Ricorso Tardivo: Guida Pratica ai Termini Perentori e alle Conseguenze
Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. Il rispetto delle scadenze procedurali non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. Un ricorso tardivo, ovvero depositato oltre i termini di legge, può vanificare ogni possibilità di far valere le proprie ragioni. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze irrevocabili legate al mancato rispetto dei termini perentori per l’impugnazione.
I Fatti del Caso
Il caso analizzato riguarda un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello. La sentenza di secondo grado era stata emessa l’8 novembre 2023 e prevedeva un termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Tale termine scadeva quindi il 6 febbraio 2024.
Secondo le norme procedurali, il termine per proporre ricorso in Cassazione è di 45 giorni, che in questo caso decorrevano dal 6 febbraio 2024. La scadenza ultima per il deposito del ricorso era fissata, di conseguenza, al 22 marzo 2024. Tuttavia, il ricorso è stato depositato solo il 29 marzo 2024, ovvero una settimana dopo il termine massimo consentito.
La Decisione della Corte di Cassazione sul ricorso tardivo
Di fronte a questa situazione, la Corte di Cassazione ha agito in modo netto e conforme alla legge. Gli Ermellini hanno dichiarato il ricorso inammissibile. È importante sottolineare che la Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente; la tardività del deposito ha precluso in radice qualsiasi esame delle argomentazioni difensive.
La declaratoria di inammissibilità ha comportato due ulteriori conseguenze negative per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un principio consolidato, secondo cui la verifica della tempestività del ricorso è un’attività che il giudice deve compiere d’ufficio. I termini per impugnare sono perentori, ovvero non ammettono proroghe o deroghe, e il loro mancato rispetto determina automaticamente l’inammissibilità dell’atto.
La Cassazione ha chiarito il meccanismo di calcolo: il termine di 45 giorni per ricorrere non decorre dalla data di effettivo deposito delle motivazioni della sentenza precedente, ma dalla data in cui quel deposito sarebbe dovuto avvenire (in questo caso, allo scadere dei 90 giorni). Il fatto che la sentenza sia stata depositata puntualmente non sposta la data di decorrenza del termine successivo. Il calcolo è rigido e non lascia spazio a interpretazioni. La tardività, anche di un solo giorno, è fatale.
Conclusioni: L’Importanza del Rispetto dei Termini
Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per chiunque operi nel settore legale: la diligenza nel monitorare e rispettare le scadenze procedurali è un dovere imprescindibile. Un ricorso tardivo non solo impedisce al giudice di valutare la fondatezza delle proprie ragioni, ma comporta anche sanzioni economiche significative. La perentorietà dei termini processuali è posta a garanzia della certezza del diritto e della ragionevole durata dei processi. Pertanto, un errore nel calcolo o un ritardo nel deposito possono avere conseguenze definitive, trasformando una potenziale vittoria in una sconfitta certa per motivi puramente procedurali.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene depositato in ritardo?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esaminerà il caso nel merito, indipendentemente dalla fondatezza delle ragioni esposte.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso tardivo?
La parte che ha presentato il ricorso in ritardo viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che nel caso di specie ammontava a 3.000 euro.
Da quando inizia a decorrere il termine per presentare ricorso?
Il termine di 45 giorni per il ricorso decorre dalla scadenza del termine fissato per il deposito delle motivazioni della sentenza impugnata (in questo caso 90 giorni), non dalla data in cui le motivazioni sono state effettivamente depositate.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 38693 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 38693 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 09/09/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a CATANZARO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 08/11/2023 della CORTE APPELLO di CATANZARO
dato avviso alle parti•
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
Rilevato che il ricorso, proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigrafe, è inammissibile, perché tardivo;
rilevato che risulta dagli atti, il cui esame è imposto dalla natura processuale della questione in scrutinio, qual è certamente la verifica officiosa del tempestività del ricorso (argomenta da Sez. U, n. 42792 del 31/10/2001, COGNOME, Rv. 220092 – 01), che il ricorso è stato depositato il 29 marzo 2024 a fronte di sentenza emessa 1’8 novembre 2023 che prevedeva il deposito della motivazione nel termine di giorni 90. La sentenza è stata tempestivamente depositata e dalla data del previsto deposito – cioè dal 6 febbraio 2024 – decorreva il termine di 45 giorni per il deposito del ricorso, che scadeva il 22 marzo 2024;
ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 9/9/2024