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Ricorso tardivo e mandato d’arresto europeo: il caso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di consegna alla Spagna in esecuzione di un mandato d’arresto europeo. La decisione si fonda sulla presentazione del ricorso tardivo, avvenuta oltre il termine perentorio di tre giorni previsto dalla legge, senza entrare nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo nel Mandato d’Arresto Europeo: Una Sentenza Chiarificatrice

La cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea si basa su procedure snelle ed efficaci, come il Mandato d’Arresto Europeo (MAE). Tuttavia, la celerità di questi strumenti impone un rigore procedurale assoluto, dove il mancato rispetto dei termini può avere conseguenze definitive. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso tardivo presentato contro un’ordinanza di consegna, senza nemmeno entrare nel merito delle argomentazioni difensive. Analizziamo i dettagli del caso per comprendere la portata di questa decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’ordinanza della Corte di appello di Genova, che disponeva la consegna di un cittadino alle autorità giudiziarie spagnole. La richiesta si basava su un Mandato d’Arresto Europeo emesso per l’esecuzione di una condanna a due anni di reclusione per il reato di truffa. L’interessato, pur avendo inizialmente acconsentito alla consegna, proponeva successivamente ricorso per cassazione.

Nel suo ricorso, l’uomo sollevava questioni relative all’opportunità di eseguire la pena in Italia, suo paese di residenza. Sosteneva di aver già risarcito integralmente il danno, di risiedere stabilmente sul territorio nazionale e che l’esecuzione della pena in Italia sarebbe stata più idonea a favorire il suo reinserimento sociale, come previsto dalla normativa sul MAE (art. 18-bis, legge n. 69/2005).

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Tardivo

Nonostante le argomentazioni di merito, la Corte di Cassazione ha interrotto l’esame del caso su un punto puramente procedurale. I giudici hanno rilevato che l’ordinanza della Corte d’appello era stata pronunciata e letta in udienza il 25 novembre, mentre il ricorso era stato depositato solo il 2 dicembre successivo.

La normativa di riferimento (art. 22, comma 5-bis, legge n. 69/2005) stabilisce un termine molto stringente di tre giorni per l’impugnazione di tali provvedimenti. Il superamento di questo termine perentorio ha reso il ricorso tardivo e, di conseguenza, inammissibile. La Corte non ha potuto fare altro che dichiarare l’inammissibilità con una procedura semplificata (de plano), senza alcuna valutazione delle ragioni sostanziali addotte dal ricorrente.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza è lapidaria e si concentra esclusivamente sulla violazione procedurale. La tardività del ricorso costituisce un vizio preliminare e insuperabile che impedisce al giudice di esaminare il merito della controversia. Questo principio, noto come ‘pregiudizialità della questione procedurale’, è fondamentale per garantire la certezza del diritto e la stabilità delle decisioni giudiziarie.

La Corte ha sottolineato come il rispetto dei termini processuali non sia un mero formalismo, ma un requisito essenziale per la validità dell’atto di impugnazione. In un contesto come quello del Mandato d’Arresto Europeo, caratterizzato da esigenze di rapidità e cooperazione tra Stati, la perentorietà dei termini assume un’importanza ancora maggiore. La decisione della Corte d’appello era quindi diventata definitiva per il semplice decorso del tempo utile per impugnarla.

Le Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione è un monito sull’importanza cruciale del rigore procedurale nel diritto penale, specialmente in ambito internazionale. Anche in presenza di argomenti difensivi potenzialmente validi e meritevoli di approfondimento – come la possibilità di scontare la pena nel proprio paese per favorire il reinserimento sociale – un errore procedurale come un ricorso tardivo può vanificare ogni sforzo. La sentenza ribadisce che la forma, nel diritto, è spesso sostanza. Per il ricorrente, le conseguenze sono state la conferma dell’ordine di consegna, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

È possibile impugnare un’ordinanza che dispone la consegna in base a un Mandato d’Arresto Europeo?
Sì, è possibile proporre ricorso per cassazione avverso l’ordinanza che decide sulla consegna, ma è fondamentale rispettare i termini perentori stabiliti dalla legge.

Qual è il termine per presentare ricorso in cassazione in questi casi?
Secondo la sentenza, che applica l’art. 22, comma 5-bis della legge n. 69 del 2005, il termine per proporre ricorso è di tre giorni dalla pronuncia o dalla comunicazione dell’ordinanza impugnata.

Cosa accade se il ricorso viene presentato oltre il termine previsto?
Se il ricorso viene presentato dopo la scadenza dei tre giorni, viene considerato tardivo. Di conseguenza, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile senza poter esaminare le ragioni di merito, e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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