Ricorso Tardivo: La Cassazione Applica le Nuove Regole della Riforma Cartabia
Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato l’importanza cruciale del rispetto dei termini per impugnare, soprattutto alla luce delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia. Il caso in esame ha portato alla dichiarazione di inammissibilità di un’impugnazione a causa di un ricorso tardivo, dimostrando come un errore procedurale possa vanificare qualsiasi argomentazione di merito. Questo provvedimento serve da monito per tutti gli operatori del diritto sulla necessità di un’attenta osservanza delle nuove scadenze processuali.
La Vicenda Processuale
La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che, in parziale riforma di una decisione di primo grado, aveva dichiarato estinti per prescrizione alcuni reati ma aveva rideterminato la pena per un’altra imputazione, relativa a false attestazioni di rapporti di lavoro, a due anni di reclusione. La sentenza d’appello era stata emessa il 12 dicembre 2024.
Il Ricorso in Cassazione
L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge. In particolare, sosteneva che la Corte d’Appello avrebbe dovuto dichiarare la prescrizione anche per il reato residuo per cui era stato condannato. La difesa puntava a un riesame della decorrenza dei termini di prescrizione, ritenendo che anche quest’ultimo capo d’imputazione fosse ormai estinto.
L’Inammissibilità per Ricorso Tardivo alla Luce della Riforma Cartabia
La Corte di Cassazione non è entrata nel merito della questione sollevata dalla difesa. L’attenzione dei giudici si è concentrata esclusivamente su un aspetto preliminare e dirimente: la tempestività del ricorso. Il ricorso è stato infatti depositato il 28 gennaio 2025, una data che, secondo la Corte, superava il termine massimo consentito dalla legge.
Il Calcolo dei Termini
La Corte ha spiegato che, essendo la sentenza impugnata stata pronunciata dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), si applicano i nuovi termini previsti dall’articolo 585 del codice di procedura penale. Nello specifico, per le sentenze con motivazione contestuale emesse in assenza dell’imputato, il termine per impugnare è di trenta giorni (quindici giorni ordinari più ulteriori quindici). Poiché la sentenza d’appello era del 12 dicembre 2024, il termine ultimo per presentare il ricorso scadeva l’11 gennaio 2025. Il deposito effettuato il 28 gennaio 2025 risultava, quindi, palesemente tardivo.
La Procedura “De Plano”
Data l’evidente e assorbente causa di inammissibilità, la Corte ha trattato il caso con la procedura semplificata “de plano”, come previsto dall’articolo 610 del codice di procedura penale, decidendo sulla base degli atti senza la necessità di un’udienza pubblica.
Le Motivazioni della Corte
La Corte Suprema ha motivato la propria decisione evidenziando che la tardività della proposizione del ricorso è un vizio insanabile che ne comporta l’immediata declaratoria di inammissibilità. I giudici hanno sottolineato come il combinato disposto dei commi 1 e 1-bis dell’art. 585 c.p.p., così come modificato dalla Riforma Cartabia, stabilisca in modo inequivocabile un termine di trenta giorni per l’impugnazione in casi come quello di specie. Il termine decorreva dalla data di emissione della sentenza d’appello e non da altre date o comunicazioni. Il mancato rispetto di questa scadenza perentoria ha reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, ha impedito alla Corte di valutare le ragioni, potenzialmente fondate, relative alla prescrizione del reato.
Le Conclusioni
La decisione in commento è un chiaro segnale sull’importanza della diligenza e della precisione nel calcolo dei termini processuali penali. La Riforma Cartabia ha introdotto modifiche significative che richiedono la massima attenzione da parte dei difensori. Un errore, come il deposito di un ricorso tardivo, ha conseguenze definitive: non solo impedisce l’esame nel merito delle doglianze, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La sentenza impugnata diventa così definitiva, con tutte le conseguenze del caso per l’imputato.
Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato respinto?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato presentato in ritardo, ovvero oltre il termine perentorio di trenta giorni previsto dalla legge per l’impugnazione.
Quale termine per l’impugnazione si applica dopo la Riforma Cartabia in un caso come questo?
Per una sentenza penale emessa con motivazione contestuale e in assenza dell’imputato, la Riforma Cartabia ha fissato il termine per impugnare in trenta giorni, decorrenti dalla data di emissione della sentenza stessa.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 5 Num. 15988 Anno 2025
REPUBBLICA ITALIANA
Penale Ord. Sez. 5 Num. 15988 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 27/03/2025
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
QUINTA SEZIONE PENALE
Composta da
NOME COGNOME
Presidente –
Ord. n. sez. 455/2025
NOME COGNOME
CC – 27/03/2025
NOME COGNOME
R.G.N. 6413/2025
NOME SESSA
– Relatore –
NOME COGNOME
ha pronunciato la seguente
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME NOME nato a GIOIA COGNOME il 15/11/1958 avverso la sentenza del 12/12/2024 della Corte d’appello di Reggio Calabria
Udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME.
RITENUTO IN FATTO
In data 12 dicembre 2024, la Corte di appello di Reggio Calabria, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Palmi emessa in data 2 marzo 2018, appellata da COGNOME NOMECOGNOME ha dichiarato non doversi procedere in ordine ai reati ascrittigli ai capi B ed E dell’imputazione perché estinti per intervenuta prescrizione e ha rideterminato la pena inflitta al predetto imputato per il residuo reato di cui al capo C (false attestazioni di rapporti di lavoro) in anni due di reclusione.
Avverso detta pronuncia ricorre per cassazione l’imputato, tramite il difensore di fiducia, denunciando l’erronea applicazione di legge per non avere la Corte di merito rilevato la prescrizione anche dei reati contestati al Delfino al capo C della rubrica.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso è stato trattato con procedura « de plano », ai sensi dell’art. 610, comma , cod. proc. pen. – come introdotto dalla legge n. 103 del 2017 – essendo inammissibile per l’assorbente rilievo da riconoscere alla tardività della sua proposizione, avvenuta solo in data 28.1.2025, ovvero oltre il termine di trenta giorni di cui al combinato disposto del comma primo e del comma 1-bis dell’art. 585 cod. proc. pen. (giorni quindici + altri giorni quindici, risultando la sentenza pronunciata con motivazione contestuale all’esito di giudizio celebrato in assenza dell’imputato, in epoca successiva al 30.12.2022, data di entrata in vigore della riforma Cartabia di cui al d.lgs. n. 150/2022), decorrente dal 12.12.2024, data di emissione della sentenza pronunciata con motivazione contestuale, come previsto dalla lettera b) del secondo comma della medesima disposizione; termine di trenta giorni, quindi, scaduto il 11.1.2025, giorno non festivo.
Alla declaratoria d’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento della somma di Euro 4.000,00 a favore della Cassa delle ammende.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 4.000,00 in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 27/03/2025.
Il Consigliere estensore
Il Presidente NOME COGNOME
NOME COGNOME