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Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in quanto tardivo. L’ordinanza chiarisce che il termine di 60 giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza non è soggetto a sospensione feriale, un principio che determina la decorrenza dei termini per impugnare e rende il ricorso tardivo se non rispettato.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: la Cassazione Ribadisce l’Importanza dei Termini Processuali

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo nuovamente in luce le conseguenze di un ricorso tardivo, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione offre lo spunto per analizzare come vengono calcolati i termini per l’impugnazione e quale ruolo gioca la sospensione feriale.

I Fatti del Caso

Una persona condannata dal Tribunale di Velletri presentava ricorso per cassazione avverso la sentenza. La sentenza di primo grado era stata deliberata il 6 settembre 2023 e il tribunale si era riservato un termine di 60 giorni per depositare le motivazioni. Il ricorso proposto dall’imputata è stato, tuttavia, ritenuto inammissibile dalla Suprema Corte.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Tardivo

La Corte di Cassazione, con una procedura snella e senza udienza (de plano), ha dichiarato il ricorso inammissibile perché presentato fuori tempo massimo. La questione centrale non era la data di presentazione del ricorso in sé, ma il calcolo del momento esatto da cui quel termine iniziava a decorrere. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa delle norme procedurali relative ai termini per il deposito delle sentenze.

Le Motivazioni: Il Calcolo dei Termini e la Non Applicabilità della Sospensione Feriale

Il cuore della motivazione risiede nell’articolo 544 del Codice di Procedura Penale. Il Tribunale si era riservato 60 giorni per il deposito delle motivazioni. Tale termine scadeva il 5 novembre 2023.

La Corte ha specificato un punto fondamentale, richiamando un autorevole precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 42361 del 2017): la sospensione feriale dei termini non si applica al periodo concesso al giudice per redigere e depositare le motivazioni della sentenza.

Questo significa che i 60 giorni sono corsi ininterrottamente dal 6 settembre, senza beneficiare della pausa estiva. Di conseguenza, il termine per l’imputato per presentare il proprio ricorso iniziava a decorrere da una data anteriore a quella erroneamente calcolata dalla difesa. Questo errore di calcolo ha reso il ricorso presentato inevitabilmente tardivo e, quindi, inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito cruciale per tutti gli operatori del diritto. Dimostra che la gestione dei termini processuali penali richiede la massima attenzione e precisione. Un errore nel calcolare la decorrenza dei termini per l’impugnazione, specialmente riguardo alla non applicabilità della sospensione feriale a determinate fasi, può avere conseguenze fatali per l’esito di un giudizio, precludendo la possibilità di far valere le proprie ragioni in un grado superiore. La perentorietà dei termini non ammette deroghe e la loro violazione comporta la sanzione più grave: l’inammissibilità dell’atto.

Qual è la ragione principale per cui il ricorso è stato considerato tardivo?
Il ricorso è stato ritenuto tardivo perché il termine per la sua presentazione è stato calcolato erroneamente. Il punto di partenza per il calcolo dei termini di impugnazione era la scadenza dei 60 giorni concessi al giudice per il deposito delle motivazioni, un periodo al quale non si applica la sospensione feriale.

La sospensione feriale si applica al termine che il giudice ha per depositare le motivazioni di una sentenza?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito, conformemente a un precedente delle Sezioni Unite, che la sospensione feriale dei termini non si applica al termine previsto dall’art. 544 del codice di procedura penale per il deposito delle motivazioni della sentenza da parte del giudice.

Cosa significa che la Corte procede “de plano”?
Significa che la Corte adotta una procedura semplificata per decidere sul ricorso, senza la necessità di un’udienza pubblica. Questa modalità viene utilizzata nei casi in cui l’esito è palese, come per un ricorso manifestamente inammissibile a causa della sua tardività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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