Ricorso Tardivo: Quando il Tempo Scade, la Giustizia si Ferma
Nel mondo del diritto, il tempo non è un concetto relativo. I termini processuali sono pilastri fondamentali che garantiscono certezza e ordine nello svolgimento dei procedimenti giudiziari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda in modo inequivocabile le gravi conseguenze di un ricorso tardivo, una svista che può precludere definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni. Analizziamo questo caso per comprendere l’importanza cruciale del rispetto delle scadenze.
I Fatti del Caso in Analisi
La vicenda trae origine dalla decisione di un imputato di impugnare una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli in data 27 febbraio 2023. La legge prevede termini precisi per presentare ricorso, calcolati a partire dal deposito della sentenza stessa. In questo caso, la Corte d’Appello aveva depositato le motivazioni della sua decisione entro i 45 giorni previsti, facendo così scattare il termine per l’impugnazione.
Tuttavia, il ricorso per Cassazione è stato presentato solo il 23 giugno 2023, una data successiva a quella di scadenza, fissata per il 13 giugno 2023.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente, ha emesso un’ordinanza per dichiarare il ricorso inammissibile. La motivazione è netta e puramente procedurale: il ricorso è stato presentato fuori tempo massimo. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni: la Perentorietà dei Termini e le Conseguenze di un Ricorso Tardivo
Il cuore della decisione risiede nel principio della perentorietà dei termini processuali. Un termine si definisce ‘perentorio’ quando la sua inosservanza comporta la decadenza dal diritto di compiere un determinato atto. Nel contesto delle impugnazioni, il mancato rispetto dei termini è una delle cause di inammissibilità più comuni e severe.
La Corte ha semplicemente constatato che la sentenza impugnata era stata pronunciata il 27/02/2023 e depositata tempestivamente. Da quel momento, la legge stabiliva un termine ultimo per l’impugnazione, fissato al 13/06/2023. Il deposito del ricorso, avvenuto il 23/06/2023, era inesorabilmente oltre questa data. Un ricorso tardivo, per sua natura, non può essere esaminato. Il giudice non ha la discrezionalità di ‘sanare’ questo vizio; è obbligato a dichiarare l’inammissibilità dell’atto. La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria è una conseguenza diretta di questa declaratoria, volta a sanzionare l’inutile attivazione della macchina giudiziaria.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione
Questa ordinanza, pur nella sua brevità, offre una lezione fondamentale per chiunque si approcci a un procedimento legale. Le implicazioni pratiche sono chiare:
1. Nessun Esame nel Merito: Un errore sulla scadenza impedisce al giudice di valutare se le ragioni del ricorrente siano fondate o meno. La porta della giustizia, su quel grado di giudizio, si chiude ermeticamente.
2. Certezza del Diritto: La rigidità dei termini serve a garantire la certezza dei rapporti giuridici. Una volta scaduti i termini per l’impugnazione, la sentenza diventa definitiva e non più contestabile.
3. Conseguenze Economiche: Oltre a non ottenere il risultato sperato, chi presenta un ricorso inammissibile è tenuto a sostenere i costi del procedimento e a pagare una sanzione, aggravando la propria posizione.
In conclusione, la massima attenzione ai termini processuali non è un mero formalismo, ma una condizione essenziale per l’esercizio efficace del diritto di difesa.
Cosa succede se un ricorso viene presentato oltre la scadenza prevista dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non esaminerà il contenuto e le motivazioni dell’impugnazione, ma si limiterà a rilevarne la tardività.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso tardivo?
La persona che ha presentato il ricorso tardivo viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.
Il giudice esamina il merito della questione se il ricorso è tardivo?
No. La tardività del ricorso è una questione preliminare che impedisce al giudice di procedere all’esame del merito, cioè di valutare se le ragioni presentate dal ricorrente siano fondate o meno.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10769 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 10769 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 05/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a POZZUOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 27/02/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI
[dato avviso alle parti . 3
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
letto il ricorso proposto nell’interesse di Cosenza Ermanno avverso la sentenza in epigrafe indicata;
rilevato che il ricorso è tardivo, posto che la sentenza, pronunciata il 27/2/2023 con termine per il deposito in 45 giorni e risulta esser stata tempestivamente depositata, con conseguente scadenza del termine per impugnare in data 13/6/2023, mentre il ricorso è stato proposto solo successivamente in data 23/6/2023 ;
ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 5 febbraio 2024
Il Consigliere estensore
Il Presidente