LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso tardivo: quando è inammissibile l’appello PM

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro un’ordinanza del Tribunale. La decisione si fonda sulla tardività dell’impugnazione, presentata oltre il termine di 15 giorni. La Corte sottolinea che un ricorso tardivo non è sanabile nemmeno se l’atto impugnato è considerato abnorme, salvo casi eccezionali di anomalia radicale che provochi una stasi processuale altrimenti irrisolvibile, condizione non riscontrata nel caso di specie.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: La Cassazione e i Limiti all’Impugnazione degli Atti Abnormi

Nel diritto processuale penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce la certezza e la celerità del procedimento. Un ricorso tardivo, ovvero presentato oltre i limiti temporali fissati dalla legge, è destinato all’inammissibilità. Ma cosa accade se l’atto che si intende impugnare è considerato ‘abnorme’, tale da creare una paralisi del processo? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20127/2024, offre un chiarimento fondamentale su questo delicato equilibrio, ribadendo la perentorietà dei termini anche in circostanze eccezionali.

I Fatti del Caso: una Controversia Procedurale

La vicenda ha origine da un procedimento penale per tentato furto aggravato. Il Pubblico Ministero aveva esercitato l’azione penale attraverso la citazione diretta a giudizio, ritenendola la via corretta. Il Tribunale di Milano, tuttavia, non era dello stesso avviso: con un’ordinanza emessa in udienza, ha disposto la restituzione degli atti al PM, sostenendo che per quel tipo di reato fosse necessaria la richiesta di rinvio a giudizio e la celebrazione di un’udienza preliminare.

L’Appello del PM e il Concetto di Atto Abnorme

Ritenendo l’ordinanza del Tribunale un atto ‘abnorme’ – cioè un provvedimento anomalo che causa un’indebita regressione e una stasi del procedimento – il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione. Secondo l’accusa, la decisione del giudice di primo grado violava l’articolo 550 del codice di procedura penale e la giurisprudenza consolidata, che includeva il reato contestato tra quelli per cui è prevista la citazione diretta. Il PM ha inoltre giustificato il ritardo nel deposito del ricorso proprio a causa della situazione di stallo generata dal provvedimento impugnato.

L’Inammissibilità per Ricorso Tardivo: La Decisione della Cassazione

Nonostante le argomentazioni del PM, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione è netta e procedurale: la tardività. Il ricorso era stato depositato ben oltre il termine di quindici giorni previsto dall’articolo 585 del codice di procedura penale, decorrente dalla data dell’udienza in cui l’ordinanza era stata letta.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha chiarito un punto cruciale: il termine per impugnare è perentorio e va rispettato anche quando si contesta un atto abnorme. La giurisprudenza ammette una deroga a questa regola solo in una circostanza estremamente specifica e rara: quando l’atto presenta un’ ‘anomalia funzionale, così radicale e congenita da produrre una stasi processuale superabile unicamente con il ricorso per cassazione’.

Nel caso in esame, la Corte ha ritenuto che tale anomalia radicale non sussistesse. La restituzione degli atti al PM, sebbene potenzialmente errata, non creava una paralisi insuperabile del procedimento. Pertanto, il PM avrebbe dovuto rispettare il termine ordinario di quindici giorni per presentare la sua impugnazione. Il deposito avvenuto quasi un mese dopo la lettura dell’ordinanza ha reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, inammissibile, senza possibilità di esaminarne il merito.

Le Conclusioni: Regole Processuali e Certezza del Diritto

La sentenza ribadisce con forza il valore della certezza del diritto e l’importanza delle regole procedurali. I termini processuali non sono mere formalità, ma strumenti essenziali per garantire la corretta e tempestiva progressione del giudizio. La qualifica di un atto come ‘abnorme’ non concede una ‘licenza’ per ignorare le scadenze legali. Solo in presenza di una patologia procedurale estrema e altrimenti irrisolvibile, i termini possono essere superati. In tutti gli altri casi, la via dell’impugnazione deve essere percorsa con diligenza e nel pieno rispetto dei tempi previsti dal legislatore, pena l’inammissibilità.

È possibile impugnare un atto del giudice considerato ‘abnorme’ anche dopo la scadenza dei termini?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso proposto oltre il termine di 15 giorni è inammissibile per tardività, anche se l’atto è considerato abnorme.

Esiste un’eccezione alla regola della tardività per gli atti abnormi?
Sì, ma è molto restrittiva. I termini per impugnare non operano solo quando l’atto presenta un’anomalia funzionale così radicale e congenita da causare una stasi processuale superabile unicamente con il ricorso per cassazione. Nel caso di specie, questa condizione non è stata ravvisata.

Da quando decorre il termine per impugnare un’ordinanza letta in udienza?
Il termine di quindici giorni per proporre l’impugnazione decorre dalla data dell’udienza in cui l’ordinanza è stata letta, come previsto dall’art. 585, comma 1, lett. a), del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati