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Ricorso tardivo: conseguenze e inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello. La ragione è un vizio procedurale grave: il ricorso tardivo è stato depositato oltre il termine perentorio di legge. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Tardivo: la Cassazione Conferma l’Inammissibilità e le Sanzioni

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce la certezza del diritto e la ragionevole durata del processo. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ribadisce con fermezza le conseguenze di un ricorso tardivo, illustrando come un errore procedurale possa precludere l’esame nel merito di un’impugnazione. Analizziamo questa ordinanza per comprendere le ragioni della decisione e le implicazioni per chi si trova ad affrontare un procedimento giudiziario.

I Fatti del Caso: Una Scadenza Cruciale Ignorata

Il caso ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. La sentenza impugnata era stata emessa il 6 luglio 2023, con motivazione contestuale, e notificata alle parti nella stessa data. Secondo la legge, il termine per proporre ricorso inizia a decorrere da quel momento. Tuttavia, l’atto di impugnazione è stato depositato solo il 13 ottobre 2023, ben oltre la scadenza prevista.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso Tardivo

La Suprema Corte, esaminati gli atti, non ha avuto dubbi nel dichiarare l’inammissibilità del ricorso. La decisione si fonda su un’analisi oggettiva e inoppugnabile delle tempistiche procedurali, senza entrare nel merito delle doglianze sollevate dal ricorrente. La tardività dell’atto ha costituito un ostacolo insormontabile alla sua valutazione.

Le Motivazioni della Declaratoria di Inammissibilità

I giudici hanno basato la loro decisione sull’applicazione dell’articolo 585, comma 1, lettera a), del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce i termini per l’impugnazione, che nel caso di specie, data la motivazione contestuale e la notifica in pari data, scadeva il 21 luglio 2023. Essendo il ricorso stato presentato quasi tre mesi dopo, la Corte lo ha considerato irrimediabilmente tardivo.
La declaratoria di inammissibilità è avvenuta, come previsto dall’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, senza formalità, data l’evidenza della causa ostativa. Questa procedura semplificata è riservata ai casi in cui l’inammissibilità è palese e non richiede ulteriori approfondimenti.

Le Conclusioni: Le Sanzioni per il Ricorrente

Le conseguenze di un ricorso tardivo non si limitano alla semplice impossibilità di far valere le proprie ragioni. La Corte di Cassazione, infatti, ha condannato il ricorrente a due sanzioni. La prima è il pagamento delle spese processuali relative al giudizio di legittimità. La seconda è il versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. Quest’ultima sanzione ha natura punitiva e serve a scoraggiare la presentazione di impugnazioni dilatorie o palesemente inammissibili, tutelando l’efficienza del sistema giudiziario. La decisione sottolinea quindi che la negligenza nel rispetto dei termini processuali comporta costi significativi, sia in termini di diritti che economici.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è risultato tardivo, ovvero è stato presentato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge. La sentenza era stata notificata il 6 luglio 2023 e il termine per impugnare scadeva il 21 luglio 2023, mentre il ricorso è stato depositato solo il 13 ottobre 2023.

Quale norma regola i termini per l’impugnazione in questo caso?
La norma di riferimento è l’articolo 585, comma 1, lettera a), del codice di procedura penale, che disciplina i termini per proporre impugnazione a seconda delle modalità di redazione e deposito della sentenza.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
In seguito alla declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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