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Ricorso tardivo: conseguenze e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso tardivo presentato oltre il termine di impugnazione. La decisione evidenzia che il mancato rispetto della scadenza procedurale comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, data la colpa nella proposizione del gravame.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: Quando un Errore di Tempistica Costa Caro

Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. I termini processuali non sono semplici indicazioni, ma scadenze perentorie il cui mancato rispetto può avere conseguenze definitive sull’esito di una causa. Un esempio lampante è il caso del ricorso tardivo, come emerge da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha ribadito la severità delle norme procedurali e le relative sanzioni.

I Fatti del Caso: Un Appello Presentato Fuori Termine

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello emessa il 24 maggio 2024. La cancelleria aveva depositato le motivazioni della sentenza il 20 giugno 2024, facendo scattare i termini per l’impugnazione.

La difesa dell’imputato aveva tempo fino al 7 ottobre 2024 per presentare il proprio ricorso in Cassazione. Tuttavia, l’atto di impugnazione è stato depositato solo il 16 ottobre 2024, ovvero nove giorni dopo la scadenza del termine ultimo.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso Tardivo

Di fronte a questa palese violazione dei termini, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. La decisione è stata netta e non ha lasciato spazio a interpretazioni: un ricorso presentato oltre la scadenza fissata dalla legge non può essere esaminato nel merito. Oltre alla declaratoria di inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La motivazione alla base della decisione è puramente procedurale e si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: la perentorietà dei termini di impugnazione. La Corte ha semplicemente constatato il dato oggettivo: il termine per impugnare scadeva il 7 ottobre, mentre il deposito è avvenuto il 16 ottobre. Questo ritardo ha reso il ricorso irrimediabilmente tardivo. La condanna alla sanzione pecuniaria è stata giustificata dal fatto che, secondo i giudici, non era possibile escludere un profilo di colpa del ricorrente nella proposizione dell’appello fuori tempo massimo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito sull’importanza della diligenza e del rigore nella gestione delle scadenze processuali. Un errore, anche di pochi giorni, può precludere la possibilità di far valere le proprie ragioni davanti a un giudice superiore, rendendo definitiva una sentenza altrimenti contestabile. Le conseguenze non sono solo procedurali, ma anche economiche: oltre a sostenere le spese legali, il ricorrente si trova a dover pagare una sanzione aggiuntiva per la negligenza dimostrata. Per i professionisti e per i cittadini, la lezione è chiara: in materia di giustizia, la puntualità non è una cortesia, ma un requisito fondamentale.

Qual è la conseguenza principale di un ricorso tardivo?
La conseguenza principale è la declaratoria di inammissibilità. Questo significa che il giudice non esaminerà nel merito le ragioni dell’appello, che viene respinto per una violazione puramente procedurale.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per tardività?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come nel caso di specie, al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, qui fissata in 3.000 euro.

Perché il ricorrente è stato condannato anche a una sanzione pecuniaria?
La condanna alla sanzione pecuniaria è stata inflitta perché la Corte ha ritenuto che non si potessero escludere profili di colpa da parte del ricorrente nella proposizione del ricorso oltre i termini stabiliti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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