Ricorso Tardivo: Guida alla Dichiarazione di Inammissibilità e alle Sue Conseguenze
Nel labirinto delle procedure legali, il rispetto dei termini è una regola aurea. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci ricorda in modo inequivocabile che presentare un ricorso tardivo non è un semplice errore formale, ma una scelta che può chiudere definitivamente le porte della giustizia, a prescindere dalla fondatezza delle proprie ragioni. Analizziamo insieme una vicenda che illustra perfettamente questo principio fondamentale.
Il Contesto del Caso: Un Appello Oltre i Termini
La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello. L’imputato, ritenuto colpevole di un reato in materia fiscale, decide di giocare la sua ultima carta, proponendo ricorso per cassazione. Nel suo atto, solleva diverse questioni, tra cui vizi di motivazione della sentenza impugnata e l’erronea applicazione di norme tributarie.
Tuttavia, prima ancora di poter analizzare le argomentazioni difensive, la Suprema Corte si è trovata di fronte a un ostacolo insormontabile: la tempistica del ricorso.
La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso Tardivo
La Corte di Cassazione, con una sintetica ma lapidaria ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il motivo non risiede nella debolezza degli argomenti proposti, ma in un dato puramente cronologico. La sentenza della Corte d’Appello era stata depositata il 22 novembre 2022. Secondo le norme procedurali, il termine ultimo per presentare l’impugnazione scadeva il 13 marzo 2023.
L’atto di ricorso, invece, è stato depositato a mezzo Posta Elettronica Certificata (PEC) soltanto il 25 aprile 2023, ben oltre un mese dopo la scadenza. Questo ritardo ha reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, inammissibile.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La decisione della Corte si fonda su un principio cardine del diritto processuale: la perentorietà dei termini. Le scadenze per le impugnazioni non sono indicative, ma rigide e il loro mancato rispetto comporta la decadenza dal diritto di esercitare l’azione. La tardività del ricorso ha impedito ai giudici di entrare nel merito della questione, ovvero di valutare se le doglianze dell’imputato fossero fondate o meno.
La Corte ha quindi applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente deve essere condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte può imporre il pagamento di una somma alla Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri che l’inammissibilità sia dovuta a cause non imputabili al ricorrente stesso (assenza di colpa). Nel caso di specie, non essendo emersi elementi che potessero giustificare il ritardo, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una somma equitativamente fissata in 3.000,00 Euro.
Conclusioni: L’Importanza del Rispettare le Scadenze Processuali
Questa ordinanza è un monito fondamentale per chiunque affronti un procedimento giudiziario. Dimostra che la sostanza di un caso può essere completamente vanificata da un errore procedurale. Un ricorso tardivo equivale a un’occasione persa, con l’aggravante di dover sostenere ulteriori costi. La diligenza nel rispettare le scadenze è, pertanto, un elemento non secondario, ma essenziale per la tutela efficace dei propri diritti. La forma, nel diritto, è spesso sostanza.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene depositato dopo la scadenza del termine?
La Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile, in quanto si tratta di un ricorso tardivo. Ciò impedisce qualsiasi esame nel merito delle questioni sollevate.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile per tardività?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000,00 Euro.
La Corte esamina i motivi del ricorso se questo è presentato in ritardo?
No, la tardività è una questione pregiudiziale. Se il ricorso è tardivo, la Corte non procede all’esame dei motivi e delle argomentazioni, dichiarandolo immediatamente inammissibile.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 30985 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 30985 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 26/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a ROMA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 14/10/2022 della CORTE APPELLO di ROMA
(dato avviso alle parti; 1, udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Ritenuto che con sentenza depositata il giorno 22 novembre 2022 la Corte di appello di Roma confermava la sentenza del 15 ottobre 2018 con cui il Tribunale di Roma aveva condannato COGNOME NOME alla pena di giustizia avendolo ritenuto colpevole del reato ascritto;
che avverso detta sentenza ha proposto ricorso per cassazione il prevenuto articolando i tre motivi di impugnazione di seguito sintetizzati;
che con il primo motivo il ricorrente eccepiva il vizio di motivazione e l’erronea applicazione della legge con riferimento alla statuizione di reità;
che con il secondo motivo deduceva la violazione di legge con riferimento all’art. 546, lett e), cod. proc. pen.;
che con il terzo motivo il prevenuto deduceva l’erronea applicazione della legge in relazione al “Testo Unico Imposte”.
Considerato che il ricorso è inammissibile in quanto tardivo;
che la sentenza impugnata è stata depositata il giorno 22 novembre 2022 e che pertanto il termine per la sua impugnazione spirava il successivo 13 marzo 2023;
che il ricorso è stato depositato solo a mezzo pec solo il 25 aprile 2023 di tal ché deve esserne dichiarata l’inammissibilità in quanto tardivo;
che il ricorso devo perciò essere dichiarato inammissibile e, tenuto conto della sentenza 13 giugno 2000, n. 186, della Corte costituzionale nonché rilevato che nella fattispecie non sussistono elementi per ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità», alla declaratoria dell’inammissibilità del ricorso consegue, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali nonché della somma equitativamente fissata in C 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
PER QUESTI MOTIVI
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di C 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 26 gennaio 2024 Il Consigliere estensore
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