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Ricorso tardivo: inammissibilità e condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché presentato oltre il termine di quindici giorni previsto dalla legge. L’ordinanza analizza il caso di un ricorso tardivo avverso una decisione della Corte d’Appello che negava l’applicazione dell’indulto. A causa della tardività, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: Quando la Scadenza dei Termini Costa Cara

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio fondamentale che garantisce certezza e ordine. Un ricorso tardivo, ovvero presentato oltre la scadenza fissata dalla legge, non viene nemmeno esaminato nel merito, con conseguenze significative per il ricorrente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, dichiarando inammissibile un’impugnazione e condannando il proponente al pagamento di spese e di una sanzione pecuniaria.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un provvedimento della Corte di Appello di Brescia che, in qualità di giudice dell’esecuzione, aveva dichiarato inammissibile l’istanza di un condannato volta a ottenere l’applicazione dell’indulto. Contro questa decisione, il difensore del condannato ha proposto ricorso per Cassazione.

Tuttavia, l’atto di impugnazione è stato depositato il 27 luglio 2024. Le notifiche del provvedimento impugnato erano invece state effettuate molto prima: il 28 febbraio 2024 al difensore e il 25 maggio 2024 all’interessato. Questo ha posto le basi per la decisione della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso Tardivo

La Corte di Cassazione ha analizzato la cronologia degli eventi e ha concluso che il ricorso era irrimediabilmente tardivo. La legge stabilisce un termine perentorio di quindici giorni per proporre impugnazione. Essendo il ricorso stato depositato mesi dopo la notifica, la Corte non ha potuto fare altro che dichiararne l’inammissibilità.

Questo tipo di decisione è puramente procedurale: i giudici non entrano nel merito della questione (in questo caso, se l’indulto fosse applicabile o meno), ma si fermano alla verifica del rispetto dei requisiti formali, tra cui, appunto, i termini.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte sono chiare e si fondano su un’applicazione rigorosa della normativa processuale. Il termine per impugnare è perentorio, il che significa che la sua violazione non ammette sanatorie. Il suo mancato rispetto comporta, come unica conseguenza, la declaratoria di inammissibilità dell’atto.

La Corte ha inoltre applicato l’articolo 616 del Codice di Procedura Penale, che disciplina le conseguenze dell’inammissibilità. Questa norma prevede che la parte privata che ha proposto un ricorso inammissibile sia condannata al pagamento delle spese del procedimento. In aggiunta, è prevista la condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. Tale sanzione pecuniaria scatta in assenza di elementi che possano escludere la colpa del ricorrente nella determinazione della causa di inammissibilità, come chiarito anche dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 186 del 2000. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto equo determinare tale somma in tremila euro.

Le Conclusioni: Le Conseguenze del Ricorso Tardivo

Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono severe e fungono da monito sull’importanza della diligenza processuale. La prima e più ovvia conseguenza è che la decisione della Corte d’Appello di Brescia è diventata definitiva, precludendo al condannato la possibilità di ottenere l’indulto richiesto.

La seconda conseguenza è di natura economica: il ricorrente non solo non ha ottenuto il risultato sperato, ma è stato anche gravato delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro. Questa pronuncia sottolinea come un errore procedurale, quale un ricorso tardivo, non sia una mera formalità, ma un vizio insanabile che comporta conseguenze patrimoniali dirette, oltre a rendere vana l’intera azione legale intrapresa.

Qual è il termine per impugnare in questo tipo di procedimento?
Il termine per proporre impugnazione è di quindici giorni dalla notifica del provvedimento.

Cosa succede se un ricorso viene presentato dopo la scadenza del termine?
Un ricorso presentato oltre la scadenza viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione, ma si limita a constatare il mancato rispetto dei termini procedurali.

Ci sono conseguenze economiche per chi presenta un ricorso tardivo?
Sì. La legge prevede che chi propone un ricorso inammissibile venga condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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