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Ricorso tardivo: la guida completa sulla decadenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché depositato oltre il termine di 45 giorni stabilito dalla legge. Il caso riguarda un ricorso tardivo avverso una sentenza della Corte d’Appello, depositato dopo la scadenza del termine perentorio. La Suprema Corte ha confermato che il mancato rispetto dei termini comporta la decadenza dall’impugnazione e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: Quando il Tempo è Nemico della Giustizia

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Presentare un atto oltre la scadenza prevista dalla legge può avere conseguenze irreversibili, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione. In questo articolo, analizzeremo un caso emblematico di ricorso tardivo, spiegando perché è stato dichiarato inammissibile e quali lezioni pratiche possiamo trarne.

I Fatti del Caso

Una persona aveva presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Firenze. La sentenza di secondo grado era stata pronunciata il 25 maggio 2023, con un termine di 45 giorni per il deposito delle motivazioni, effettivamente avvenuto il 16 giugno 2023. Secondo le norme del codice di procedura penale, il termine per proporre l’impugnazione successiva scadeva il 26 settembre 2023. Tuttavia, il ricorso per cassazione è stato depositato solo il 7 novembre 2023, ben oltre il limite massimo consentito. Di conseguenza, la Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi sulla sua ammissibilità.

Le Conseguenze di un Ricorso Tardivo

La questione centrale ruotava attorno all’articolo 585 del codice di procedura penale, che stabilisce i termini per le impugnazioni. In questo specifico caso, essendo stato fissato un termine di 45 giorni per il deposito della sentenza, il ricorrente aveva a disposizione 45 giorni successivi per presentare il proprio ricorso. Il calcolo è perentorio: superato quel termine, si incorre nella decadenza, ovvero nella perdita del diritto di impugnare. Il deposito effettuato con oltre un mese di ritardo ha reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, irricevibile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21825/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso in modo netto e inequivocabile. I giudici hanno evidenziato che il ricorso era stato depositato “tardivo”, cioè oltre il termine perentorio di 45 giorni previsto dall’art. 585, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. La Corte ha applicato la procedura semplificata “de plano”, prevista dall’art. 610, comma 5-bis, riservata ai casi di manifesta inammissibilità, senza nemmeno la necessità di un’udienza. Poiché non sono emersi elementi per ritenere che il ritardo fosse dovuto a cause non imputabili al ricorrente, la Corte ha proceduto a pronunciare l’inammissibilità. A questa pronuncia è seguita, come da prassi, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, a titolo di sanzione per aver promosso un ricorso inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine della procedura penale: la perentorietà dei termini per le impugnazioni non ammette deroghe, salvo casi eccezionali di colpa non imputabile. La decisione sottolinea l’importanza di una gestione diligente e tempestiva delle scadenze processuali da parte dei difensori e delle parti. Un errore nel calcolo o un ritardo nel deposito possono vanificare ogni possibilità di far valere le proprie ragioni in un grado di giudizio superiore. Il caso serve da monito: nel processo, il tempo non è una variabile negoziabile, ma un requisito di ammissibilità che, se violato, chiude definitivamente le porte a ulteriori riesami della vicenda giudiziaria.

Qual è il termine per presentare un ricorso per cassazione in questo caso?
Il termine previsto dall’art. 585, comma 1, lett. c) cod. proc. pen. era di 45 giorni, decorrenti dalla scadenza del termine per il deposito della sentenza impugnata.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tardivo, essendo stato depositato il 7 novembre 2023, mentre il termine ultimo per l’impugnazione era scaduto il 26 settembre 2023.

Quali sono le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso?
L’inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, oltre all’impossibilità per la Corte di esaminare il merito della questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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