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Ricorso tardivo: quando è inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per un reato di atti persecutori a causa della sua presentazione tardiva. La Corte chiarisce che il termine aggiuntivo di quindici giorni per l’impugnazione non si applica se l’imputato era presente al processo di primo grado. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, evidenziando l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: la Cassazione Conferma l’Inammissibilità e le Relative Sanzioni

Nel mondo del diritto processuale, i termini sono perentori. Rispettare le scadenze non è solo una buona pratica, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda le gravi conseguenze di un ricorso tardivo, specificando quando non è possibile beneficiare di proroghe. Analizziamo insieme questa decisione per capire la logica dietro l’inammissibilità e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte di Appello che confermava una condanna per il reato di atti persecutori. La sentenza di secondo grado era stata emessa il 9 giugno 2023. I difensori dell’imputato, ricevuta la notifica del dispositivo, avevano tempo per presentare ricorso per cassazione. Tuttavia, il ricorso veniva depositato tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) solo il 20 ottobre 2023, oltre la scadenza fissata per il 15 ottobre 2023.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un unico, ma decisivo, punto: la tardività della sua presentazione. Gli Ermellini hanno constatato che l’atto era stato depositato cinque giorni dopo la scadenza del termine perentorio, rendendolo irricevibile senza necessità di entrare nel merito delle questioni sollevate.

Analisi delle Motivazioni sul Ricorso Tardivo

Il cuore della pronuncia risiede nella spiegazione del perché il ricorso fosse effettivamente tardivo e perché non potesse beneficiare di alcuna estensione dei termini. La difesa, implicitamente, potrebbe aver contato su una norma specifica del codice di procedura penale che concede un termine aggiuntivo.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che il termine aggiuntivo di quindici giorni previsto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, è riservato esclusivamente all’imputato giudicato in assenza. Nel caso specifico, però, l’imputato era stato presente durante il giudizio di primo grado. Questa circostanza è dirimente: la sua presenza in una fase precedente del processo esclude la possibilità di applicare la norma che tutela l’imputato assente. La ratio della legge è infatti quella di garantire un’ulteriore protezione a chi non ha partecipato attivamente al processo, una condizione non riscontrabile nel caso di specie. Pertanto, il termine per impugnare era quello ordinario, scaduto inderogabilmente il 15 ottobre. Il deposito del 20 ottobre è stato, quindi, un ricorso tardivo a tutti gli effetti.

Le conclusioni

La declaratoria di inammissibilità ha comportato due conseguenze economiche dirette per il ricorrente. In primo luogo, la condanna al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, il versamento di una somma di Euro 4.000,00 in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un’impugnazione inammissibile. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: nel diritto, la forma è sostanza e il mancato rispetto dei termini procedurali preclude l’accesso alla giustizia, con costi significativi per chi commette l’errore.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato proposto tardivamente, ovvero depositato dopo la scadenza del termine perentorio stabilito dalla legge per impugnare la sentenza.

Perché non è stato applicato il termine aggiuntivo di quindici giorni per l’impugnazione?
Il termine aggiuntivo non è stato applicato perché tale estensione, prevista dall’art. 581, comma 1-quater, c.p.p., è riservata solo agli imputati giudicati in assenza. Nel caso di specie, l’imputato era stato presente nel giudizio di primo grado.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 4.000,00 Euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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