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Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un appello penale poiché si tratta di un ricorso tardivo. L’ordinanza chiarisce che nel caso di procedimento camerale non partecipato, non si applicano i termini più ampi previsti per l’imputato assente. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 4.000 euro.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso tardivo: la Cassazione chiarisce i termini per l’impugnazione

Nel processo penale, il rispetto delle scadenze è un principio fondamentale. Presentare un atto oltre i termini previsti dalla legge può avere conseguenze definitive, come la dichiarazione di inammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, chiarendo i termini per l’impugnazione in caso di procedimento camerale e confermando che un ricorso tardivo non può essere esaminato. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

Il caso in esame: un appello presentato fuori tempo massimo

Una persona condannata in primo grado proponeva appello avverso la sentenza di primo grado. La Corte d’Appello decideva il caso con un procedimento camerale non partecipato, ovvero senza la celebrazione di un’udienza pubblica e sulla base degli atti. Successivamente, la parte soccombente presentava ricorso per Cassazione contro la decisione d’appello.

Tuttavia, il ricorso veniva depositato il 30 settembre 2024, mentre il termine ultimo per l’impugnazione era scaduto il 18 settembre 2024. La questione centrale, quindi, era stabilire se tale ritardo rendesse il ricorso irrimediabilmente inammissibile.

L’analisi della Corte sul ricorso tardivo

La Suprema Corte ha confermato l’inammissibilità del ricorso. I giudici hanno spiegato che il calcolo dei termini per impugnare dipende dalla natura del procedimento precedente. In questo caso, il giudizio d’appello si era svolto con rito camerale non partecipato, senza che l’imputata avesse avanzato una tempestiva richiesta di partecipazione.

Secondo la giurisprudenza consolidata, in una situazione del genere l’appellante non può essere considerato “giudicato in assenza”, poiché il processo si celebra senza la fissazione di un’udienza alla quale avrebbe diritto di partecipare. Di conseguenza, non si applicano i termini più lunghi previsti per l’imputato assente, ma quelli ordinari. Il ricorso tardivo era quindi palese e non poteva essere sanato.

Le motivazioni della decisione

La decisione della Corte si fonda su precise norme del codice di procedura penale. L’articolo 591, comma 1, lettera c), stabilisce che l’impugnazione è inammissibile quando non sono osservate le disposizioni sui termini. Poiché il ricorso è stato presentato oltre la scadenza, la sua sorte era segnata.

Inoltre, l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale consente alla Corte di Cassazione di dichiarare l’inammissibilità de plano, cioè senza udienza, quando questa è evidente. La tardività del ricorso rientra pienamente in questa casistica. La Corte ha quindi proceduto con una declaratoria immediata, ritenendo superfluo ogni ulteriore approfondimento.

Le conclusioni e le conseguenze pratiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali. Ma non solo: in applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, l’ha anche condannata al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa sanzione pecuniaria è stata giustificata sulla base della “evidente inammissibilità dell’impugnazione”, che impone di attribuire profili di colpa alla parte ricorrente. Come chiarito dalla Corte Costituzionale, la condanna a una sanzione in caso di inammissibilità per colpa non è una sanzione penale, ma una misura con finalità deflattiva, volta a scoraggiare impugnazioni palesemente infondate o, come in questo caso, tardive. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza cruciale di monitorare e rispettare scrupolosamente i termini processuali.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era un ricorso tardivo, cioè è stato presentato dopo la scadenza del termine perentorio fissato dalla legge. Nello specifico, il termine ultimo era il 18 settembre 2024, mentre il deposito è avvenuto il 30 settembre 2024.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile per tardività?
La ricorrente è stata condannata al pagamento integrale delle spese del procedimento e al versamento di una somma di 4.000 euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa evidente nel presentare un’impugnazione fuori termine.

Perché il termine per impugnare non è stato esteso in questo caso?
Il termine non è stato esteso perché il giudizio di appello si era svolto con un “procedimento camerale non partecipato”. La Corte ha specificato che in questo tipo di rito, l’appellante non è considerato “giudicato in assenza” e, pertanto, non può beneficiare dei termini più ampi previsti per tale situazione, dovendo invece rispettare le scadenze ordinarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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