Ricorso Tardivo: Quando un Solo Giorno di Ritardo Costa l’Inammissibilità
Nel mondo del diritto processuale, i termini sono pilastri fondamentali che garantiscono certezza e ordine. Rispettarli non è una mera formalità, ma un requisito essenziale per poter esercitare i propri diritti. La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 33593/2024 ci offre un esempio lampante di come un ricorso tardivo, anche se per un solo giorno, possa precludere ogni possibilità di esame nel merito, con conseguenze significative. Questo articolo analizza la decisione, evidenziando l’importanza cruciale del rispetto delle scadenze procedurali.
Il Contesto del Caso Giudiziario
La vicenda ha origine da una condanna per il reato di calunnia, divenuta definitiva nel 2015. L’imputato, sostenendo di non aver mai avuto conoscenza del processo a suo carico, ha successivamente presentato una richiesta di revisione della sentenza alla Corte di Appello di Brescia.
La Corte territoriale, tuttavia, ha dichiarato inammissibile tale richiesta. I giudici hanno specificato che lo strumento corretto per un’erronea dichiarazione di assenza non è la revisione, bensì la rescissione del giudicato, un rimedio pensato appositamente per queste situazioni. Contro questa decisione di inammissibilità, l’interessato ha proposto ricorso per cassazione.
La Decisione della Cassazione sul Ricorso Tardivo
La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito della questione (ovvero se fosse più corretto usare la revisione o la rescissione del giudicato), ha fermato la sua analisi su un aspetto puramente procedurale: la tempistica del ricorso. L’ordinanza della Corte di Appello era stata notificata il 28 marzo 2024. Secondo la legge, il termine per presentare ricorso è di 15 giorni. La scadenza, quindi, era fissata per il 12 aprile 2024. Il ricorso, invece, è stato depositato il 13 aprile 2024, un giorno dopo il termine ultimo. Questo ritardo ha reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, inammissibile.
Le Motivazioni della Decisione
La motivazione della Suprema Corte è netta e si fonda su un principio cardine della procedura penale: la perentorietà dei termini. I termini processuali sono stabiliti per garantire la certezza del diritto e la ragionevole durata dei processi. La loro violazione comporta la decadenza dal diritto di compiere un determinato atto.
Nel caso specifico, la tardività del ricorso ha impedito alla Corte di esaminare qualsiasi altra doglianza, incluse le presunte violazioni di legge e dei diritti della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) sollevate dal ricorrente. La questione procedurale della tempistica ha un carattere assorbente e pregiudiziale su ogni altra valutazione di merito. La Corte ha quindi applicato l’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, che prevede la dichiarazione di inammissibilità senza formalità di procedura per i ricorsi che presentano vizi evidenti, come la tardività.
Oltre a dichiarare l’inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che si aggiunge alla mancata possibilità di vedere esaminata la propria istanza.
Conclusioni: L’Importanza del Rispetto dei Termini Processuali
Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale: nel diritto, la forma è sostanza. Il mancato rispetto di un termine perentorio, anche per un solo giorno, può vanificare le ragioni più valide. La decisione evidenzia come il sistema giudiziario si basi su regole precise la cui osservanza è indispensabile per la sua funzionalità. Per i cittadini e i loro difensori, questo caso serve come monito sull’importanza di monitorare con la massima attenzione le scadenze processuali, poiché un errore di calcolo o una semplice distrazione possono avere conseguenze definitive e costose, precludendo l’accesso alla giustizia nel merito.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene presentato oltre il termine previsto?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esaminerà le ragioni e i motivi del ricorso, ma si fermerà alla verifica del mancato rispetto del termine, respingendo l’atto senza entrare nel merito della questione.
Qual è il termine per proporre ricorso per cassazione contro un’ordinanza come quella in esame?
Come specificato dalla Corte, il ricorso doveva essere proposto entro 15 giorni dalla notifica dell’ordinanza impugnata. Nel caso di specie, la notifica è avvenuta il 28 marzo 2024, quindi il termine ultimo era il 12 aprile 2024.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso tardivo e inammissibile?
Oltre al rigetto del ricorso, la parte che lo ha presentato viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata quantificata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 33593 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 6 Num. 33593 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 13/06/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato il DATA_NASCITA a Podenii Noi (Romania)
avverso la ordinanza del 27/03/2024 della Corte di appello di Brescia visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME.
RITENUTO IN FATTO
Con la ordinanza impugnata del 27 marzo 2024, notificata il 28 marzo 2024, la Corte di appello di Brescia ha dichiarato inammissibile la richiesta di revisione della sentenza del Tribunale di Milano n. 11310/14 del 24 novembre 2014, irrevocabile il 10 gennaio 2015, con la quale NOME era condannato alla pena di anni uno e mesi quattro di reclusione per il reato di calunnia.
La Corte territoriale ha evidenziato, in particolare, che l’ordinamento prevede uno strumento specifico per il caso di erronea dichiarazione di assenza (anche contro le sentenze passate in giudicato) quale quello rappresentato dall’istante, che è quello della rescissione del giudicato. Nel caso in esame secondo la Corte di appello, non era possibile utilizzare lo strumento della
v
revisione non rientrando il caso illustrato in nessuno dei casi di revisione previsti dall’art. 630 cod. proc. pen., né in quello introdotto dalla Corte Costituzionale con la pronuncia richiamata da COGNOME.
Avverso l’ordinanza ricorre per cassazione NOME, con atto notificato a mezzo PEC il 13 aprile 2024 deducendo la violazione di legge, anche sovrannazionale, poiché il processo a suo carico si era svolto senza che il predetto ne avesse mai avuto conoscenza e, quindi, anche in violazione dell’art. 6 CEDU.
Il ricorso è inammissibile, stante la tardività dello stesso.
Come si ato, l’ordinanza di inammissibilità è stata notificata il 28 marzo 2024 e, conseguentemente, il ricorso doveva essere proposto entro 15 giorni e cioè entro il 12 aprile, mentre è stato proposto il giorno successivo.
Va, quindi, dichiarata l’inammissibilità del ricorso senza formalità di procedura, ex art. 610, comma 5 -bis, cod. proc. pen. con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali ed al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che si stima equo determinare in euro tremila.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 13 giugno 2024
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Il Presidente