Ricorso Tardivo: la Cassazione Conferma l’Inammissibilità
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare le conseguenze di un ricorso tardivo, ovvero depositato oltre la scadenza prevista dalla legge. Questo caso dimostra come una violazione procedurale possa precludere l’esame nel merito di una questione, con significative conseguenze per il ricorrente.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da un ricorso per cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Firenze, emessa il 18 settembre 2023. La particolarità di tale sentenza risiedeva nella sua ‘motivazione contestuale’, cioè redatta e depositata insieme al dispositivo al termine dell’udienza.
Secondo l’articolo 585, comma 1, lettera a) del codice di procedura penale, in questi casi, il termine per proporre impugnazione è di soli 15 giorni. Di conseguenza, la scadenza ultima per presentare il ricorso era fissata per il 3 ottobre 2023. Tuttavia, il ricorso è stato depositato solo l’11 ottobre 2023, ben oltre il termine perentorio stabilito dalla legge.
L’Analisi del Ricorso Tardivo da Parte della Cassazione
Di fronte a un ricorso tardivo, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che constatarne la palese irricevibilità. I giudici hanno applicato la procedura semplificata ‘de plano’, prevista dall’articolo 610, comma 5-bis del codice di procedura penale. Questa modalità consente alla Corte di decidere senza udienza pubblica quando l’inammissibilità è manifesta, come nel caso di un ritardo nel deposito dell’atto.
La decisione si fonda su un presupposto oggettivo e invalicabile: il decorso del termine previsto a pena di decadenza. La tardività non è un mero vizio formale, ma un errore che impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale dinanzi al giudice dell’impugnazione.
Le Motivazioni della Suprema Corte
Le motivazioni della Corte sono state chiare e lineari. Il calcolo dei termini è un’operazione matematica che non lascia spazio a interpretazioni. La sentenza era stata pronunciata il 18 settembre 2023 con motivazione contestuale, attivando il termine breve di 15 giorni. Il deposito effettuato l’11 ottobre 2023 era inequivocabilmente avvenuto quando il termine era già scaduto da diversi giorni.
La Corte ha inoltre specificato che, in assenza di prove che dimostrino una causa di forza maggiore o un caso fortuito che abbia impedito il rispetto dei termini (‘senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità’), la sanzione della inammissibilità è inevitabile. A questa si aggiungono le conseguenze economiche previste dalla legge.
Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche
La declaratoria di inammissibilità del ricorso ha comportato due conseguenze dirette e onerose per il ricorrente. In primo luogo, la condanna al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende. Quest’ultima sanzione ha una funzione dissuasiva, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o, come in questo caso, irricevibili.
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque operi nel diritto: la diligenza nel rispetto delle scadenze processuali è un dovere imprescindibile. Un errore procedurale, anche se apparentemente piccolo, può avere effetti definitivi, rendendo vano ogni sforzo di difesa nel merito.
Qual è il termine per impugnare una sentenza penale con motivazione contestuale?
Secondo l’art. 585, comma 1, lett. a) del codice di procedura penale, il termine per proporre impugnazione è di 15 giorni dalla pronuncia della sentenza.
Cosa accade se un ricorso in Cassazione viene depositato oltre il termine previsto?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate e la sentenza impugnata diventa definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle Ammende, equitativamente fissata dal giudice (in questo caso, tremila euro).
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21828 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21828 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 22/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
BRAZ COGNOME NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 18/09/2023 della CORTE APPELLO di FIRENZE
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
n. 46338/23 COGNOME
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
NOME COGNOME ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata, chiedendo l’annullamento del provvedimento impugnato.
Il ricorso risulta essere tardivo in quanto depositato in data 11 ottobre 2023, ovveros oltre il termine di 15 giorni previsto dall’art. 585, comma 1, lett. a) cod. proc. pen., e stata la sentenza pronunciata il 18 settembre 2023, con motivazione contestuale. Il termine finale previsto a pena di decadenza per l’impugnativa innanzi a questa Corte era scaduto il 3 ottobre 2023 ed era dunque decorso al momento del deposito del presente ricorso.
Il ricorso può essere trattato nelle forme «de plano», ai sensi dell’art. 610, comma 5 -bis, cod. proc. pen. -come modificato dalla legge n. 103 del 2017- e ne deve essere pronunciata l’inammissibilità, seguendo a tale esito, in mancanza di elementi per ritenere che “la par abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa d inammissibilità”, l’onere delle spese del procedimento, nonché quello del versamento di una somma, in favore della Cassa delle Ammende, equitativamente fissata come in dispositivo.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processual e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 22/04/2024