Ricorso Tardivo: L’Inammissibilità Secondo la Cassazione
Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. I termini processuali non sono semplici indicazioni, ma requisiti perentori la cui violazione può avere conseguenze definitive. Un recente caso deciso dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 11533/2024 ci offre un chiaro esempio di come un ricorso tardivo possa precludere ogni possibilità di esame nel merito, cristallizzando una decisione giudiziaria. Approfondiamo questa vicenda per capire le ragioni della Corte e le implicazioni pratiche per chi si trova ad affrontare un percorso giudiziario.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una condanna per reati fallimentari, rideterminata in appello a tre anni di reclusione. Contro la sentenza della Corte di Appello, l’imputato aveva proposto ricorso in Cassazione, che era stato dichiarato inammissibile con una sentenza del maggio 2023. Non dandosi per vinto, l’imputato, tramite i suoi difensori, ha tentato un’ultima via: il ricorso straordinario per errore di fatto, previsto dall’art. 625-bis del codice di procedura penale, contro la decisione di inammissibilità della stessa Cassazione.
Il Ricorso Tardivo e la Decisione della Corte
Il fulcro della questione non risiede nel merito della condanna originaria, ma in un aspetto puramente procedurale: la tempistica del ricorso straordinario. La Suprema Corte ha rilevato che l’atto era stato depositato presso la propria Cancelleria ben oltre il termine di sei mesi dalla pubblicazione della sentenza che si intendeva impugnare.
Inoltre, i giudici hanno precisato un altro errore procedurale: il deposito presso la Cancelleria della Corte di Appello di Torino non era valido ai fini della presentazione di questo specifico tipo di impugnazione. La legge, infatti, individua con precisione i luoghi e le modalità per il deposito degli atti, e un errore in tal senso non può che ricadere sulla parte che lo commette.
Di fronte a questa palese tardività, la Corte di Cassazione ha trattato il caso con la procedura semplificata “de plano”, riservata alle impugnazioni che devono essere dichiarate inammissibili senza necessità di udienza. La decisione è stata netta: il ricorso è inammissibile.
Le Motivazioni della Cassazione
Le motivazioni dell’ordinanza sono concise e lapidarie, fondate su principi cardine della procedura penale. In primo luogo, la Corte ha ribadito che il mancato rispetto dei termini perentori stabiliti dalla legge per le impugnazioni costituisce una causa di inammissibilità non sanabile. Il ricorso tardivo è, per definizione, un atto che non può essere preso in considerazione dal giudice.
In secondo luogo, la Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, che disciplina le conseguenze dell’inammissibilità. Questa norma prevede che la parte che ha proposto un ricorso inammissibile sia condannata al pagamento delle spese del procedimento. Ma non solo: la norma prevede anche la condanna al versamento di una somma alla Cassa delle ammende. Tale sanzione pecuniaria può essere evitata solo se il ricorrente dimostra di non avere colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. Nel caso di specie, citando una nota sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000), i giudici non hanno ravvisato elementi per escludere la colpa, quantificando la somma dovuta in tremila euro.
Le Conclusioni
Questa pronuncia ribadisce una lezione fondamentale: nel diritto processuale, la forma è sostanza. Il rispetto scrupoloso dei termini e delle modalità di deposito degli atti è un presupposto imprescindibile per poter far valere le proprie ragioni. Un ricorso tardivo non solo impedisce al giudice di valutare le argomentazioni difensive, ma comporta anche significative conseguenze economiche per il ricorrente. La decisione della Cassazione serve come monito sull’importanza di affidarsi a una difesa tecnica attenta e precisa, in grado di navigare le complessità delle norme procedurali, la cui violazione può risultare fatale per l’esito di un giudizio.
Quando un ricorso straordinario per errore di fatto viene considerato tardivo?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è considerato tardivo quando perviene alla Cancelleria della Corte di Cassazione oltre sei mesi dopo la pubblicazione della sentenza che si intende impugnare.
Qual è il luogo corretto per depositare un ricorso straordinario ex art. 625-bis cod. proc. pen.?
L’ordinanza chiarisce che la Cancelleria della Corte di Appello non è il luogo abilitato a ricevere l’atto di impugnazione, implicando che esso debba essere depositato direttamente presso la Cancelleria della Corte di Cassazione.
Quali sono le conseguenze dell’inammissibilità di un ricorso per tardività?
L’inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in assenza di prove che escludano la sua colpa, anche al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11533 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11533 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 22/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a SALA CONSILINA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 03/05/2023 della CORTE DI CASSAZIONE di ROMA
(dato avviso alle parti udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
NOME COGNOME, per il tramite dei difensori, ha proposto ricorso straordinario ex art. 625-bis avverso la sentenza emessa in data 03/05/2023 dalla V sezione penale di questa Corte, con cui era dichiarato inammissibile il ricorso avverso la sentenza della Corte di appello di Torino in data 8 giugno 2022, che, esclusa la recidiva e riconosciute le circostanze attenuanti generiche prevalenti, rideterminava la pena inflitta al COGNOME per il reato di cui agli artt. 216, 223 L. Fall., in anni 3 di reclusione.
Il ricorso può essere trattato nelle forme «de plano», ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen. – come modificato dalla legge n. 103 del 2017 -, trattandosi di impugnazione che deve essere dichiarata inammissibile per tardività.
Il ricorso è infatti pervenuto alla Cancelleria di questa Corte oltre sei mesi dalla pubblicazione della sentenza impugnata; la Cancelleria della Corte di appello di Torino non era, ai sensi dell’art. 625 bis comma 2 cod. proc. pen., luogo abilitato a ricevere l’atto di impugnazione.
All’inammissibilità del ricorso consegue, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte Cost., sentenza n. 186 del 2000), anche la condanna al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende nella misura che si stima equo determinare in euro tremila.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso, in data 22 febbraio 2024
Il Consigliere estensore
Il Presidente