Ricorso Straordinario Inammissibile: Il Termine di 180 Giorni è Invalicabile
Nel labirinto delle procedure legali, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce certezza e stabilità al sistema giuridico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con forza questo concetto, dichiarando un ricorso straordinario inammissibile a causa della sua presentazione tardiva. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere la rigidità dei termini processuali e le gravi conseguenze del loro mancato rispetto.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da un ricorso straordinario proposto da un individuo avverso una precedente sentenza emessa dalla stessa Corte di Cassazione. La sentenza impugnata era stata depositata in cancelleria in data 11 settembre 2023, facendo scattare da quel momento i termini per un’eventuale impugnazione. Tuttavia, l’atto di ricorso straordinario per errore di fatto è stato depositato solo l’11 marzo 2024.
La Corte, chiamata a pronunciarsi sulla ricevibilità del ricorso, ha immediatamente focalizzato la sua attenzione sulla tempistica della presentazione, un elemento preliminare e decisivo per poter procedere all’esame del merito.
La Decisione della Corte e il ricorso straordinario inammissibile
L’esito è stato netto: la Corte ha dichiarato il ricorso straordinario inammissibile. La decisione si fonda sull’applicazione diretta dell’articolo 625-bis, commi 2 e 4, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che il ricorso straordinario per errore di fatto deve essere presentato, a pena di inammissibilità, entro il termine di 180 giorni dal deposito della sentenza impugnata.
Un semplice calcolo matematico ha dimostrato che il ricorso era stato presentato ben oltre questo limite temporale. Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che applicare la sanzione processuale prevista dalla legge, senza entrare nel merito delle ragioni addotte dal ricorrente.
Le Motivazioni della Decisione
Le motivazioni della Corte sono concise ma estremamente chiare. Il termine di 180 giorni è definito ‘perentorio’, il che significa che non ammette deroghe o proroghe. La sua funzione è quella di bilanciare il diritto alla correzione di eventuali errori di fatto con l’esigenza di certezza del diritto e di stabilità delle decisioni giudiziarie, specialmente quelle emesse dall’organo di vertice della giurisdizione.
Il superamento del termine comporta automaticamente l’inammissibilità del ricorso, impedendo al giudice di valutare le argomentazioni presentate. La Corte ha inoltre applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede, in caso di inammissibilità del ricorso, la condanna del proponente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, quantificata in questo caso in 3.000 euro.
Conclusioni: L’Importanza dei Termini Processuali
Questa ordinanza è un monito sull’importanza cruciale della diligenza e del rispetto dei termini nel processo penale. Anche il ricorso più fondato nel merito è destinato a fallire se non viene incardinato entro le scadenze previste dalla legge. Il caso in esame dimostra che i termini processuali non sono mere formalità, ma pilastri fondamentali del sistema giudiziario, la cui violazione comporta conseguenze definitive e onerose. Per i cittadini e i loro difensori, la lezione è chiara: la tempestività è un requisito tanto essenziale quanto la fondatezza delle proprie ragioni.
Entro quale termine deve essere presentato un ricorso straordinario per errore di fatto?
Sulla base di quanto stabilito dall’art. 625-bis del codice di procedura penale, richiamato nell’ordinanza, il ricorso deve essere presentato entro il termine perentorio di 180 giorni dalla data di deposito della sentenza della Cassazione che si intende impugnare.
Cosa accade se il ricorso straordinario viene depositato oltre il termine di 180 giorni?
Se il ricorso viene presentato oltre il termine previsto, la Corte lo dichiara inammissibile. Ciò significa che i giudici non esamineranno il merito della questione e il ricorso verrà respinto per una ragione puramente procedurale.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 c.p.p. In questo specifico caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22772 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22772 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a GROTTAGLIE il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 12/07/2023 della CORTE DI CASSAZIONE di ROMA
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udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
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RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
EsamiNOME il ricorso straordinario proposto avverso la sentenza della Corte di Cassazione in data 12/07/2023, depositata in data 11/09/2023, proposta da NOME COGNOME;
Ritenuto che il ricorso, depositato 1’11.3.2024, risulta presentato oltre il termine di 180 giorni dal deposito della sentenza, fissato a pena di inammissibilità in caso di denuncia di errore di fatto, ai sensi dell’art. 625bis commi 2 e 4 cod. proc. pen.;
Per queste ragioni, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, non ricorrendo ipotesi di esonero, al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in 3.000,00 euro, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 23 maggio 2024
Il Consigliere estensore
esidente