Ricorso Tardivo: La Cassazione chiarisce quando non serve l’avviso d’udienza
Il rispetto dei termini è un pilastro fondamentale del sistema giudiziario. Un ricorso tardivo può avere conseguenze definitive, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il provvedimento analizza il caso di un ricorso dichiarato inammissibile perché basato sulla mancata comunicazione di un’udienza che, secondo la Corte, non era dovuta. Questa decisione ribadisce l’importanza cruciale della tempestività nell’esercizio del diritto di impugnazione e chiarisce l’applicazione della procedura semplificata in Cassazione.
I Fatti del Caso: Il Contesto dell’Appello
Un soggetto proponeva ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando che una precedente decisione, emessa a suo carico, fosse stata resa senza la previa comunicazione della data dell’udienza fissata per la trattazione. Il ricorrente sosteneva che tale omissione avesse leso il suo diritto di difesa.
L’impugnazione oggetto della doglianza era una sentenza della Corte di appello di Brescia. La difesa del ricorrente, attraverso lo strumento previsto dall’art. 625 bis c.p.p., mirava a far rilevare questo presunto vizio procedurale per ottenere un nuovo esame del caso.
La Decisione della Corte sul Ricorso Tardivo
La Corte di Cassazione ha esaminato gli atti e ha rigettato le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si è basata su un punto procedurale dirimente: il giudizio di legittimità precedente, che aveva portato alla sentenza impugnata, era stato definito con una procedura semplificata, ovvero ‘senza formalità’.
L’Applicazione dell’Art. 610, comma 5 bis, c.p.p.
La Corte ha specificato che la procedura semplificata è stata adottata in piena conformità con quanto previsto dall’art. 610, comma 5 bis, del codice di procedura penale. Questa norma consente alla Corte di Cassazione di decidere su un ricorso senza fissare un’udienza quando l’impugnazione è ritenuta inammissibile per manifesti vizi, come appunto la tardività. In questi casi, non è richiesto alcun avviso alle parti, poiché non si svolge un’udienza di discussione.
Le Motivazioni
Le motivazioni della Corte sono state chiare e lineari. Il ricorso originario, proposto contro la sentenza della Corte d’appello, era stato considerato tardivo. Poiché la tardività è una causa di inammissibilità che emerge con evidenza dagli atti, la Cassazione ha applicato la procedura camerale non partecipata. Di conseguenza, la doglianza relativa alla mancata comunicazione dell’udienza è stata giudicata infondata, in quanto nessuna udienza era prevista o dovuta per legge.
La Corte ha concluso che, essendo il ricorso basato su un presupposto errato, esso stesso doveva essere dichiarato inammissibile. Come conseguenza diretta di tale declaratoria, ai sensi dell’art. 616, comma 1, c.p.p., il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.
Le Conclusioni
Questa ordinanza offre un importante monito sulle conseguenze di un ricorso tardivo. Non solo l’impugnazione non viene esaminata nel merito, ma può innescare una procedura accelerata in Cassazione che esclude la necessità di comunicare un’udienza. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, emerge con forza l’imperativo di rispettare scrupolosamente i termini processuali. Qualsiasi ritardo può precludere non solo la possibilità di far valere le proprie ragioni, ma anche di partecipare alle fasi successive del giudizio di legittimità, con l’ulteriore aggravio di sanzioni economiche.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si basava sulla mancata comunicazione di un’udienza che, secondo la Corte, non era dovuta. Il giudizio precedente era stato definito senza formalità poiché l’appello originario era stato ritenuto tardivo.
È sempre necessaria la comunicazione dell’udienza in Corte di Cassazione?
No. Secondo l’ordinanza, in base all’art. 610, comma 5 bis, c.p.p., se un ricorso è ritenuto tardivo (e quindi inammissibile), la Corte può decidere senza le formalità di un’udienza pubblica, e di conseguenza non è richiesto alcun avviso alle parti.
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato, come previsto dall’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4047 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4047 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 28/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a POMPEI il 04/11/1979
avverso l’ordinanza del 27/03/2024 della CORTE DI CASSAZIONE di ROMA
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udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
letto il ricorso proposto ex ad 625 bis cpp nell’interesse di NOME COGNOME avverso sentenza in epigrafe con il quale la difesa del ricorrente lamenta che la relativa decisione è st resa senza previa comunicazione dell’udienza fissata per la definizione dell’impugnazione proposta avverso la sentenza della Corte di appello di Brescia del 10 ottobre 2023 ;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che il ricorso è inammissibile perché nel caso il giudizio di legittimità sfociato sentenza gravata è stato definito senza formalità in ragione di quanto previsto dall’art. 6 comma 5 bis, cpp perché ritenuto tardivo sì che non occorreva alcun avviso;
considerato, infine, che alla declaratoria della rilevata ragione di inammissibilità conseguo anche le statuizioni di cui all’art. 616, comma 1, cod. proc. pen., definite nei termini di dispositivo che segue
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle Ammende.
Così deciso il 28/10/2024.