Ricorso Tardivo: Guida Pratica ai Termini di Impugnazione Penale
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce certezza e stabilità alle decisioni giudiziarie. La presentazione di un ricorso tardivo può avere conseguenze definitive, come l’inammissibilità dell’impugnazione, precludendo ogni ulteriore esame del merito della questione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle rigide regole che governano questa materia.
Il Caso in Esame: Un’Impugnazione Fuori Tempo Massimo
I fatti alla base della decisione sono semplici ma emblematici. Un imputato, a seguito di una sentenza emessa dalla Corte d’Appello il 12 dicembre 2022, aveva a disposizione un termine di 45 giorni per proporre ricorso per Cassazione. La scadenza ultima per tale adempimento era fissata al 26 aprile 2023.
Tuttavia, il ricorso veniva depositato solo il 15 maggio 2023, ben oltre il limite temporale consentito dalla legge. La difesa tentava di giustificare il ritardo facendo leva su una successiva notifica dell’estratto contumaciale, avvenuta l’11 aprile 2023, e sulla proclamata astensione dalle udienze da parte degli avvocati.
La Decisione della Corte: Inammissibilità per Ricorso Tardivo
La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno stabilito che il termine per impugnare decorreva dalla data della sentenza di appello e che il ricorso tardivo non poteva essere sanato da eventi successivi. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
L’Irrilevanza dell’Astensione degli Avvocati
Un punto interessante chiarito dalla Corte riguarda l’astensione degli avvocati. I giudici hanno specificato che, nel caso di specie, si procedeva con un rito camerale semplificato (de plano), che non prevede un’udienza di discussione orale. In tali contesti, l’astensione proclamata dalla categoria forense non ha alcun effetto sulla trattazione del ricorso né sui termini processuali.
Le Motivazioni della Suprema Corte
Il cuore della motivazione risiede nel principio della perentorietà dei termini processuali. La Corte ha ribadito che il termine per impugnare una sentenza è fissato dalla legge e la sua scadenza determina la decadenza dal diritto di proporre l’impugnazione.
I giudici hanno chiarito un aspetto fondamentale: la notifica dell’estratto contumaciale all’imputato che non era comparso in appello non costituisce un atto idoneo a far decorrere un nuovo termine per l’impugnazione. Il termine originario, fissato in 45 giorni dalla sentenza, era già scaduto e non poteva essere ‘riaperto’. Questa notifica ha una funzione informativa, ma non processuale ai fini della riapertura dei termini di impugnazione. La tardività, una volta verificatasi, cristallizza la situazione e rende l’atto inammissibile.
Conclusioni: L’Importanza del Rispetto dei Termini Processuali
Questa ordinanza serve da monito sull’importanza cruciale di monitorare e rispettare scrupolosamente le scadenze processuali. Un errore nel calcolo dei termini, come nel caso di un ricorso tardivo, può vanificare ogni strategia difensiva e rendere definitiva una sentenza sfavorevole, senza possibilità di un ulteriore esame nel merito. La decisione sottolinea che le norme procedurali non sono meri formalismi, ma strumenti essenziali per garantire l’ordine e la certezza del diritto, e che le eccezioni alla loro applicazione sono interpretate in modo molto restrittivo.
Quando un ricorso in Cassazione viene considerato tardivo?
Un ricorso è considerato tardivo quando viene depositato dopo la scadenza del termine perentorio stabilito dalla legge, che nel caso di specie era di 45 giorni dalla data della sentenza impugnata.
La notifica dell’estratto contumaciale a un imputato non comparso riapre i termini per l’impugnazione?
No. Secondo la Corte, la notifica successiva dell’estratto contumaciale all’imputato assente non ha l’effetto di far decorrere un nuovo termine per l’impugnazione, il quale rimane ancorato alla data della sentenza.
L’astensione degli avvocati (sciopero) ha effetto sui termini in un procedimento senza udienza pubblica?
No. La Corte ha stabilito che l’astensione degli avvocati è irrilevante in procedimenti che si svolgono con rito ‘de plano’ (basato sugli atti scritti, senza udienza orale), poiché tale astensione non incide sullo svolgimento del procedimento stesso.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 34083 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 34083 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 12/07/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a BITONTO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 12/12/2022 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti; j udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
e
OSSERVA
Ritenuto che non rileva la proclamata astensione degli avvocati dalle udienza anche per la data odierna in considerazione del rito de plano adottato ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis cod. proc. pen.;
Ritenuto che il ricorso è stato tardivamente proposto in data 15/5/2023 rispetto alla scadenza del termine in data 26/4/2023, fissato dalla stes sentenza e dal termine per impugnare di 45 gg., non rilevando la ulteriore notifica dell’estratto contumaciale in data 11/4/2023 all’imputato non comparso;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 12.7.2024