Ricorso Tardivo: L’Inammissibilità per Decorrenza dei Termini
Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. I termini processuali non sono semplici formalità, ma pilastri che garantiscono la certezza del diritto e la stabilità delle decisioni giudiziarie. Un ricorso tardivo, presentato oltre i limiti stabiliti dalla legge, è destinato a fallire prima ancora che i suoi motivi vengano esaminati. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un esempio emblematico di questa regola, dichiarando inammissibile un’impugnazione presentata a più di vent’anni dalla sua scadenza.
I Fatti del Caso: Un Appello Presentato Dopo 22 Anni
La vicenda trae origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello nel novembre del 2000 per reati edilizi. La persona condannata, a distanza di oltre due decenni, ha deciso di presentare ricorso per cassazione, sollevando due questioni principali.
In primo luogo, lamentava un vizio procedurale risalente al primo grado di giudizio: la notifica del decreto di citazione sarebbe avvenuta a un indirizzo errato, causando una nullità che, a suo dire, avrebbe invalidato l’intero processo. In secondo luogo, contestava il merito della condanna, sostenendo che i lavori edilizi fossero conformi alla normativa urbanistica o, in ogni caso, non costituissero reato.
La Decisione della Corte e il Principio del Ricorso Tardivo
Nonostante le argomentazioni presentate, la Corte di Cassazione non è nemmeno entrata nel merito delle questioni sollevate. La sua attenzione si è fermata su un dato preliminare e insormontabile: la cronologia dei fatti. L’estratto della sentenza d’appello era stato regolarmente notificato alla parte interessata nel dicembre del 2000. Da quel momento, sono iniziati a decorrere i termini per impugnare. Tali termini sono scaduti nel gennaio del 2001, rendendo la sentenza definitiva e irrevocabile.
Il ricorso, invece, è stato depositato nel settembre del 2023, ovvero ventidue anni e mezzo dopo la scadenza. Questa enorme distanza temporale ha reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, palesemente inammissibile.
Le Motivazioni della Decisione
La motivazione della Corte è netta e si basa sull’applicazione dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa norma consente di dichiarare l’inammissibilità di un ricorso senza ulteriori formalità quando emerge una causa evidente, come la mancata osservanza dei termini per impugnare.
Il principio fondamentale è quello della certezza del diritto: una sentenza non può rimanere indefinitamente soggetta a impugnazione. Una volta scaduti i termini, la decisione diventa “irrevocabile”, ovvero stabile e non più modificabile con i mezzi di impugnazione ordinari. Proporre un ricorso dopo così tanto tempo significa ignorare questo principio cardine del nostro ordinamento.
La conseguenza diretta dell’inammissibilità è stata la condanna della ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche di una somma di 3000 euro a favore della Cassa delle Ammende. Tale sanzione viene comminata quando, come in questo caso, non è possibile escludere un profilo di colpa nella proposizione di un’impugnazione palesemente infondata o, come in questo caso, tardiva.
Le Conclusioni: L’Importanza del Rispetto dei Termini Processuali
Questo caso serve come un potente monito sull’importanza inderogabile dei termini processuali. Il diritto di difesa e di impugnazione deve essere esercitato con diligenza e tempestività. L’ordinanza dimostra che un diritto, anche se potenzialmente fondato nel merito, si estingue se non viene fatto valere nei tempi e nei modi prescritti dalla legge. La tardività non è un mero errore formale, ma una violazione che mina alla base la funzione stessa del processo, ovvero quella di giungere a una decisione stabile in tempi ragionevoli. Pertanto, la vigilanza sui termini rimane un dovere primario per ogni cittadino e per il suo difensore.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile senza esaminare i motivi nel merito?
Risposta: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato presentato tardivamente, ovvero oltre 22 anni dopo che la sentenza era diventata definitiva e irrevocabile. Il rispetto dei termini per impugnare è un requisito di ammissibilità che il giudice deve verificare prima di poter esaminare il merito della questione.
Cosa rende una sentenza “irrevocabile”?
Risposta: Una sentenza diventa irrevocabile quando sono scaduti i termini previsti dalla legge per presentare le impugnazioni ordinarie (come l’appello o il ricorso per cassazione). In questo caso, i termini sono iniziati a decorrere dalla notifica dell’estratto contumaciale della sentenza d’appello e, una volta scaduti, la sentenza è diventata definitiva.
Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso tardivo?
Risposta: La presentazione di un ricorso tardivo comporta la sua dichiarazione di inammissibilità. Come stabilito nel provvedimento, la persona che ha proposto il ricorso è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso 3000 euro) in favore della Cassa delle Ammende, a causa della colpa nella proposizione dell’impugnazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 37009 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 37009 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 13/09/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 13/11/2000 della CORTE APPELLO di NAPOLI
-dato avviso alle partii
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
NOME.
rilevato che, con un primo motivo di ricorso, NOME COGNOME ha dedotto il vizio di violazione di legge in relazione agli artt. 178 e 179, cod. proc. pen., attesa l’omessa declaratoria di nullità del decreto di citazione a giudizio innanzi al Pretore di Portici e di tutti gli atti successivi (deducendo, in particolare, che l’imput aveva eletto domicilio in data 5.06.1996 presso la sua residenza di Ercolano, INDIRIZZO, laddove, erroneamente, è stato indicato nel decreto di citazione a giudizio davanti al Pretore di Portici un indirizzo diverso di Ercolano, qualificat anche come domicilio eletto, venendo notificato il decreto in data 23/03/99 a mani del merito, tale NOME COGNOME, con conseguente nullità assoluta del decreto e degli atti successivi) e che, con un secondo motivo di ricorso, la stessa ha dedotto il vizio di violazione di legge in relazione alla I. n. 47 del 1985 (dolendosi, particolare, dell’affermazione di responsabilità, atteso che i lavori asseritamente contestati come abusivi fossero in realtà conformi alle prescrizioni urbanistiche e che, in ogni caso, trattandosi di intervento di restauro e risanamento di un immobile preesistente, non erano configurabili i reati edilizi oggetto di condanna);
ritenuto che deve essere rilevata l’inammissibilità del ricorso proposto, sussistendo una causa che può dichiararsi senza formalità ex art. 610, comma 5 -bis, cod. proc. pen., atteso che il ricorso è stato proposto senza l’osservanza del termine per impugnare stabilito dalla legge, posto che l’estratto contumaciale della sentenza d’appello risulta notificato all’imputata in data 11/12/2000 (notifica su cui non v è contestazione in ricorso), essendo quindi divenuta irrevocabile la sentenza in data 11/01/2001, laddove il ricorso è stato depositato tardivamente, ossia oltre ventidue anni e mezzo dopo tale data, ossia il 27.09.2023;
ritenuto, conclusivamente, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna della ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della somma di euro 3000 in favore della RAGIONE_SOCIALE, non potendosi escludere profili di colpa nella proposizione del ricorso;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE ammende. Così deciso, il 13 settembre 2024