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Ricorso straordinario: inammissibile se prematuro

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario presentato da un condannato per correggere un presunto errore di fatto in una precedente sentenza. L’istanza, inizialmente proposta come correzione di errore materiale, è stata riqualificata dalla Corte. La decisione di inammissibilità si fonda sul fatto che il ricorso è stato depositato prima della pubblicazione delle motivazioni della sentenza impugnata, rendendo impossibile per i giudici verificare la sussistenza dell’errore lamentato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario: La Tempistica è Cruciale per l’Ammissibilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37128 del 2024, offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità del ricorso straordinario per errore di fatto. Questa pronuncia sottolinea un principio procedurale fondamentale: un ricorso di questo tipo, proposto prima del deposito delle motivazioni della sentenza che si intende impugnare, è irrimediabilmente inammissibile. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Un Presunto Errore di Trasmissione

La vicenda ha origine da un’istanza presentata dalla difesa di un soggetto condannato. L’avvocato chiedeva la correzione di un errore materiale contenuto in una precedente sentenza della stessa Corte di Cassazione. Secondo la difesa, la Corte, nel decidere su un’istanza di restituzione nel termine per impugnare, aveva erroneamente disposto la restituzione degli atti alla Corte d’Appello, mentre avrebbe dovuto inviarli al Tribunale, quale giudice dell’esecuzione competente. L’istanza, presentata come semplice richiesta di correzione, mirava a rettificare quello che veniva percepito come un errore procedurale.

La Decisione della Cassazione: il Ricorso Straordinario e i Suoi Limiti

La Suprema Corte ha esaminato l’istanza, ma ha seguito un percorso argomentativo diverso da quello prospettato dalla difesa, giungendo a una declaratoria di inammissibilità.

Riqualificazione Giuridica dell’Istanza

In primo luogo, i giudici hanno riqualificato l’atto. Non si trattava di una mera correzione di errore materiale ai sensi dell’art. 130 c.p.p., bensì di un ricorso straordinario per errore di fatto, disciplinato dall’art. 625 bis c.p.p. La Corte ha ribadito che, per rimediare a errori di fatto contenuti nei provvedimenti della Cassazione, lo strumento principale a disposizione del condannato è proprio il ricorso straordinario. La procedura di correzione, più snella, è riservata a casi residuali, come quando a lamentare l’errore sia un soggetto diverso dal condannato.

Il Principio di Inammissibilità per Prematurità nel Ricorso Straordinario

Il punto cruciale della decisione risiede nella tempistica della presentazione del ricorso. L’atto era stato depositato il 24 giugno 2024, mentre le motivazioni della sentenza impugnata erano state depositate solo successivamente, il 3 luglio 2024. Secondo la Corte, questa prematurità rende il ricorso inammissibile. Impugnare il solo “dispositivo” – ovvero la parte della sentenza che contiene la decisione finale senza le ragioni che la sostengono – non è sufficiente. Per valutare se vi sia stata una “svista” o un'”erronea percezione del fatto”, è indispensabile poter leggere e analizzare la motivazione, cioè il percorso logico-giuridico seguito dai giudici.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando consolidati principi giurisprudenziali. È stato chiarito che il ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625 bis c.p.p. non può essere proposto avverso il solo dispositivo del provvedimento. La verifica dell’esistenza di una “svista” e della sua correlazione con un’erronea percezione del fatto processuale richiede necessariamente la conoscenza delle ragioni della decisione. Senza la motivazione, il giudice del ricorso straordinario non ha gli strumenti per compiere tale valutazione. Di conseguenza, un’impugnazione presentata “al buio”, prima del deposito delle motivazioni, è un atto processualmente inefficace e, come tale, deve essere dichiarato inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce una regola fondamentale per chiunque intenda avvalersi del rimedio del ricorso straordinario: l’attesa è una virtù procedurale. Agire d’impulso, impugnando una decisione prima di averne letto e compreso appieno le motivazioni, non solo è inutile, ma è anche controproducente. La declaratoria di inammissibilità comporta, come in questo caso, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Per gli operatori del diritto, la lezione è chiara: è essenziale attendere il deposito integrale della sentenza prima di valutare e, eventualmente, proporre un ricorso straordinario, per garantire che il rimedio sia utilizzato correttamente ed efficacemente.

Quando un ricorso straordinario per errore di fatto è inammissibile?
Un ricorso straordinario è inammissibile se viene presentato prima del deposito delle motivazioni della sentenza che si intende impugnare, poiché in tale ipotesi è impossibile per la Corte verificare l’esistenza della ‘svista’ o dell’erronea percezione del fatto lamentata.

Qual è la differenza tra correzione di errore materiale (art. 130 c.p.p.) e ricorso straordinario (art. 625 bis c.p.p.)?
La correzione di errore materiale serve a rettificare errori formali (come errori di calcolo o di trascrizione) che non alterano il contenuto della decisione. Il ricorso straordinario, invece, è un rimedio eccezionale per denunciare un errore di fatto che ha viziato la volontà del giudice e ha inciso sulla decisione stessa, ed è il principale strumento a disposizione del condannato.

Cosa comporta la declaratoria di inammissibilità di un ricorso straordinario?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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