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Ricorso tardivo: l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una condanna per furto aggravato. La decisione si basa sul fatto che il ricorso è tardivo, essendo stato presentato oltre il termine perentorio di legge. L’ordinanza chiarisce il calcolo dei termini per l’impugnazione, includendo la sospensione feriale, e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: Guida Pratica ai Termini per l’Impugnazione Penale

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Un errore nel calcolo delle scadenze può avere conseguenze irreversibili, come la perdita del diritto di impugnare una sentenza. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio pratico di come un ricorso tardivo conduca inesorabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme questo caso per comprendere le regole fondamentali sui termini di impugnazione.

I Fatti del Caso: Un Errore di Calcolo Fatale

Un imputato, condannato dalla Corte di Appello per il reato di furto aggravato in concorso, decideva di presentare ricorso per Cassazione. La sentenza di secondo grado era stata pronunciata in udienza, alla quale l’imputato aveva partecipato in videocollegamento. Il giudice non si era riservato un termine specifico per il deposito delle motivazioni, facendo così scattare i termini ordinari previsti dal codice di procedura penale.

Tuttavia, il ricorso veniva depositato ben oltre la scadenza ultima, portando la Suprema Corte a esaminarne unicamente la tempestività, senza entrare nel merito delle doglianze.

Il Calcolo dei Termini e il Ricorso Tardivo

Per comprendere perché il ricorso è stato considerato tardivo, è fondamentale ricostruire il calcolo dei termini processuali. La disciplina è dettata da una combinazione di articoli del codice di procedura penale.

1. Termine per il deposito della sentenza: In assenza di un termine specifico fissato dal giudice, l’art. 544, comma 2, c.p.p. stabilisce che la sentenza deve essere depositata entro quindici giorni dalla pronuncia. Nel caso di specie, essendo la sentenza stata pronunciata il 4 luglio 2024, il termine ultimo per il deposito scadeva il 19 luglio 2024.

2. Termine per l’impugnazione: L’art. 585, comma 1, lettera b), c.p.p. prevede un termine di trenta giorni per impugnare quando, come in questo caso, la motivazione viene depositata entro il quindicesimo giorno. Cruciale è l’art. 585, comma 2, lettera c), il quale stabilisce che tale termine decorre dalla scadenza del termine legale per il deposito, anche se la sentenza è stata depositata prima.

3. La Sospensione Feriale: A complicare il calcolo interviene la sospensione feriale dei termini, che va dal 1° al 31 agosto di ogni anno. Questo periodo non viene conteggiato nel calcolo delle scadenze.

Applicando queste regole, il termine finale per proporre ricorso era il 18 settembre 2024. Il ricorso, invece, è stato presentato solo il 3 ottobre 2024, rendendolo palesemente un ricorso tardivo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, di fronte a un errore così evidente, non ha potuto fare altro che dichiarare l’inammissibilità del ricorso. I giudici hanno applicato la procedura semplificata prevista dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p., che consente di decidere senza formalità quando l’inammissibilità è manifesta, come nel caso di un ricorso tardivo.

La decisione sottolinea la natura perentoria dei termini processuali: una volta scaduti, il diritto di impugnazione si estingue. La Corte ha inoltre condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che funge da deterrente contro la presentazione di impugnazioni palesemente inammissibili.

Conclusioni: L’Importanza della Diligenza Processuale

Questo caso ribadisce un principio fondamentale: la diligenza nel calcolo dei termini processuali è un dovere imprescindibile per la difesa. Un semplice errore di calcolo, che non ha tenuto conto della decorrenza e della sospensione feriale, ha precluso all’imputato la possibilità di far valere le proprie ragioni davanti al giudice di legittimità, rendendo definitiva la condanna. L’ordinanza serve da monito sulla rigidità delle norme procedurali e sulle gravi conseguenze economiche e legali che derivano dalla loro inosservanza.

Perché il ricorso è stato dichiarato tardivo?
Il ricorso è stato dichiarato tardivo perché è stato depositato il 3 ottobre 2024, mentre il termine ultimo per l’impugnazione, calcolato tenendo conto del termine per il deposito della sentenza e della sospensione feriale, era scaduto il 18 settembre 2024.

Come si calcola il termine per impugnare una sentenza penale quando il giudice non indica un termine per il deposito?
Il termine per impugnare (in questo caso 30 giorni) decorre dalla scadenza del termine legale di 15 giorni concesso al giudice per depositare la sentenza. A questo calcolo va applicata la sospensione feriale dei termini (1-31 agosto), durante la quale il decorso si interrompe per poi riprendere.

Quali sono le conseguenze di un ricorso tardivo?
Un ricorso tardivo viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso ammontava a quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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