LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso straordinario: No per la confisca di prevenzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso straordinario proposto da una terza interessata contro una confisca di prevenzione. La Corte ha chiarito che questo rimedio eccezionale è applicabile solo a sentenze di condanna penale e non a misure patrimoniali preventive, per le quali esiste l’istituto della revoca.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario: Inammissibile contro la Confisca di Prevenzione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso straordinario per errore di fatto non può essere utilizzato per impugnare decisioni relative a misure di prevenzione, come la confisca. Questo strumento, concepito come rimedio eccezionale, è strettamente riservato alle sentenze di condanna penale divenute irrevocabili. Analizziamo insieme questa importante pronuncia per capire le ragioni giuridiche e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un provvedimento di confisca di prevenzione emesso dalla Corte di Appello di Roma, che aveva colpito diversi beni immobili. Tali beni erano formalmente intestati a una signora, ma ritenuti nella reale disponibilità del figlio, soggetto destinatario della misura di prevenzione. La signora, in qualità di ‘terza interessata’, aveva impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che i beni fossero stati acquistati con i redditi leciti del suo secondo marito e che, quindi, non vi fosse alcuna intestazione fittizia.

La Corte di Cassazione aveva dichiarato inammissibile il suo primo ricorso. Non dandosi per vinta, la donna ha proposto un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis del codice di procedura penale, lamentando un ‘errore percettivo’ da parte della Suprema Corte nella valutazione delle sue argomentazioni difensive.

La Decisione della Corte sul Ricorso Straordinario

La Sesta Sezione Penale della Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità anche di questo secondo, eccezionale rimedio. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa e consolidata della natura e dell’ambito di applicazione del ricorso straordinario. La Corte ha chiarito che tale strumento non è un terzo grado di giudizio di merito, ma un rimedio eccezionale, utilizzabile solo in casi tassativamente previsti dalla legge.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su argomenti giuridici chiari e invalicabili. Il punto centrale è la natura stessa del provvedimento impugnato. L’ordinanza sottolinea che il ricorso straordinario per errore di fatto è ammesso esclusivamente contro le pronunce che rendono irrevocabile una ‘sentenza di condanna’.

Una misura di prevenzione, come la confisca in questo caso, non costituisce una sentenza di condanna. Essa rientra in un procedimento autonomo, volto ad aggredire patrimoni di origine illecita di soggetti ritenuti socialmente pericolosi, e prescinde dall’accertamento di un reato in un processo penale. Di conseguenza, la decisione che conferma una confisca di prevenzione non rientra nel campo di applicazione dell’art. 625-bis c.p.p.

Inoltre, la ricorrente agiva in qualità di terza interessata, non di persona condannata. La giurisprudenza, citando le Sezioni Unite (sentenza ‘Basile’), ha costantemente affermato il carattere derogatorio e non estensibile in via analogica di questa norma. Pertanto, estenderla a soggetti diversi dal condannato o a provvedimenti diversi dalla sentenza di condanna sarebbe una violazione della legge.

La Corte ha anche precisato che l’ordinamento offre un’altra via per tutelare gli interessi del terzo: l’istituto della revoca. Se si ritiene che le condizioni per la confisca non sussistessero fin dall’origine, è possibile chiederne la revoca, anche ‘ex tunc’, ottenendo una rivalutazione nel merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio cruciale: la netta separazione tra il processo penale di cognizione, che può sfociare in una condanna, e il procedimento di prevenzione, che ha finalità diverse. Il ricorso straordinario è uno strumento eccezionale confinato al primo ambito. Per chi si trova coinvolto in una misura di prevenzione come terzo interessato, la strada da percorrere non è quella dell’impugnazione straordinaria, ma quella, ove ne ricorrano i presupposti, della revoca della misura stessa. Questa decisione riafferma il rigore formale del sistema processuale, garantendo al contempo che per ogni situazione giuridica esista un rimedio appropriato, senza consentire confusioni o sovrapposizioni tra istituti con funzioni e presupposti differenti.

È possibile utilizzare il ricorso straordinario per errore di fatto contro una decisione sulla confisca di prevenzione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che questo rimedio è inammissibile. È riservato esclusivamente alle pronunce che rendono irrevocabile una sentenza di condanna penale, non alle misure di prevenzione.

Quale tutela ha un terzo interessato se ritiene che una misura di prevenzione come la confisca sia ingiusta?
Il sistema giuridico offre un’alternativa: l’istituto della revoca. Il terzo interessato può chiedere la revoca della misura dimostrando l’insussistenza originaria o sopravvenuta delle condizioni che l’avevano giustificata.

Perché il ricorso straordinario è considerato un rimedio così eccezionale?
Perché deroga al principio fondamentale della definitività delle decisioni della Corte di Cassazione. Essendo un’eccezione, la sua applicazione è tassativa e non può essere estesa per analogia a casi non espressamente previsti dalla legge, come le misure di prevenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati