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Ricorso tardivo: inammissibile se fuori termine

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso perché presentato un giorno oltre il termine di 15 giorni previsto dalla legge. Il caso riguardava un imputato che, dopo aver visto respinta una richiesta di revisione di una condanna per calunnia, ha impugnato la decisione in ritardo. La Suprema Corte ha sottolineato la natura perentoria dei termini processuali, confermando che un ricorso tardivo non può essere esaminato nel merito e comporta la condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: Quando un Solo Giorno di Ritardo Costa l’Inammissibilità

Nel mondo del diritto processuale, i termini sono pilastri fondamentali che garantiscono certezza e ordine. Rispettarli non è una mera formalità, ma un requisito essenziale per poter esercitare i propri diritti. La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 33593/2024 ci offre un esempio lampante di come un ricorso tardivo, anche se per un solo giorno, possa precludere ogni possibilità di esame nel merito, con conseguenze significative. Questo articolo analizza la decisione, evidenziando l’importanza cruciale del rispetto delle scadenze procedurali.

Il Contesto del Caso Giudiziario

La vicenda ha origine da una condanna per il reato di calunnia, divenuta definitiva nel 2015. L’imputato, sostenendo di non aver mai avuto conoscenza del processo a suo carico, ha successivamente presentato una richiesta di revisione della sentenza alla Corte di Appello di Brescia.

La Corte territoriale, tuttavia, ha dichiarato inammissibile tale richiesta. I giudici hanno specificato che lo strumento corretto per un’erronea dichiarazione di assenza non è la revisione, bensì la rescissione del giudicato, un rimedio pensato appositamente per queste situazioni. Contro questa decisione di inammissibilità, l’interessato ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso Tardivo

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito della questione (ovvero se fosse più corretto usare la revisione o la rescissione del giudicato), ha fermato la sua analisi su un aspetto puramente procedurale: la tempistica del ricorso. L’ordinanza della Corte di Appello era stata notificata il 28 marzo 2024. Secondo la legge, il termine per presentare ricorso è di 15 giorni. La scadenza, quindi, era fissata per il 12 aprile 2024. Il ricorso, invece, è stato depositato il 13 aprile 2024, un giorno dopo il termine ultimo. Questo ritardo ha reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte è netta e si fonda su un principio cardine della procedura penale: la perentorietà dei termini. I termini processuali sono stabiliti per garantire la certezza del diritto e la ragionevole durata dei processi. La loro violazione comporta la decadenza dal diritto di compiere un determinato atto.

Nel caso specifico, la tardività del ricorso ha impedito alla Corte di esaminare qualsiasi altra doglianza, incluse le presunte violazioni di legge e dei diritti della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) sollevate dal ricorrente. La questione procedurale della tempistica ha un carattere assorbente e pregiudiziale su ogni altra valutazione di merito. La Corte ha quindi applicato l’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, che prevede la dichiarazione di inammissibilità senza formalità di procedura per i ricorsi che presentano vizi evidenti, come la tardività.

Oltre a dichiarare l’inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che si aggiunge alla mancata possibilità di vedere esaminata la propria istanza.

Conclusioni: L’Importanza del Rispetto dei Termini Processuali

Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale: nel diritto, la forma è sostanza. Il mancato rispetto di un termine perentorio, anche per un solo giorno, può vanificare le ragioni più valide. La decisione evidenzia come il sistema giudiziario si basi su regole precise la cui osservanza è indispensabile per la sua funzionalità. Per i cittadini e i loro difensori, questo caso serve come monito sull’importanza di monitorare con la massima attenzione le scadenze processuali, poiché un errore di calcolo o una semplice distrazione possono avere conseguenze definitive e costose, precludendo l’accesso alla giustizia nel merito.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene presentato oltre il termine previsto?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esaminerà le ragioni e i motivi del ricorso, ma si fermerà alla verifica del mancato rispetto del termine, respingendo l’atto senza entrare nel merito della questione.

Qual è il termine per proporre ricorso per cassazione contro un’ordinanza come quella in esame?
Come specificato dalla Corte, il ricorso doveva essere proposto entro 15 giorni dalla notifica dell’ordinanza impugnata. Nel caso di specie, la notifica è avvenuta il 28 marzo 2024, quindi il termine ultimo era il 12 aprile 2024.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso tardivo e inammissibile?
Oltre al rigetto del ricorso, la parte che lo ha presentato viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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