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Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una condanna per truffa, poiché depositato un giorno oltre il termine perentorio. L’analisi della sentenza evidenzia come il mancato rispetto delle scadenze processuali comporti non solo il rigetto dell’impugnazione, ma anche la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria per negligenza. Questo caso sottolinea l’importanza cruciale del calcolo e del rispetto dei termini nel processo penale.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: Una Lezione dalla Cassazione sui Termini Processuali

Nel mondo del diritto, il tempo non è un concetto relativo. I termini processuali sono scadenze rigide, il cui mancato rispetto può avere conseguenze definitive sull’esito di una causa. Un esempio lampante ci viene offerto da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha dichiarato l’inammissibilità di un’impugnazione a causa di un ricorso tardivo, depositato con un solo giorno di ritardo. Questa decisione serve da monito sull’importanza cruciale della diligenza e della precisione nel calcolo delle scadenze legali.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza di condanna per il reato di truffa, confermata dalla Corte di Appello di Brescia. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando vizi procedurali e una motivazione contraddittoria riguardo all’elemento soggettivo del reato. Tuttavia, la Suprema Corte non è mai entrata nel merito di tali doglianze, fermandosi a un controllo preliminare di natura puramente procedurale.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Ricorso Tardivo

La Corte ha immediatamente rilevato un vizio insanabile: il ricorso tardivo. L’impugnazione era stata depositata il 25 gennaio 2024, mentre il termine ultimo per farlo era scaduto il giorno precedente, il 24 gennaio 2024. Questo ritardo di appena ventiquattro ore è stato sufficiente per precludere ogni discussione sulle ragioni dell’imputato, portando a una declaratoria di inammissibilità. La decisione evidenzia un principio fondamentale del nostro ordinamento: i termini per impugnare sono perentori e non ammettono deroghe.

Le Motivazioni: Il Calcolo Matematico dei Termini

La motivazione della Corte si concentra interamente sulla corretta interpretazione e applicazione delle norme che regolano i termini per l’impugnazione. Il ragionamento seguito dai giudici è un chiaro esempio di come si calcolano queste scadenze:

1. Data della Sentenza d’Appello: La sentenza impugnata era stata pronunciata il 10 ottobre 2023.
2. Termine per il Deposito delle Motivazioni: Il giudice d’appello si era riservato 60 giorni per depositare le motivazioni della sua decisione. La scadenza per questo adempimento era quindi il 10 dicembre 2023.
3. Termine per l’Impugnazione: L’articolo 585 del codice di procedura penale stabilisce che, in questo caso, il termine per proporre ricorso è di 45 giorni.
4. Dies a Quo (Giorno di Partenza): Un punto cruciale, spesso fonte di errore, è che il termine di 45 giorni non decorre dalla data in cui le motivazioni vengono effettivamente depositate, ma dalla scadenza del termine concesso al giudice per depositarle. Pertanto, il conteggio è partito dal 10 dicembre 2023.

Aggiungendo 45 giorni al 10 dicembre 2023, il termine ultimo per il deposito del ricorso scadeva improrogabilmente il 24 gennaio 2024. Il deposito avvenuto il 25 gennaio ha quindi reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, inammissibile.

Le Conclusioni: Conseguenze della Tardività e Implicazioni Pratiche

La declaratoria di inammissibilità non è stata l’unica conseguenza per il ricorrente. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, ravvisando una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (un errore di calcolo che un professionista legale dovrebbe evitare), lo ha condannato anche al pagamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa vicenda ribadisce con forza che la gestione dei termini processuali è un’attività che non tollera imprecisioni. Per gli avvocati, rappresenta un promemoria della massima responsabilità che hanno nel tutelare i diritti dei propri assistiti, dove un solo giorno di ritardo può vanificare ogni strategia difensiva. Per i cittadini, è la dimostrazione tangibile di come la giustizia sia regolata da norme procedurali la cui osservanza è tanto importante quanto la fondatezza delle proprie ragioni nel merito.

Quando un ricorso in Cassazione è considerato tardivo?
Un ricorso è considerato tardivo quando viene depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge. Nel caso specifico, il termine era di 45 giorni, decorrenti non dalla data di effettivo deposito delle motivazioni della sentenza precedente, ma dalla scadenza del termine che il giudice aveva per depositarle.

Cosa succede se un ricorso viene depositato anche solo un giorno dopo la scadenza?
Se un ricorso viene depositato anche un solo giorno dopo la scadenza, viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina le ragioni e i motivi del ricorso, ma lo respinge per una questione puramente procedurale. La sentenza impugnata diventa così definitiva.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento di una sanzione pecuniaria perché la Corte ha ravvisato profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. Il ritardo nel deposito del ricorso è considerato un errore negligente che ha attivato inutilmente la macchina della giustizia, giustificando l’applicazione della sanzione prevista dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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