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Ricorso tardivo: no proroga nel rito camerale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché tardivo. La sentenza chiarisce che il termine per l’impugnazione di una sentenza emessa in un procedimento camerale non partecipato è di quindici giorni e non può beneficiare della proroga prevista per l’imputato giudicato in assenza. Questo perché, in tale rito, non è prevista una udienza a cui l’imputato abbia diritto di partecipare, rendendo inapplicabile l’estensione dei termini.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: Quando i Termini per l’Appello Non Perdonano

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce certezza e ordine. Un ricorso tardivo può vanificare ogni sforzo difensivo, precludendo l’accesso a un ulteriore grado di giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione su come calcolare i termini per l’impugnazione, specialmente quando il giudizio d’appello si svolge con rito camerale non partecipato.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Firenze che, riformando parzialmente una decisione di primo grado, confermava la responsabilità penale di un imputato per il reato di danneggiamento, pur dichiarando prescritta un’altra contravvenzione.

L’imputato, non soddisfatto della decisione, decideva di presentare ricorso per Cassazione. Tuttavia, il ricorso veniva depositato il 22 marzo 2023, contro una sentenza pronunciata il 20 febbraio 2023. Questa discrepanza temporale è diventata il fulcro della successiva decisione della Suprema Corte.

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso Tardivo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile poiché presentato oltre i termini di legge. La sentenza impugnata era stata pronunciata all’udienza del 20 febbraio 2023, con motivazione contestuale. Secondo l’articolo 585, comma 1, lettera a) del codice di procedura penale, il termine per proporre impugnazione in questo caso è di quindici giorni.

Il punto cruciale sollevato implicitamente dalla difesa era se potesse applicarsi l’aumento di ulteriori quindici giorni previsto dall’articolo 585, comma 1-bis, per l’imputato giudicato “in assenza”. La Corte ha risposto negativamente, spiegando in modo chiaro le ragioni di tale esclusione.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha basato la sua decisione sulla natura specifica del procedimento con cui si era svolto il giudizio d’appello: un procedimento camerale non partecipato. In questa modalità, il processo si celebra senza la fissazione di un’udienza a cui le parti hanno diritto di partecipare fisicamente. Le decisioni vengono prese sulla base degli atti scritti.

Di conseguenza, l’imputato non può essere considerato “giudicato in assenza”. La nozione di “assenza” presuppone infatti l’esistenza di un’udienza a cui l’imputato, pur avendone diritto, sceglie di non presenziare. Se non c’è un’udienza partecipata, non può esserci un “assente”.

Pertanto, la norma che concede un termine aggiuntivo per l’impugnazione all’imputato assente non è applicabile. Il termine corretto rimaneva quello ordinario di quindici giorni, che, nel caso di specie, era già scaduto al momento della presentazione del ricorso. Il ricorso tardivo è stato quindi dichiarato inammissibile “de plano”, senza neppure entrare nel merito dei motivi sollevati.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: la classificazione del rito processuale ha conseguenze dirette e inderogabili sui termini di impugnazione. Gli avvocati devono prestare la massima attenzione alla natura del procedimento (ordinario, camerale partecipato o non partecipato) per calcolare correttamente le scadenze.

L’errore nel calcolo può costare caro, portando all’inammissibilità del ricorso e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La pronuncia serve come monito sull’importanza di non dare per scontate le proroghe e di analizzare con scrupolo il contesto procedurale in cui una sentenza viene emessa, per evitare di incorrere in un irrimediabile ricorso tardivo.

Qual è il termine per impugnare una sentenza emessa con motivazione contestuale in un rito camerale non partecipato?
Il termine per l’impugnazione è di quindici giorni, come previsto dall’art. 585, comma 1, lett. a) del codice di procedura penale.

La proroga di quindici giorni per l’imputato giudicato in assenza si applica ai procedimenti camerali non partecipati?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che tale proroga non si applica perché in un procedimento camerale non partecipato non è prevista un’udienza a cui l’imputato abbia diritto di presenziare, pertanto non può essere considerato ‘giudicato in assenza’.

Cosa comporta la presentazione di un ricorso tardivo?
La presentazione di un ricorso oltre i termini di legge ne determina l’inammissibilità. Di conseguenza, la Corte non esamina il merito della questione e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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