Ricorso Tardivo: Guida Pratica alla Decisione della Cassazione
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Un ricorso tardivo, ovvero presentato oltre la scadenza prevista dalla legge, ha una conseguenza drastica: l’inammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio pratico di come vengono calcolati questi termini e delle conseguenze del loro mancato rispetto.
I Fatti del Caso: Un Appello Oltre i Limiti Temporali
Il caso in esame riguarda un imputato condannato in primo grado dal Tribunale di Velletri e successivamente dalla Corte di appello di Roma per il reato di peculato, previsto dagli artt. 81 e 314 del codice penale. Non rassegnato alla condanna, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la violazione di legge per omessa notifica di atti, la mancanza degli elementi costitutivi del reato e vizi di motivazione della sentenza d’appello.
Tuttavia, prima ancora di poter esaminare nel merito tali doglianze, la Suprema Corte si è soffermata su un aspetto puramente procedurale, ma decisivo: la tempestività del ricorso.
La Decisione della Corte: Ricorso Tardivo e Inammissibilità
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11745/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito delle argomentazioni difensive, ma si è fermata a una valutazione preliminare, constatando che l’atto di impugnazione era stato depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge.
Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un’impugnazione palesemente irrituale.
Le Motivazioni: Il Calcolo dei Termini e il Periodo Feriale
La motivazione della Corte è un piccolo manuale sul calcolo dei termini processuali. Vediamo i passaggi logici seguiti dai giudici:
1. Termine per il deposito delle motivazioni: La sentenza della Corte di Appello, emessa il 9 maggio 2023, prevedeva un termine di novanta giorni per il deposito delle motivazioni. Tale termine scadeva durante il periodo feriale (1-31 agosto), durante il quale i termini processuali sono sospesi.
2. Deposito effettivo: Le motivazioni sono state effettivamente depositate il 21 giugno 2023, quindi ben prima della scadenza.
3. Termine per l’impugnazione: Secondo l’art. 585 del codice di procedura penale, il termine per proporre ricorso è di 45 giorni quando la motivazione viene depositata oltre il trentesimo giorno dalla pronuncia.
4. Decorrenza del termine: Poiché il deposito è avvenuto prima del periodo feriale, il calcolo dei 45 giorni per l’impugnazione non è iniziato subito, ma è stato posticipato. La decorrenza è partita dal primo giorno successivo alla fine della sospensione feriale, ovvero dal 1° settembre 2023.
5. Scadenza: Facendo il calcolo, il termine ultimo per presentare il ricorso scadeva prima del 19 ottobre 2023, data in cui il difensore ha effettivamente depositato l’atto via PEC.
Il ricorso è stato quindi depositato quando il termine per farlo era già irrimediabilmente scaduto, rendendolo un ricorso tardivo.
Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche di un Ricorso Tardivo
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: nel diritto, la forma è sostanza. Il mancato rispetto di un termine procedurale può precludere l’esame nel merito di un’istanza, anche se potenzialmente fondata. La dichiarazione di inammissibilità per tardività rende definitiva la sentenza impugnata, chiudendo ogni possibilità di revisione in quella sede. Per i professionisti legali e i loro assistiti, questo caso serve come un monito sull’importanza di una gestione meticolosa delle scadenze processuali, tenendo conto di tutte le variabili, come la sospensione feriale, che possono influenzare il calcolo dei termini.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è risultato tardivo, ovvero è stato presentato oltre il termine perentorio di 45 giorni stabilito dalla legge per l’impugnazione.
Come si calcola il termine per l’impugnazione in questo caso specifico?
Il termine di 45 giorni per impugnare è iniziato a decorrere dal 1° settembre 2023. Questo perché la sentenza era stata depositata il 21 giugno 2023 e la decorrenza è stata sospesa durante il periodo feriale (1-31 agosto). Il ricorso, depositato il 19 ottobre 2023, era quindi fuori termine.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile per tardività?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa connessa all’aver proposto un’impugnazione non valida.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 11745 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 6 Num. 11745 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 29/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da COGNOME NOME, nato a Artena il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 09/05/2023 della Corte di appello di Roma visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con la sentenza in epigrafe indicata, la Corte di appello di Roma confermava la sentenza del Tribunale di Velletri del primo ottobre 2018, che aveva condannato l’imputato NOME COGNOME per il reato di cui agli artt. 81 e 314 cod. pen.
Avverso la suddetta sentenza ha proposto ricorso per cassazione l’imputato, denunciando, a mezzo di difensore, i motivi di annullamento, sintetizzati conformemente al disposto dell’art. 173 disp. att. cod. proc. pen.: violazione di legge per omessa notifica all’imputato del decreto di citazione per il giudizio di appello; violazione di legge e vizio di motivazione in relazione all’art. 314 cod. pen. per mancanza degli elementi del reato; violazione di legge e vizio di motivazione in relazione alla mancata valutazione dell’elemento psicologico del
reato e l’imputabilità; violazione di legge e vizio di motivazione in relazione alla mancata concessione di attenuanti.
Il ricorso è tardivo in quanto proposto oltre il termine previsto dalla legge.
La sentenza impugnata del 9 maggio 2023 prevedeva in novanta giorni il termine del deposito delle motivazioni, che veniva a scadere durante il periodo feriale (cfr. Sez. U, n. 42361 del 20/07/2017, COGNOME, Rv. 270586); la sentenza veniva depositata il 21 giugno 2023, così che il termine di 45 giorni per l’impugnazione, ex art. 585, comma 1, lett. c) cod. proc. pen., veniva a decorrere dal primo settembre 2023, con scadenza pertanto prima del giorno di deposito del ricorso (avvenuto con pec del difensore del 19 ottobre 2023).
Il ricorso deve pertanto essere dichiarato inammissibile, de plano, a norma dell’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen.
Segue all’inammissibilità la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e – per i profili di colpa connessi all’irritualità dell’impugnazione (Corte cost. n. 186 del 2000) – di una somma in favore della cassa delle ammende che si stima equo determinare, in rapporto alle questioni dedotte, in euro tremila.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 29/02/2024.