoneità dei temi di indagine e dei mezzi di prova indicati’. Un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica mirata e specifica al provvedimento impugnato, non una generica enunciazione di principi di diritto.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce due principi cardine della procedura penale. In primo luogo, la perentorietà dei termini processuali non è un mero formalismo, ma una garanzia di certezza del diritto e di ragionevole durata del processo. Presentare un ricorso tardivo equivale a non presentarlo affatto. In secondo luogo, le impugnazioni devono essere specifiche e pertinenti, dialogando criticamente con le motivazioni del giudice precedente. L’esito del procedimento, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro alla Cassa delle ammende, serve da severo promemoria sulle conseguenze di un’azione legale intrapresa senza il dovuto rispetto delle regole procedurali.

È possibile impugnare un decreto di archiviazione dopo molti anni dalla sua notifica?
No, secondo l’ordinanza, l’impugnazione deve avvenire entro i termini perentori previsti dalla legge. Un ricorso presentato quasi nove anni dopo la notifica, come nel caso di specie, è stato considerato evidentemente tardivo e, di conseguenza, inammissibile.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso quattromila euro) in favore della Cassa delle ammende, come previsto dal codice di procedura penale.

Oltre al rispetto dei termini, cosa è necessario per un ricorso efficace?
Il motivo di ricorso non deve essere generico o astratto. Deve essere specifico e confrontarsi direttamente con le ragioni della decisione che si intende impugnare, evidenziando le presunte violazioni di legge in modo chiaro e pertinente al caso concreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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