LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso tardivo: il rinvio di cortesia non salva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso tardivo, stabilendo che un rinvio d’udienza concesso “a mero titolo di cortesia” non obbliga il giudice a una nuova notifica. L’assenza del difensore all’udienza rinviata, dovuta alla mancata conoscenza della nuova data, non costituisce forza maggiore e non giustifica la restituzione nel termine per impugnare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: Quando il Rinvio “di Cortesia” non Giustifica il Ritardo

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro del sistema giudiziario. Un ricorso tardivo viene dichiarato inammissibile, precludendo ogni esame nel merito. Ma cosa succede se il ritardo è causato dalla mancata conoscenza di un rinvio d’udienza? Con la sentenza n. 10488/2024, la Corte di Cassazione offre un importante chiarimento: un rinvio concesso “a mero titolo di cortesia” non fa scattare l’obbligo di una nuova notifica, e la conseguente ignoranza della nuova data non giustifica la tardività dell’impugnazione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (il cosiddetto “patteggiamento”) emessa dal GIP del Tribunale di Nuoro nei confronti di un imputato per il reato di guida in stato di ebbrezza. Il difensore dell’imputato, dopo aver presentato opposizione a un decreto penale di condanna, aveva chiesto il patteggiamento.

L’udienza era stata fissata per il 28 marzo 2023. A causa di un concomitante impegno professionale, il legale chiedeva un differimento. Il giudice, acconsentendo, rinviava l’udienza al 2 maggio 2023. In tale data, tuttavia, né il difensore né l’imputato si presentavano. Il giudice procedeva comunque, emettendo la sentenza di patteggiamento. Il difensore, sostenendo di non aver mai ricevuto notifica della nuova data, presentava ricorso per cassazione oltre i termini, chiedendo preliminarmente la restituzione nel termine per poter impugnare.

Il ricorso tardivo e la decisione della Cassazione

La difesa ha basato la sua richiesta di restituzione nel termine sulla violazione del principio del contraddittorio. Sosteneva che, non avendo ricevuto l’avviso per l’udienza del 2 maggio, si era verificata una causa di forza maggiore che aveva prodotto un’incolpevole ignoranza del decorso del termine per impugnare. Senza questa notifica, era impossibile per la difesa presenziare e, successivamente, rispettare i tempi per il ricorso.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto categoricamente questa tesi, dichiarando il ricorso inammissibile in quanto ricorso tardivo.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra un rinvio dovuto per legge e un rinvio concesso per cortesia. La Corte ha ribadito un principio consolidato: nei procedimenti in camera di consiglio, come quello in questione, il legittimo impedimento del difensore non costituisce una causa che obbliga il giudice a rinviare l’udienza. Per la corretta instaurazione del contraddittorio, è sufficiente che le parti abbiano ricevuto la notifica dell’avviso di fissazione della prima udienza.

Nel caso specifico, la notifica per l’udienza del 28 marzo 2023 era avvenuta regolarmente. Il rinvio al 2 maggio, concesso per venire incontro a un’esigenza del difensore, è stato qualificato dalla Corte come un atto di “mera cortesia”. Di conseguenza, non ha generato alcun obbligo giuridico per la cancelleria di notificare nuovamente la data del rinvio.

Il principio è chiaro: una volta che la parte è stata correttamente convocata per la prima udienza, spetta a lei e al suo difensore informarsi sull’esito della stessa o su eventuali rinvii, specialmente se richiesti nel proprio interesse. L’assenza di una nuova notifica non può quindi essere considerata una causa di forza maggiore che giustifichi un ricorso tardivo.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza l’onere di diligenza a carico dei difensori. Un rinvio concesso per cortesia non deve essere interpretato come un atto che sospende o rinnova gli obblighi procedurali. La Corte ha concluso che, essendo stata la prima udienza regolarmente notificata, non era dovuto alcun ulteriore avviso. Pertanto, la richiesta di restituzione nel termine è stata respinta e il ricorso, depositato fuori tempo massimo, è stato dichiarato inammissibile. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a conferma del fatto che la negligenza procedurale ha conseguenze definitive e onerose.

Un rinvio concesso dal giudice ‘per cortesia’ obbliga la cancelleria a notificare la nuova data di udienza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se l’avviso per la prima udienza è stato regolarmente notificato, un rinvio concesso a titolo di mera cortesia non fa sorgere un obbligo di notificare nuovamente la data successiva.

Il legittimo impedimento del difensore è sempre una valida causa di rinvio dell’udienza?
No, non sempre. Nei procedimenti in camera di consiglio, come quello in esame, il legittimo impedimento del difensore non è considerato una causa che impone il rinvio, poiché è sufficiente che le parti siano state avvisate e la loro presenza non è obbligatoria per legge.

Quali sono le conseguenze di un ricorso presentato fuori termine (ricorso tardivo)?
Un ricorso presentato oltre i termini di legge viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate e la sentenza impugnata diventa definitiva. L’imputato viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati