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Ricorso tardivo: inammissibilità e conseguenze

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso tardivo presentato oltre il termine di 45 giorni dalla scadenza del termine per il deposito della motivazione della sentenza di appello. La decisione sottolinea l’importanza del rispetto dei termini processuali e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: Quando Scadono i Termini e Quali Sono le Conseguenze

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio fondamentale che garantisce la certezza del diritto e la ragionevole durata del processo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza questo principio, dichiarando l’inammissibilità di un ricorso tardivo e condannando il proponente a significative sanzioni economiche. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere i meccanismi che regolano i termini per le impugnazioni e le gravi conseguenze del loro mancato rispetto.

I Fatti del Caso

Il difensore di un imputato proponeva ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli, emessa in data 28 ottobre 2024. La motivazione della sentenza di secondo grado era stata depositata entro il termine di 90 giorni previsto dalla legge. Di conseguenza, il termine per impugnare la decisione, stabilito in 45 giorni dall’articolo 585, lett. c) del codice di procedura penale, scadeva il 13 marzo 2025. Tuttavia, il ricorso veniva presentato solo il 21 marzo 2025, ben oltre la scadenza fissata, determinandone la tardività.

La Decisione della Corte: l’Importanza del Ricorso Tardivo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su un presupposto puramente procedurale: la tardività della presentazione dell’atto di impugnazione. I giudici hanno sottolineato che il ricorso era stato proposto dopo il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, ovvero dopo che la decisione era diventata definitiva proprio a causa della scadenza dei termini per l’impugnazione.

La Suprema Corte ha applicato la procedura prevista dall’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale, che consente di dichiarare l’inammissibilità “de plano”, cioè senza formalità di rito e con una trattazione in camera di consiglio non partecipata, quando la causa di inammissibilità è evidente, come nel caso di un ricorso tardivo.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è lineare e si basa su un calcolo matematico dei termini processuali. La legge stabilisce chiaramente i tempi per il deposito delle motivazioni e per la successiva impugnazione. In questo caso specifico:

1. Termine per la motivazione: La Corte d’Appello aveva 90 giorni per depositare le motivazioni della sentenza.
2. Termine per l’impugnazione: Dal giorno della scadenza del termine per il deposito della motivazione, la difesa aveva 45 giorni per presentare il ricorso in Cassazione (art. 585, lett. c, c.p.p.).
3. Scadenza: Questo termine scadeva il 13 marzo 2025.
4. Presentazione: Il ricorso è stato depositato il 21 marzo 2025, quindi chiaramente oltre il limite consentito.

L’evidente superamento del termine ha reso il ricorso irricevibile, senza possibilità di sanatoria. La Corte ha inoltre richiamato la propria giurisprudenza consolidata (Sez. 2, n. 4727/2018 e Sez. 6, n. 8912/2018) che conferma come la tardività sia una causa di inammissibilità rilevabile d’ufficio e che comporta una declaratoria senza formalità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso non sono state solo procedurali, ma anche economiche. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto un ricorso inammissibile è condannata:

* Al pagamento delle spese processuali.
* Al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata determinata in 3.000 euro.

Questa decisione serve da monito sull’importanza cruciale della diligenza nel monitorare e rispettare i termini perentori stabiliti dal codice di procedura. Un errore nel calcolo, anche di pochi giorni, può precludere definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni davanti al giudice superiore, rendendo la condanna definitiva e comportando un ulteriore esborso economico per il ricorrente.

Qual è la conseguenza principale di un ricorso tardivo?
La conseguenza principale è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il che significa che i giudici non esamineranno il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva (passa in giudicato).

Quali sono i termini per presentare ricorso in Cassazione se la motivazione della sentenza d’appello è depositata in 90 giorni?
In base all’art. 585, lett. c) del codice di procedura penale, il termine per presentare ricorso è di 45 giorni, che decorrono dalla scadenza del termine per il deposito della motivazione della sentenza di appello.

Oltre a rendere definitiva la sentenza, quali altre conseguenze economiche comporta un ricorso tardivo?
Secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso 3.000 euro, a favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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