Ricorso Tardivo: Guida all’Inammissibilità in Cassazione
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio fondamentale. Presentare un atto oltre la scadenza prevista dalla legge può avere conseguenze drastiche, come la dichiarazione di inammissibilità. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su come si calcolano i termini per l’impugnazione, specialmente quando il processo d’appello si è svolto con il cosiddetto ‘rito cartolare’. Analizziamo questo caso per capire perché un ricorso tardivo non ha speranza di essere esaminato nel merito.
I Fatti del Caso: un Appello Depositato Fuori Termine
La vicenda processuale riguarda un imputato la cui sentenza d’appello è stata emessa il 25 giugno 2024, con il deposito delle motivazioni avvenuto due giorni dopo, il 27 giugno. Secondo le norme del codice di procedura penale, il termine per presentare ricorso per Cassazione scadeva il 9 settembre 2024.
Tuttavia, il ricorso è stato depositato solo il 24 settembre 2024, ben oltre la scadenza. La difesa ha probabilmente contato su una possibile estensione dei termini, ma la Suprema Corte ha respinto questa interpretazione, dichiarando il ricorso irrimediabilmente tardivo.
La Decisione della Corte: il Ricorso Tardivo è Inammissibile
La Corte di Cassazione, con una procedura semplificata detta de plano (basata solo sugli atti), ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Questa decisione non entra nel merito delle ragioni dell’imputato, ma si ferma a un controllo preliminare di natura procedurale. L’esito è stato netto: il ricorso, essendo stato presentato fuori tempo massimo, non poteva essere discusso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Tardivo
La decisione si fonda su un’analisi rigorosa delle norme che regolano i termini per le impugnazioni. Vediamo i punti chiave del ragionamento della Corte.
Il Calcolo dei Termini e l’Esclusione della Proroga
Il punto centrale della controversia era l’applicabilità dell’articolo 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Questa norma prevede un’estensione di quindici giorni per il difensore di un imputato giudicato in assenza. La Corte ha chiarito che questa proroga non era applicabile nel caso specifico per due motivi principali:
1. Presenza in primo grado: L’imputato era risultato presente durante il processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato. La condizione di ‘assente’ non poteva quindi essere invocata.
2. Natura del rito d’appello: Il processo d’appello si era svolto con il ‘rito cartolare’, una procedura scritta introdotta durante l’emergenza sanitaria e poi stabilizzata. In questo rito, la partecipazione fisica non è la regola. La Corte ha sottolineato che, non essendo stata formulata alcuna richiesta di trattazione orale e non avendo l’imputato manifestato la volontà di comparire, la sua mancata presenza non poteva essere equiparata a una dichiarazione di assenza ai sensi degli articoli 420 e 420-bis del codice.
Il Principio di Diritto sul Rito Cartolare
La Corte ha rafforzato la sua posizione richiamando un proprio precedente (sentenza n. 1585 del 2024), secondo cui la proroga dei termini non si applica ai ricorsi contro decisioni emesse in appello con rito cartolare non partecipato. Per ottenere l’estensione, sarebbe stato necessario che la condizione di assenza fosse stata formalmente dichiarata secondo le modalità ordinarie, cosa che non avviene nel rito scritto.
Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio di estrema importanza: la perentorietà dei termini processuali è una regola che non ammette deroghe, se non nei casi espressamente previsti dalla legge. L’introduzione di procedure semplificate come il rito cartolare non modifica le regole fondamentali sul calcolo dei tempi per impugnare. Per gli avvocati e i loro assistiti, questa decisione serve come monito: la massima attenzione deve essere posta nel calcolare le scadenze, poiché un errore, anche minimo, può compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa, rendendo un ricorso tardivo e quindi vano.
Quando un ricorso per cassazione è considerato tardivo?
Un ricorso è considerato tardivo quando viene depositato dopo la scadenza del termine perentorio stabilito dalla legge. Nel caso specifico, il termine scadeva il 9 settembre 2024, ma il ricorso è stato presentato il 24 settembre 2024.
La proroga di 15 giorni per l’impugnazione vale se il processo d’appello si è svolto con rito cartolare?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la proroga di quindici giorni, prevista per il difensore dell’imputato giudicato in assenza, non si applica se il giudizio d’appello si è svolto con rito cartolare e non vi è stata una formale dichiarazione di assenza secondo le modalità ordinarie (artt. 420 e 420-bis c.p.p.).
Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per tardività?
Se un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina le questioni di merito. La decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8489 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 8489 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 07/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a ASMARA( ERITREA) il 06/03/1973
avverso la sentenza del 25/06/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata; esaminati i motivi del ricorso di NOME COGNOME udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME
OSSERVA
Ritenuto che il ricorso – presentato dall’imputato che in primo grado è stato giudicato con rito abbreviato – deve essere dichiarato inammissibile perché proposto tardivamente. Invero, la sentenza di appello è stata emessa il 25 giugno 2024, con deposito della motivazione il successivo 27 giugno. Il ricorso è stato depositato il 24 settembre 2024, mentre il termine per presentare il ricorso per cassazione scadeva, ai sensi degli artt. 585, comma 1, lett. b), 544, comma 2, e 598 cod. proc. pen., il 9 settembre 2024;
Rilevato che in primo grado l’imputato risultava presente, non potendo dunque trovare applicazione la previsione di cui all’art. 585, comma 1-bis, cod. proc. pen., che aumenta di quindici giorni i termini per l’impugnazione del difensore dell’imputato giudicato in assenza e che nel caso di specie la Corte di appello ha proceduto in camera di consiglio, con rito cartolare ex art. 23 bis I.n. 176 del 2020, non essendo stata formulata dalle parti richiesta di trattazione orale né avendo l’imputato manifestato la volontà di comparire. Pertanto, opera anche il principio secondo cui «in tema di impugnazioni, la previsione di cui all’art. 585, comma 1-bis, cod. proc. pen., che aumenta di quindici giorni i termini per l’impugnazione del difensore dell’imputato giudicato in assenza, non trova applicazione per il ricorso in cassazione avverso le pronunce rese all’esito di giudizio di appello celebrato in udienza camerale non partecipata nel vigore del rito emergenziale di cui all’art. 23-bis del d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, convertito dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, se la dichiarazione di assenza non sia stata effettuata nelle modalità previste agli artt. 420 e 420-bis cod. proc. pen.» (Sez. 7, ord. 1585 del 07/12/2023 – dep. 12/01/2024, Procida, Rv. 285606 – 01);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con procedura de plano, alla quale segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma, ritenuta congrua in ragione della causa di inammissibilità, di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 07/02/2025