Ricorso Tardivo: le Conseguenze Fatali di un Solo Giorno di Ritardo
Nel mondo della giustizia, il tempo non è un concetto relativo. I termini processuali sono scadenze perentorie, la cui violazione può avere conseguenze definitive per l’esito di una causa. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un ricorso tardivo, anche se presentato con un solo giorno di ritardo, venga dichiarato inammissibile, chiudendo ogni porta a un riesame nel merito e comportando significative sanzioni economiche. Questo caso sottolinea una lezione fondamentale: la precisione e la puntualità sono requisiti indispensabili nel dialogo con la giustizia.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Torino in data 21 dicembre 2023. Le motivazioni a sostegno della decisione venivano depositate il 5 gennaio 2024. Da quel momento, iniziavano a decorrere i termini per presentare un eventuale ricorso per Cassazione.
Secondo la legge, il termine ultimo per l’impugnazione era fissato al 5 febbraio 2024. Tuttavia, il ricorso veniva depositato dalla difesa solo il giorno successivo, il 6 febbraio 2024. Questo ritardo di appena ventiquattro ore si è rivelato fatale.
La Decisione sul Ricorso Tardivo
La Corte di Cassazione, investita della questione, non ha avuto bisogno di un’udienza pubblica per decidere. Ha utilizzato la procedura semplificata de plano, prevista dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, che consente una decisione rapida quando l’inammissibilità del ricorso è evidente e non richiede approfondimenti.
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio perché si trattava di un ricorso tardivo. Ha constatato che la presentazione oltre il termine ultimo previsto dalla normativa costituisce una causa di inammissibilità oggettiva e insuperabile, come stabilito dall’art. 591, lettera c), del codice di procedura penale.
Le motivazioni
Le motivazioni della Corte sono state lineari e si sono basate su un semplice calcolo cronologico. Il deposito dell’atto di impugnazione in data 6 febbraio 2024, a fronte di una scadenza fissata per il 5 febbraio 2024, ha integrato pienamente la fattispecie della tardività. La legge non ammette deroghe o giustificazioni per il mancato rispetto dei termini perentori, salvo casi eccezionali che qui non ricorrevano.
Oltre a dichiarare l’inammissibilità, la Corte ha applicato le conseguenze di legge previste in questi casi. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione non è solo una punizione per l’errore procedurale, ma serve anche a scoraggiare la presentazione di impugnazioni dilatorie o prive dei requisiti di ammissibilità.
Conclusioni
Questa ordinanza è un monito severo sull’importanza del rispetto rigoroso dei termini processuali. Nel diritto, la forma è sostanza e un errore, anche minimo come un ritardo di un solo giorno, può precludere la possibilità di far valere le proprie ragioni nel merito. La decisione della Cassazione ribadisce che i termini non sono negoziabili e che la loro violazione comporta conseguenze automatiche e gravose: l’inammissibilità del ricorso e una condanna economica. Per avvocati e assistiti, questo caso rafforza la necessità di una gestione impeccabile delle scadenze, poiché nel processo penale il tempo è un fattore che non perdona.
Cosa succede se un ricorso viene presentato anche solo un giorno dopo la scadenza?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non esaminerà il contenuto e le ragioni dell’impugnazione, ma si limiterà a rigettarla per una violazione procedurale, definendolo un ricorso tardivo.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile per tardività?
La parte che ha presentato il ricorso tardivo è condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a titolo di sanzione alla Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in 3.000 euro.
La Corte di Cassazione deve sempre tenere un’udienza per decidere su un ricorso?
No. Quando un ricorso è palesemente inammissibile, come nel caso di tardività, la Corte può utilizzare una procedura accelerata e semplificata detta “de plano”, decidendo sulla base degli atti depositati senza la necessità di una discussione in udienza.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4305 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4305 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 13/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a TORINO il 23/04/1970
avverso la sentenza del 21/12/2023 della CORTE APPELLO di TORINO
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
(Bottiglieri)
Ritenuto che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con procedura de plano ex art. 610, comma 5 -bis cod. proc. pen. in quanto proposto tardivamente (artt. 581, 591, lett. c, cod. proc. pen.) in data 06/02/2024 rispetto all decisione emessa il 21/12/2023 e con motivazione depositata il 05/01/2024 (termine ultimo d’impugnazione: 05/02/2023).
Rilevato che la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
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