Ricorso Tardivo: Guida Pratica alle Conseguenze dell’Inammissibilità
Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del sistema giudiziario. Presentare un atto oltre la scadenza prevista dalla legge può avere conseguenze definitive, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso in esame riguarda un ricorso tardivo avverso un provvedimento di revoca della pena sospesa, dichiarato inammissibile con conseguente condanna del ricorrente a sanzioni economiche. Analizziamo la vicenda per comprendere le severe implicazioni del mancato rispetto delle tempistiche legali.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Vicenza, in qualità di giudice dell’esecuzione. Con tale provvedimento, datato 16 febbraio 2024, il GIP aveva disposto la revoca del beneficio della sospensione condizionale della pena concesso in precedenza a un soggetto.
Contro questa decisione, l’interessato proponeva ricorso per cassazione. Tuttavia, l’atto di impugnazione veniva depositato solo in data 20 marzo 2024.
La Decisione della Cassazione sul Ricorso Tardivo
La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle doglianze del ricorrente, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è stata presa de plano, ovvero senza la necessità di un’udienza, data l’evidente e insuperabile criticità procedurale.
L’Importanza cruciale dei Termini Processuali
Il punto centrale della decisione risiede nella tardività dell’impugnazione. L’ordinanza del GIP era stata regolarmente notificata sia al condannato sia al suo difensore in data 21 febbraio 2024. La legge prevede un termine perentorio di quindici giorni per impugnare questo tipo di provvedimenti. Di conseguenza, il termine ultimo per presentare il ricorso scadeva nei primi giorni di marzo 2024. Avendolo presentato il 20 marzo, il ricorrente ha agito ben oltre il tempo massimo consentito.
Le Motivazioni: la Tardività come Causa di Inammissibilità
Le motivazioni della Corte sono lapidarie e si fondano su un principio cardine della procedura penale: i termini per le impugnazioni sono perentori e il loro mancato rispetto determina l’inammissibilità dell’atto. Non è possibile per il giudice esaminare le ragioni di merito se l’atto introduttivo del giudizio è viziato da una tardività così palese.
La Corte ha semplicemente constatato il superamento del termine di quindici giorni, rendendo il ricorso irricevibile. A questa declaratoria di inammissibilità, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, conseguono automaticamente due sanzioni per il ricorrente.
La prima è la condanna al pagamento delle spese processuali. La seconda è il versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. I giudici hanno ritenuto congruo determinare tale sanzione nell’importo di tremila euro, non avendo individuato elementi che potessero escludere la colpa del ricorrente nella determinazione della causa di inammissibilità.
Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un messaggio inequivocabile: la negligenza o la disattenzione nel rispettare i termini processuali ha costi molto alti. Un ricorso tardivo non solo preclude ogni possibilità di vedere esaminate le proprie ragioni nel merito, ma comporta anche significative conseguenze economiche. La decisione sottolinea la responsabilità del ricorrente e del suo difensore nel monitorare attentamente le scadenze, la cui violazione trasforma un potenziale diritto in una sanzione certa. È una lezione fondamentale per chiunque si approcci a un procedimento giudiziario, evidenziando come la forma e la tempistica siano, nel diritto, sostanza.
Cosa succede se un ricorso per cassazione viene presentato dopo la scadenza del termine?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Questo significa che la Corte non esamina il merito della questione, ma si ferma alla verifica del mancato rispetto del requisito temporale.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile per tardività?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende. Nel caso specifico, questa sanzione è stata quantificata in 3.000 euro.
Qual era il termine per impugnare l’ordinanza in questo caso?
Il termine previsto dalla legge per impugnare l’ordinanza del giudice dell’esecuzione era di quindici giorni, decorrenti dalla data di notifica del provvedimento (21 febbraio 2024).
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 34876 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 34876 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 20/06/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a VICENZA il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 16/02/2024 del GIP TRIBUNALE di VICENZA
r dato avviso alle parte udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
IN FATTO E IN DIRITTO
Con ordinanza emessa in data 16 febbraio 2024 il GIP del Tribunale di Vicenza, quale giudice dell’esecuzione, ha disposto la revoca del benefici della pena sospesa nei confronti di COGNOME NOME.
Avverso detta ordinanza ha proposto ricorso per cassazione NOME, con atto del 20 marzo 2024.
Il ricorso va dichiarato inammissibile perché tardivo, essendo sta realizzata la notifica (tanto al soggetto condanNOME che al difensore) in d 21 febbraio 2024. Il termine per impugnare è pari a giorni quindici.
Alla dichiarazione di inammissibilità, realizzata de plano, consegue di diritto la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, i mancanza di elementi atti ad escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento a favore della Cassa delle ammende di sanzione pecuniaria, che pare congruo determinare in euro tremila, ai sens dell’art. 616 cod. proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spe processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso in data 20 giugno 2024
Il Consigliere estensore