LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per reati legati agli stupefacenti. La decisione si fonda unicamente sulla tardività dell’impugnazione, presentata ben oltre il termine di quarantacinque giorni previsto dalla legge. Questo caso evidenzia come il mancato rispetto dei termini procedurali precluda l’esame nel merito della questione, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La questione centrale è quindi il cosiddetto ricorso tardivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: L’Importanza dei Termini nel Processo Penale

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio fondamentale che garantisce certezza e ordine. Un ricorso tardivo, ovvero presentato oltre la scadenza fissata dalla legge, non viene semplicemente respinto, ma dichiarato inammissibile, impedendo al giudice di entrare nel merito della questione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze di tale negligenza.

Il Contesto del Procedimento Giudiziario

Il caso in esame ha origine da una condanna per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, emessa dal Tribunale di Padova e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Venezia. L’imputata, ritenendo la sentenza ingiusta per difetto di motivazione sia sulla responsabilità che sulla determinazione della pena, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione.

La Decisione della Cassazione: Analisi del Ricorso Tardivo

La Suprema Corte, tuttavia, non ha mai avuto modo di valutare le doglianze della ricorrente. L’attenzione dei giudici si è fermata su un aspetto puramente procedurale: la data di deposito dell’impugnazione. La sentenza della Corte di Appello era stata pronunciata il 27 giugno 2023. Secondo la legge, il termine per proporre ricorso era di quarantacinque giorni. L’impugnazione, invece, è stata depositata solo il 7 dicembre 2023, quasi sei mesi dopo.

Questo ritardo ha reso il ricorso irrimediabilmente tardivo. La conseguenza, come stabilito dall’art. 591, lettera c), del codice di procedura penale, è la dichiarazione di inammissibilità. Si tratta di una sanzione processuale che blocca l’azione legale sul nascere, indipendentemente dalla fondatezza dei motivi addotti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione in modo conciso e inappellabile. Il fulcro del ragionamento giuridico risiede nell’oggettività del mancato rispetto del termine perentorio. Quando un ricorso è tardivo, la legge non lascia spazio a interpretazioni: deve essere dichiarato inammissibile senza alcuna formalità di rito, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Ciò significa che il collegio giudicante non procede nemmeno alla discussione in camera di consiglio o in udienza pubblica per valutare i motivi del ricorso. La questione si chiude con una presa d’atto formale della tardività, che assorbe e annulla ogni altra valutazione.

Le Conclusioni e le Conseguenze Pratiche

La dichiarazione di inammissibilità non è priva di conseguenze significative per chi la subisce. In primo luogo, la sentenza impugnata diventa definitiva, con tutte le relative conseguenze penali. In secondo luogo, scatta una sanzione economica. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto un ricorso inammissibile è condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle Ammende. In questo caso, la somma è stata quantificata in quattromila euro. Questa ordinanza ribadisce un monito fondamentale per tutti gli operatori del diritto e i loro assistiti: nel labirinto delle procedure legali, il tempo non è una variabile negoziabile, ma un requisito di validità la cui inosservanza può costare molto cara.

Cosa succede se un ricorso viene depositato oltre il termine stabilito dalla legge?
Il ricorso viene considerato tardivo e, di conseguenza, la Corte lo dichiara inammissibile. Questo impedisce ai giudici di esaminare i motivi dell’impugnazione, indipendentemente dalla loro potenziale fondatezza.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La parte ricorrente viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle Ammende. Nel caso specifico analizzato, tale somma è stata fissata in quattromila euro.

La Corte di Cassazione ha valutato i motivi del ricorso relativi alla presunta carenza di motivazione della sentenza?
No. La tardività del ricorso ha comportato una dichiarazione di inammissibilità senza formalità di rito. Questo significa che la Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate, poiché l’ostacolo procedurale del ritardo ha precluso qualsiasi ulteriore esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati