Ricorso Tardivo: le Conseguenze dell’Inammissibilità secondo la Cassazione
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio fondamentale. Presentare un atto oltre la scadenza prevista dalla legge può avere conseguenze irreversibili, come la dichiarazione di inammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione analizza proprio un caso di ricorso tardivo, fornendo chiarimenti essenziali sul calcolo dei termini per l’impugnazione e sulle sanzioni previste per chi non li rispetta.
I Fatti del Caso: un Appello Presentato Fuori Termine
La vicenda riguarda un imputato che ha presentato ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La sentenza di secondo grado era stata emessa il 2 febbraio 2024, con un termine di 30 giorni per il deposito delle motivazioni.
Il ricorrente ha depositato il suo atto di impugnazione il 29 aprile 2024. Tuttavia, secondo i calcoli della Suprema Corte, il termine ultimo per proporre ricorso era già scaduto il 17 aprile 2024, rendendo l’atto irrimediabilmente tardivo.
Come si calcolano i termini per il ricorso tardivo?
La Corte di Cassazione ha ricostruito con precisione la cronologia dei termini processuali per evidenziare l’errore del ricorrente:
1. Data della sentenza d’appello: 2 febbraio 2024.
2. Termine per il deposito delle motivazioni: 30 giorni.
3. Scadenza deposito motivazioni: 3 marzo 2024.
4. Termine per l’impugnazione: 45 giorni a partire dalla scadenza precedente.
5. Scadenza finale per il ricorso: 17 aprile 2024.
Poiché il ricorso è stato depositato il 29 aprile 2024, è risultato evidente il superamento del termine massimo consentito, configurando un classico caso di ricorso tardivo.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha sottolineato che il calcolo dei termini è una regola procedurale inderogabile. Il termine di 45 giorni per l’impugnazione decorre non dalla data effettiva del deposito delle motivazioni, ma dalla scadenza del termine concesso al giudice per depositarle (in questo caso, il 3 marzo 2024).
Inoltre, i giudici hanno specificato che non era applicabile alcuna sospensione o proroga, come quella prevista dall’art. 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Tale norma non si applica quando la sentenza d’appello è stata pronunciata a seguito di un “giudizio cartolare”, ovvero un procedimento basato esclusivamente su atti scritti senza udienza fisica, come avvenuto nel caso di specie.
Data la palese tardività del ricorso, la Corte ha potuto procedere con rito semplificato (de plano), ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, senza necessità di udienza, confermando l’inammissibilità dell’atto.
Le Conclusioni: Inammissibilità e Condanna alle Spese
La conseguenza diretta del ricorso tardivo è stata la dichiarazione di inammissibilità. Questo non solo ha impedito alla Corte di esaminare il merito delle censure sollevate dal ricorrente, ma ha anche comportato la sua condanna al pagamento delle spese processuali. In aggiunta, è stata disposta la condanna al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria ha lo scopo di scoraggiare la presentazione di impugnazioni palesemente inammissibili che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario. La decisione ribadisce l’importanza cruciale della diligenza e della precisione nel rispettare le scadenze processuali, pena la perdita del diritto di impugnare e l’imposizione di significative sanzioni economiche.
Da quale momento iniziano a decorrere i termini per impugnare una sentenza penale?
I termini per l’impugnazione, in questo caso di 45 giorni, iniziano a decorrere dalla scadenza del termine previsto per il deposito della motivazione della sentenza (in questo caso, 30 giorni dalla pronuncia), e non dalla data in cui la motivazione viene effettivamente depositata.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene depositato dopo la scadenza del termine?
Se un ricorso viene depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile. Ciò significa che il ricorso non viene esaminato nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Il ricorrente il cui atto viene dichiarato inammissibile è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in 3.000,00 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 2274 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 2274 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 27/09/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato il 02/05/1978
avverso la sentenza del 02/02/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
date – evvise – al~rtit –
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che il ricorso è stato tardivamente proposto, in data 29 aprile 2024, essendo spirato il 17 aprile 2024 il termine per l’impugnazione della sentenza;
che, infatti, la sentenza è stata pronunciata il 2 febbraio 2024, con un termine per il deposito della motivazione di 30 giorni, scaduto il 3 marzo 2024, e che da tale ultima data devono essere computati 45 giorni complessivi per l’impugnazione (non trovando applicazione, per la sentenza pronunciata a seguito di giudizio “cartolare” in appello, l’art. 585, comma 1-bis cod. proc. pen.), giungendosi così al 17 aprile 2024.
Rilevato che, pertanto, può procedersi de plano ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen., e che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di C 3.000,00 in favore della cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di C 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 27 settembre 2024.