Ricorso Tardivo: Guida Pratica ai Termini di Impugnazione
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio fondamentale che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare le gravi conseguenze di un ricorso tardivo, illustrando come un errore di pochi giorni possa precludere l’accesso al giudizio di legittimità. Questo caso evidenzia l’importanza di un calcolo scrupoloso dei termini per impugnare una sentenza.
Il caso in esame: un ricorso presentato fuori termine
Un imputato, condannato dalla Corte di Appello di Bologna per i delitti di cui agli articoli 385 e 455 del codice penale, ha presentato ricorso per cassazione. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado con la concessione delle attenuanti generiche, aveva confermato la condanna. L’imputato ha quindi deciso di rivolgersi alla Suprema Corte per contestare la decisione.
Tuttavia, l’esito del ricorso è stato netto e immediato: la Corte di Cassazione lo ha dichiarato inammissibile senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate.
Il calcolo dei termini e il ricorso tardivo
La chiave della decisione risiede interamente nella tempistica della presentazione del ricorso. La legge stabilisce termini perentori per le impugnazioni. Nel caso specifico, la sentenza della Corte d’Appello è stata pronunciata il 20 febbraio 2024, con un termine di sessanta giorni per il deposito delle motivazioni. La Corte ha depositato le motivazioni il 13 marzo 2024, ben prima della scadenza.
A partire da quella data, la difesa aveva quarantacinque giorni per presentare ricorso. Un punto cruciale, evidenziato dalla Cassazione, è l’inapplicabilità dell’aumento di quindici giorni previsto dall’art. 585, comma 1-bis, c.p.p. Tale estensione è prevista solo in determinate circostanze, ma non quando l’imputato è presente all’udienza in cui viene letta la sentenza, come accaduto in questo caso. Di conseguenza, il termine ultimo per il ricorso scadeva il 5 giugno 2024.
Le motivazioni della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un semplice ma inappellabile calcolo matematico. Il ricorso è stato presentato il 7 giugno 2024, ovvero due giorni dopo la scadenza del termine perentorio. Questa tardività ha reso il ricorso inammissibile de plano, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Ciò significa che l’inammissibilità era così evidente da non richiedere nemmeno la convocazione di un’udienza formale, potendo essere dichiarata direttamente dal giudice sulla base degli atti.
La Corte ha ribadito che il mancato rispetto dei termini processuali costituisce una violazione non sanabile, che impedisce al giudice di esaminare le ragioni di merito dell’impugnazione. La tardività, come previsto dall’art. 591, comma 1, lett. c), c.p.p., è una delle cause tipiche di inammissibilità.
Le conclusioni: conseguenze dell’inammissibilità
Le conseguenze di un ricorso tardivo non si limitano alla semplice impossibilità di far valere le proprie ragioni. La dichiarazione di inammissibilità comporta, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha condannato l’imputato a versare una somma di quattromila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è giustificata dal fatto che l’evidente inammissibilità dell’impugnazione denota un profilo di colpa da parte del ricorrente, che ha attivato inutilmente la macchina della giustizia. La decisione si allinea a un consolidato orientamento giurisprudenziale, che sanziona l’uso negligente degli strumenti processuali.
Quando un ricorso per cassazione è considerato tardivo?
Un ricorso è tardivo quando viene depositato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge. Nel caso specifico, il termine era di quarantacinque giorni dal deposito delle motivazioni della sentenza d’appello, e il ricorso è stato depositato due giorni dopo la scadenza.
Il termine per proporre ricorso aumenta se l’imputato era presente all’udienza?
No. La Corte ha chiarito che l’aumento di quindici giorni previsto dall’art. 585, comma 1-bis, c.p.p. non si applica se l’imputato era presente all’udienza in cui è stata pronunciata la sentenza, come emergeva dal verbale.
Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per tardività?
Se un ricorso è dichiarato inammissibile per tardività, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, in quanto la presentazione di un ricorso palesemente inammissibile è considerata una condotta colposa.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3179 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3179 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 09/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a NAPOLI il 24/02/1991
avverso la sentenza del 20/02/2024 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza della Corte di appello d Bologna che, in parziale riforma della pronuncia di primo grado, ha concesso le circostanze attenuan generiche con giudizio di equivalenza e ha rideterminato in mitius il trattamento sanzionatorio, confermando la condanna per i delitti di cui agli artt. 385, comma 3, e 455 cod. pen.;
ritenuto che il ricorso è inammissibile poiché tardivo (art. 591, comma 1, lett. c), cod. proc pen.), in quanto:
la sentenza impugnata è stata pronunciata il 20 febbraio 2024, con termine per il deposit della motivazione fissato in giorni sessanta;
la motivazione è stata tempestivamente depositata il 13 marzo 2024;
il termine di quarantacinque giorni per proporre ricorso per cassazione, nella specie, n deve essere aumentato di quindici giorni ex art. 585, comma 1 -bis, cod. proc. pen. poiché l’imputato era presente (cfr. verbale dell’udienza del 20 febbraio 2024); ed esso era già spirato (segnatamen in data 5 giugno 2024) allorché il ricorso è stato presentato (il 7 giugno 2024);
ritenuto che all’inammissibilità – da dichiararsi de plano ai sensi dell’art. 610, comma 5bis, cod. proc. pen. – consegue, ex art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali nonché al versamento, in favore della Cassa delle ammende, di una somma che appare equo determinare in euro quattromila, atteso che l’evidente inammissibilit dell’impugnazione impone di attribuirgli profili di colpa (cfr. Corte cost., sent. n. 186 del 13/ Sez. 1, n. 30247 del 26/01/2016, COGNOME, Rv. 267585 – 01);
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spes processuali e della somma di euro quattromila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 09/10/2024.